Monfalcone, quando “parlare diventa un obbligo”

venerdì 11 aprile 2025


Lo scorso 7 febbraio, ho scritto un articolo partendo dallo spunto del caso di cronaca che riguardava cinque studentesse dell’istituto superiore Sandro Pertini di Monfalcone autorizzate ad indossare il velo integrale, il niqab, durante le lezioni.

In quell’occasione ho citato Oriana Fallaci.

A stretto giro è arrivata una lucida riflessione di Gaetano Gorgone dove veniva posta la domanda: “È accettabile che in un Paese occidentale venga tollerato un così plateale atto di sottomissione della donna?”. Sottomissione, è bene sottolinearlo, che viene presentata come diktat religioso.

Qui non si mette in dubbio la libertà di religione. Qui ci si interroga sui rapporti tra religioni e Stati. Infatti, Gorgone sottolinea: “Quello che, invece, è totalmente assente nelle tradizioni occidentali è questa totale commistione tra piano spirituale e civile.”.

E questo ci conduce al 26 marzo quando Souad Sbai, con la sua Associazione delle donne marocchine in Italia (Acmid), ha incaricato i suoi legali di presentare un esposto alla Procura della Repubblica, denunciando la pericolosità del partito islamico di Monfalcone pronto a presentarsi alle Comunali. La stessa Sbai, non a caso, ha dichiarato: “L’Italia è uno Stato laico, con una separazione tra religione e politica. Pertanto, ogni partito che promuova una visione religiosa deve rispettare le leggi democratiche, comprese quelle relative ai diritti umani, alla libertà di espressione e alla non discriminazione”.

Il candidato sindaco di questa lista, appoggiata da Aboubakar Soumahoro, Bou Konate (già ex assessore sempre di Monfalcone) ha parlato di “lista non islamica” ed è arrivato a criticare i media che “ci hanno sempre descritto come i cattivi, i diversi, coloro che vorrebbero appropriarsi della cultura italiana e cambiarla”. Giammai!

Poi capita che giovedì 10 aprile appaia il servizio di Serena Pizzi per la trasmissione approfondimento politico “Fuori dal Coro”. L’inviata di Mario Giordano ha provato ad intervistare proprio Konate il quale, ridente, le dice: “Io non devo rispondere a lei”. E aggiunge: “Mi mandi il suo capo… (lei) è troppo piccola”. E ancora: “Perché lui è al mio livello”. Ride Konate, gioca sul fatto che la giornalista è sulla strada e lui si trova un po’ rialzato rispetto a lei. E ovviamente non risponde alle domande sulle moschee illegali.

L’europarlamentare della Lega e sindaco uscente di Monfalcone, Anna Maria Cinsint, ha dichiarato: “È evidente che questa sia la reale opinione che il candidato sindaco islamico ha delle donne. Nonostante abbia cercato di abbellire i suoi manifesti elettorali con il tricolore, la matrice resta chiaramente quella del fondamentalismo islamico, lo stesso che a Monfalcone impone il velo integrale alle ragazzine e costringe le mogli a camminare tre passi dietro al marito. Diktat che provengono direttamente dall’Imam della sua moschea”.

Nel chiedermi cosa scriverebbe oggi Oriana Fallaci - probabilmente inorridita dall’ipocrisia dei ben pensanti, gli stessi che fanno le finte battaglie neo femministe ma allo stesso tempo urlano all’islamofobia se si prova a fare un ragionamento razionale e criticamente costruttivo sulla convivenza con persone che hanno una religione così diversa e distante dalla nostra -, non posso fare a meno di citarla ancora una volta: “Vi sono dei momenti, nella vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre”.


di Claudia Diaconale