martedì 8 aprile 2025
L’Europa iper-tecnocratica dei burocrati, dei vincoli di bilancio e delle lobby finanziarie si trova ormai ad un passo dal baratro, eppure, nonostante ciò, a Bruxelles non sembrano minimamente intenzionati a correggere il tiro e a rinunciare a quell’ideologismo dilagante che, negli ultimi anni, ha ampiamente contribuito a far deragliare il progetto unitario europeo. Così, dopo la foltissima carrellata di follie turbo-ecologiste che ha contraddistinto l'agenda politica dell’Unione europea nell'ultimo quinquennio, adesso le istituzioni sembrerebbero intenzionate a volersi prodigare nella promozione di tutte quelle istanze di “genere” connesse alla cosiddetta teoria delle “identità non binarie”. In tal senso si è infatti mosso recentemente il Parlamento europeo, che, nelle ultime ore, ha dato il primo via libera ad un testo pensato, almeno stando a quanto si apprende dalla voce dei promotori, per rendere più sicura la mobilità all’interno dei confini Ue, ma che, nei fatti, sembrerebbe dirigersi verso tutt’altra direzione e scadere nel solito ideologismo di maniera evidentemente tanto caro ai burocrati di stanza a Bruxelles.
Il provvedimento in questione, prevede, tra l’altro, la possibilità che i vari Paesi membri possano rilasciare documenti di identità contenenti indicazioni non più sul sesso del soggetto richiedente, bensì sul genere. In sostanza, sulla base di quanto previsto dagli emendamenti approvati in sede comunitaria, oltre ai canonici “maschio” e “femmina”, sarà possibile riportare sul documento la dicitura “X”, dedicata a chi, eventualmente, non dovesse identificarsi in alcuno dei due sessi biologici. Non solo. Perché, tra gli emendamenti in questione, ne esiste poi uno che contempla anche la possibilità di estendere automaticamente il riconoscimento dell’identità di genere a tutti i Paesi dell’Unione laddove un soggetto l’avesse già ottenuta in uno solo degli Stati membri. Sono dunque queste, in estrema sintesi, le ultimissime novità votate dall’Europarlamento, inerenti, come detto, il riconoscimento delle identità non binarie nei documenti ufficiali. Dopo il voto dell’organo legislativo, la palla dovrà adesso passare nelle mani del Consiglio europeo, dove i Paesi membri potranno, eventualmente, anche far valere il diritto di veto.
Purtuttavia, al di là dei possibili veti dei singoli Stati, ciò che non si può fare a meno di notare è l’ideologismo sfrenato che, tutt’oggi, impera incontrastato all’interno delle istituzioni comunitarie, in barba alle tante priorità del momento, alle reali esigenze del popolo europeo e persino al buonsenso (come se i sessi biologici non fossero effettivamente due, maschio e femmina), anch’esso mestamente sacrificato sull’altare dell’ideologia.
di Salvatore Di Bartolo