mercoledì 26 marzo 2025
E così l’Occidente rimase solo, vaso di coccio tra i soggetti forti (Usa, Russia e Cina) di questo terzo decennio del XXI secolo. La “Storia”, data per defunta da Francis Fukuyama, si prende così la sua sanguinosa rivincita sull’irenismo pacifista e mercantilista di chi, affabulando di diritti e di un mondo senza frontiere, pensava di aver sconfitto per sempre la forza bruta delle armi. Oggi, a quanto pare, si assiste alla reazione isterica di un protagonista passivo come la Germania, decisa a riarmarsi impegnando cifre iperboliche per il rilancio della sua industria degli armamenti (e, forse, un giorno anche nucleare), come reazione al tradimento di America e Russia ai danni di un’Europa decorticata, priva di nervi e muscoli, tutta buone intenzioni e fabbricatrice instancabile di regole inutili e ridondanti. C’era una volta (almeno, prima di febbraio 2022) lo Stato di Diritto (degenerato nel dirittismo woke) figlio tutto europeo dell’Illuminismo, originato dall’incrocio di tre rivoluzioni: quella inglese con il suo habeas corpus; l’americana basata sulla Costituzione e la separazione dei poteri; la francese, fondata sulla sovranità nazionale e sull’universalità dei diritti umani. Dopo il 1945, l’affermazione dello Stato di Diritto, sotto l’egida americana, ha consentito la creazione delle giuste condizioni di convivenza civile, per pacificare Nazioni europee che si erano dilaniate tra di loro in ben due guerre mondiali.
Ed è stata proprio la pax americana dei vincitori a fare emergere in Europa la società democratica, l’economia di mercato e lo Stato-Provvidenza. Parallelamente, sul piano internazionale, nel Secondo Dopoguerra si è affermata, grazie alla messa a punto di vari istituti multilaterali, l’idea di un ordine internazionale fondato sulla pace e sul rispetto del diritto. Ma nei primissimi anni di questo secolo, a seguito del concatenarsi di vari eventi sciagurati, si è assistito al violento disincanto rispetto all’illusione iniziale di aver trovato l’elisir di lunga vita per garantire la pace tra le Nazioni. In primis, l’attentato alle Torri Gemelle del settembre 2001, seguito da ben due guerre d’invasione (americane), del tutto inutili, in Afghanistan e in Iraq. Nel 2008 è arrivata inaspettata la crisi finanziaria mondiale dei mutui subprime, cui ha fatto seguito nel 2019 la pandemia da Covid. Il colpo mortale, però, alla pax americana è stato inferto dal prepotente ritorno sulla scena globale dell’imperialismo russo, che ha fatto valere le ragioni indiscutibili della forza rispetto a un Occidente reso imbelle da un’agiatezza durata quasi ottanta anni, sotto la protezione gratuita delle armi americane.
Vladimir Putin ha così iniziato la sua completa demolizione dell’ordine internazionale, prima con l’annessione della Crimea nel 2014, e poi con l’invasione dell’Ucraina nel 24 febbraio 2022, mentre rendeva contestualmente inservibili gli strumenti multilaterali dell’Onu, bloccando le decisioni a suo sfavore in Consiglio di Sicurezza e ricentrando sulla Cina le alleanze mondiali della Russia. Oggi, in particolare, si assiste a un confronto su larga scala tra gli imperi autoritari e le democrazie dello Stato di diritto, quest’ultimo rimesso in discussione da chi (Ungheria, Polonia e Slovacchia, per l’Europa, e Stati Uniti di Donald Trump per l’altra sponda dell’Atlantico) ritiene che agisca a danno della volontà e dei bisogni dei popoli. Oggi, infatti, si torna a parlare di un rischio democratico in America, a causa del “neocesarismo” trumpiano, basato sul detto napoleonico per cui “colui che salva il proprio Paese non viola alcuna legge!”. Prevale, cioè, nella nuova Amministrazione Usa il concetto che chi ha vinto a grande maggioranza le elezioni si prende tutto, mettendo così in secondo piano il dogma della separazione dei poteri e il gioco dei contrappesi istituzionali. A farne le spese sono così il Congresso e il potere giudiziario, dato che il Governo americano si rifiuta di applicare alcune decisioni di giustizia, con particolare riferimento all’espulsione in massa degli immigrati irregolari, chiudendo per di più varie agenzie governative a seguito dell’applicazione di uno spoil system generalizzato, che va a colpire a vari livelli la pubblica amministrazione statunitense.
Per i suoi critici, non solo Trump ha ribaltato le alleanze internazionali degli Usa, allineandosi con la Russia in funzione antieuropea per ripristinare le zone di influenza imperiali, ma è arrivato a negare l’esistenza di beni valoriali comuni dell’umanità, mettendo da parte il multilateralismo a favore dei rapporti di forza. Russia e America si ritrovano dalla stessa parte, quindi, per la denuncia comune dello Stato di Diritto, assimilato quest’ultimo all’impotenza e alla decadenza dell’Occidente a causa della deriva intollerabile del “dirittismo”, che premia l’individualismo sfrenato, a tutto svantaggio dei diritti sociali. La dura realtà ci dice che il sogno europeo di regolare le controversie internazionali esclusivamente sulla base del diritto è pura illusione, che evapora in un solo istante dinnanzi alla spregiudicatezza dell’uso della forza per modificare i confini internazionali. Il disastro giuridico dell’Occidente si abbina poi a quello securitario, con il dilagare delle organizzazioni criminali e del terrorismo islamico. Un ulteriore fattore di disgregazione fa riferimento alla responsabilità delle élite e al mostro burocratico da esse rappresentato, per aver voluto imporre alle imprese il “Green Deal” (che ha favorito al massimo il concorrente cinese) responsabilizzandole in toto rispetto alla sua realizzazione. Cosa che ha comportato il letterale disastro industriale e tecnologico dell’Europa, penalizzandone la produzione e l’innovazione nelle manifatture tradizionali, con gravi ricadute occupazionali.
Al disastro politico, che ha visto la paralisi delle istituzioni e la nascita dei populismi, si è sommato quello intellettuale e morale, con la perdita di significato dello Stato di Diritto che ha favorito il governo dei giudici, proteggendo la violenza e i suoi autori a discapito dell’ordine pubblico, della fiducia nello Stato e dei diritti di cittadinanza. L’unico rimedio, quindi, è riscoprire anche qui in Europa il “Diritto della Forza”, come principio di difesa collettiva da aggressioni esterne, realizzando in tempi record un esercito e un’industria degli armamenti comuni, puntando tutto sulle iper-tecnologie dei droni e del warfare avanzato, sul modello russo-ucraino. Altrimenti, tutti sciolti e che ognuno si scelga il proprio tutor tra Russia, America e Cina.
di Maurizio Guaitoli