mercoledì 26 marzo 2025
L’Inquisizione non passa. La Camera dei deputati ha respinto la mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni contro il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Il verdetto parla chiaro: 215 voti contrari, 119 favorevoli e l’astensione del gruppo di Azione, che ha scelto di non partecipare al voto, considerato da Carlo Calenda e company come un “boomerang”.
Un risultato che rafforza la posizione del guardasigilli, uscito dall’Aula con una certezza: la sua riforma della giustizia proseguirà senza esitazioni. “Il Parlamento è sovrano e qualsiasi cosa decida rappresenta la volontà del popolo e quindi questo mi rende soddisfatto perché sono un democratico. Quando il Parlamento decide, comunque decida, io aderisco alle sue decisioni”, ha dichiarato Nordio, rivendicando il voto come una legittimazione della sua linea politica, anche riguardo il caso Almasri.
Archiviata la mozione, il ministro ha subito rimesso al centro il dibattito sulla riforma della giustizia, respingendo con fermezza le accuse di chi la considera un tentativo di subordinare la magistratura al governo. “La litania petulante e stucchevole secondo cui la riforma mira alla sottoposizione all’Esecutivo della magistratura è priva di fondamento”, ha ribadito il guardasigilli. Nordio ha però aperto al confronto con le toghe: “Cerchiamo sempre di trovare i punti di convergenza e non di divergenza. Possiamo e vogliamo trovare dei terreni di incontro. Su questo ieri ho ricevuto anche il nuovo procuratore generale della Corte di Cassazione e siamo disponibilissimi ad incontrare i vertici dell’Associazione nazionale magistrati e degli uffici giudiziari, senza preclusioni, pregiudizi o retropensieri”. Un’apertura che, però, non cambia l’impostazione del governo: “La riforma si farà, senza deflettere di un millimetro”.
Nel dibattito in Aula non sono mancati momenti di tensione. Il tema dei suicidi in carcere è stato il nodo più delicato, con l’opposizione che ha puntato il dito contro Nordio, accusandolo di non aver fatto abbastanza. Il ministro ha respinto con decisione ogni addebito, rivolgendosi in particolare a Roberto Giachetti di Italia viva, che aveva parlato di una sua responsabilità diretta. “Le osservazioni dell’opposizione ricordano i libelli dell’Inquisizione”, ha attaccato Nordio, criticando la tendenza a strumentalizzare il tema. Poi la stoccata: “Quando scatta la responsabilità del ministro per i suicidi, per quale numero? Se anche solo uno dei suicidi fosse stato imputabile al ministro della Giustizia, avremmo avuto tutta una serie di processi”.
Infine, una riflessione più ampia sulla giustizia e il suo utilizzo politico: “La spada della giustizia è una spada senza impugnatura, che ferisce anche chi la brandeggia in modo improprio e, come in questo caso, ferisce anche chi la usa, soprattutto se si cerca di giurisdizionalizzare qualsiasi scontro politico”.
di Zaccaria Trevi