La strategia di Pietro Parolin

mercoledì 30 aprile 2025


Dalla segreteria di Stato vaticano alla cattedra di San Pietro il passo è veramente breve. Come già avvenuto per tre volte in passato: con Alessandro VII nel 1655, con Clemente IX nel 1667, e, da ultimo, con Pio XII nel 1939, anche il successore di Francesco potrebbe traslocare direttamente dal più importante dicastero della Curia romana al soglio pontificio. Ottantasei anni dopo Eugenio Pacelli, a ripercorrere il medesimo cammino all’interno delle Mura leonine potrebbe infatti essere il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato sotto tutto il pontificato di Bergoglio e oggi principale candidato a raccoglierne l’eredità. 

Del resto, le carte in regola per ascendere al Soglio, Pietro Parolin sembrerebbe proprio averle tutte. Diplomatico estremamente raffinato, uomo mite, profondo conoscitore degli equilibri interni alla Curia, il cardinale veneto sembrerebbe possedere il profilo ideale per riuscire nel non semplice intento di fare sintesi tra il mondo progressista, oggi maggioritario in Conclave, e quello conservatore, e trovare i voti necessari a guadagnarsi il pontificato. 

Pietro Parolin potrebbe infatti rappresentare quella soluzione “centrista” in grado di mettere tutti d’accordo, nell’intento di scongiurare il rischio che le divisioni interne alla Chiesa cattolica possano acuirsi ulteriormente negli anni a venire fino a diventare insanabili. 

La principale alternativa al Segretario di Stato è rappresentata dall’arcivescovo di Manila Luis Antonio Tagle, un progressista puro in perfetta continuità con Bergoglio, tanto da essere spesso acclamato come il “Francesco asiatico”, che riscontrerebbe indubbiamente il favore dell’elettorato riformista, ma molto meno quello di moderati e conservatori. Una situazione per molti versi simile a quella in cui si trova il Presidente della Cei e arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi, altro profilo senz’altro assai gradito al mondo progressista, ma indubbiamente non il migliore nell’ottica di provare a incontrare il favore dei conservatori. 

D’altra parte, i “papabili” conservatori, dall’arcivescovo di Budapest Peter Erdö, a quello di Kinshasa Fridolin Ambongo Besungu, per arrivare fino al ratzingeriano di ferro e principale oppositore di Bergoglio, il cardinale guineano Robert Sarah, rappresenterebbero dei profili in grado di far segnare una chiara discontinuità rispetto al recente passato, ma molto difficilmente potrebbero riuscire a mettere d’accordo la folta pattuglia di cardinali progressisti nominati in questi ultimi anni da Francesco. 

Un’impresa che potrebbe invece essere alla portata di Pietro Parolin, Segretario di Stato durante tutta l’era Bergoglio, ma non certamente un bergogliano di stretta osservanza, tanto da essersi scontrato più e più volte col pontefice nel corso degli anni, sebbene oggi, per ovvie ragioni, ci si guardi molto bene dal sottolinearlo.

Nato diplomatico sotto Casaroli al tempo di Giovanni Paolo II, diversi tratti in comune con Giovanni XXIII, veneto come Giovanni Paolo I e cardinale elettore anziano come Benedetto XVI, il cardinale nativo di Schiavon potrebbe essere l’uomo giusto per restituire il papato a Roma a quarantasette anni dalla prematura dipartita di Albino Luciani.

Per di più, anche la strategia per vestire di bianco l’attuale Segretario di Stato vaticano sembrerebbe iniziare già a prendere forma. Il gioco è semplice, ma ha spesso funzionato in passato, da ultimo proprio in occasione dell’elezione di Francesco, che a suo tempo ebbe la meglio su Odilo Scherer in quanto percepito come più “moderato” rispetto al cardinale brasiliano. La logica, anche in tal caso, sarebbe la medesima: gettare nella mischia un nome volutamente più “radicale”, espressione della corrente maggioritaria in Conclave, ad esempio Tagle, contrapporvi poi un candidato con un profilo ideologico antitetico ma minoritario in termini elettorali, vedi Erdö, per poi convergere su una figura più “centrista” in grado di raccogliere consensi trasversalmente all’interno dei vari schieramenti.

A questo punto arrivati, chi meglio di Pietro Parolin potrebbe incarnare la soluzione ideale per superare la situazione di impasse e regalare ai fedeli il successore di Bergoglio? 


di Salvatore Di Bartolo