La democrazia dei “no”

venerdì 18 aprile 2025


È certo che la democrazia esige la presenza di un’opposizione che, finché è tale, tenga sotto attento controllo il Governo e la sua maggioranza. Ma c’è modo e modo poiché un’opposizione che svaluti o condanni senza attenuanti l’azione del Governo prima ancora che essa produca, o fallisca, i risultati previsti, non agisce per il bene comune. Anche perché, da noi, l’inesistenza di un vero Governoombra” non fa capire espressamente cosa l’opposizione farebbe se fosse maggioranza. In questo modo l’opposizione segue unicamente istinti ideologici, pregiudizi che non intendono migliorare le sorti del Paese ma solo togliere argomenti alla maggioranza nella speranza che il Governo cada in crisi. Il Partito democratico e il Movimento 5 stelle fanno venire in mente il senatore americano Jesse Helms, passato alla storia come il “senatore no” per la sua cocciuta contrarietà a qualsivoglia proposta.

C’è da chiedersi fino a che punto, in Italia, l’attuale opposizione sia incline ad applicare questa logica spietatamente contraria a qualsiasi iniziativa di Palazzo Chigi. Non ricordo una sola proposta, una sola legge o una sola decisione operativa presa dal Governo che sia stata accolta dall’opposizione, magari auspicando qualche correttivo ragionevole. Nel contempo, i giudizi positivi internazionali, istituzionali e giornalistici, che stanno accompagnando l’attività politica della presidente Giorgia Meloni, vengono ammessi a denti stretti solo davanti a evidenze innegabili ma, più spesso, da sinistra si preferisce non farvi cenno oppure, come fa costantemente Elly Schlein, senza molta fantasia, si cambia argomento: Meloni è stimata sul piano europeo e può giocare un ruolo significativo nei rapporti con la Casa Bianca? Allora si attacca il Governo sule liste d’attesa nella sanità pubblica. Le agenzie di rating promuovono la politica economica dell’Italia? Allora si parla di salari troppo bassi come se ciò dipendesse dal Governo e non dai sindacati. L’Italia, coerentemente con gli impegni assunti nella Nato e con l’Europa intende rafforzare la nostra difesa armata? Allora si sostiene che i fondi necessari per la difesa sarebbero meglio spesi per scuole, ospedali e assistenza.

Come se la nostra sopravvivenza, nel malaugurato caso di un’aggressione, fosse comunque garantita e il potenziale nemico fosse ben disposto nei nostri riguardi data la nostra rinuncia a difenderci. Saltando a piè pari sull’ovvio principio del primum vivere. Si tratta di un’ottusità che rivela la scarsezza di vedute critiche dell’attuale opposizione e che trova spiegazione solo nel risentimento verso un Governo il quale, contro ogni aspettativa, due anni e mezzo fa ha tolto alla sinistra ogni speranza, per almeno cinque anni, di accedere alle leve del potere. La memoria non può non andare alle stesse, identiche manifestazioni di risentimento e astio nei confronti del primo Governo Berlusconi, con tanto di cortei arcobaleno, interi convegni di protesta e persino film tesi a dimostrare la pericolosità di un esecutivo che, non per la prima volta nella storia del dopoguerra, interrompeva la scalata al potere delle “masse lavoratrici”.

Allora fra gli argomentiforti” c’era il conflitto di interessi mentre ora c’è il “pericolo fascista”. Sta di fatto che non ne indovinano una e non riescono a spuntarla. E non vi sarebbe nulla di male, anzi vi sarebbe solo da gioire per l’eterna sconfitta di una sinistra dalle idee democratiche piuttosto incerte, se non fosse che, nella sua perdurante opposizione a tutto ciò che sta a destra, riesce ad infilare comportamenti che sembrano guardare all’Italia, se è governata dal centro-destra, come ad un oggetto astratto, il cui valore è elevato solo per i “sovranisti”: un puro obiettivo tattico sulla strada di una strategia che ha ben altri e poco rassicuranti obiettivi.


di Massimo Negrotti