venerdì 14 marzo 2025
Lo hanno ribattezzato “scudo democratico”, sebbene, nei fatti, sia tutto meno che democratico. Si tratta della nuova proposta di legge targata Azione, promossa dal suo leader e fondatore, Carlo Calenda, con l’obiettivo dichiarato di “contrastare le ingerenze straniere che si manifestano attraverso propaganda e manipolazione del dibattito democratico di un Paese”. A illustrare nel dettaglio il contenuto della proposta in questione è stato il senatore Marco Lombardo, estensore della stessa, secondo cui, sarebbe opportuno disporre l’istituzione di un “comitato di analisi per contrastare la disinformazione, garantire la trasparenza dei finanziamenti per contrastare le ingerenze grazie al doppio controllo di Agcom e Dis”. E poi, ancora: “Per intervenire contro la manipolazione del voto prevediamo misure straordinarie: quando le minacce rilevate sono tali da pregiudicare l’integrità del processo elettorale, il Parlamento può, in seduta comune con il voto dei due terzi, bloccare il procedimento elettorale”. Il ddl Lombardo-Calenda prevederebbe inoltre anche un “profilo penale e sanzionatorio: per chi ha finanziato illecitamente o svolto ingerenze straniere anche per le piattaforme che si sono comportate senza adempiere agli obblighi del Digital service act”.
In buona sostanza: sulla scia di quanto accaduto recentemente in Romania, con la cancellazione del primo turno delle elezioni presidenziali, vinte dal candidato Călin Georgescu, seguita poi dal suo arresto e dalla sua definitiva esclusione dalle elezioni, il piccolo partito centrista guidato dall’ex ministro dem Calenda vorrebbe introdurre anche in Italia una sorta di “scudo” attraverso cui sviluppare un capillare controllo dell’informazione ed eventualmente, se dovesse servire, anche del voto. Non a caso, si legge sul sito di Azione: “Tutte le piattaforme informative, comprese testate giornalistiche e social network, dovranno dotarsi di un comitato di analisi indipendente composto da 10 esperti, estratti a sorte da un elenco nazionale di professionisti con competenze tecniche e giuridiche. Questi comitati avranno il compito di monitorare e contrastare le attività di ingerenza esterna volte a manipolare il consenso politico, attraverso la diffusione di informazioni false o distorte. Potranno verificare i contenuti diffusi e rimuovere quelli ingannevoli, oltre a segnalare e bloccare utenti coinvolti in attività di disinformazione ripetuta”.
In pratica, l’idea di fondo di Carlo Calenda altro non è che quella di una “democrazia sorvegliata” da un gruppo di esperti estratti a sorte, investiti per l’occasione della carica di “controllore”, nelle cui mani andrebbe riposto il totale controllo dei flussi informativi e il supremo compito di stabilire cosa può essere annoverato come “informazione”, e pertanto accettato, e cosa invece dovrebbe essere semplicisticamente ricondotto a becera “disinformazione”. Tutto ciò, chiaramente, partendo dall’assunto di base che l’elettore sia del tutto sprovvisto di senso critico e non possieda la benché minima capacità di elaborare le informazioni ricevute e, quindi, di effettuare una determinata scelta in maniera libera e consapevole.
Per tali ragioni, si rende quanto mai necessario un intervento salvifico “dall’alto”, al fine limitare il più possibile la circolazione di informazioni da annoverare come “ostili” o “sgradite”, e ridurre ai minimi termini il libero arbitrio dell’individuo. Quella pensata da Carlo Calenda, si presenta pertanto come una società da riedificare sul principio totalitario della “sorveglianza universale”, non dissimile da quella immaginata a suo tempo dal genio di George Orwell nel suo 1984, con il neo Comitato per il contrasto della disinformazione ad assumere le medesime funzioni di vigilanza e censura ricoperte nello stato immaginario di Oceania dal cosiddetto “Ministero della Verità”.
Non per nulla, proprio come il capolavoro di Orwell, anche la proposta di Azione presenta una sorta di “inversione dei termini”: si definisce fuorviantemente “scudo democratico” quella che in realtà è un’iniziativa marcatamente autoritaria.
di Salvatore Di Bartolo