giovedì 13 marzo 2025
Di per sé, in un’ottica liberale o di semplice buon senso, non vi sarebbe nulla di male, tutt’altro. Mi piace un oggetto e, avendo la possibilità economica, me lo compro. Punto. Il problema sorge quando l’ideologia entra a gamba tesa sulle piccole e grandi scelte che una persona fa nel corso della vita, ivi compreso l’acquisto di un’automobile. Perché se vai a scolpire in pensieri e parole il tuo credo politico-filosofico sui precetti filo-marxisti quali l’anticapitalismo, il pauperismo, l’antiamericanismo e il disprezzo sotteso per tutto quanto odori di proprietà privata, poi è ovvio che la tua impalcatura dottrinale possa subire degli scossoni dalla contingenza quotidiana, permeata da desideri e debolezze umanissime tipo togliersi uno sfizio e cose così.
Non parlo del diritto all’eleganza professato da Soumahoro (ex Avs, peraltro), ma della possibilità di acquistare un bene o un servizio. Non lo definirei nemmeno un atto politico, quanto un gesto semplicemente normale.
E invece l’acquisto di una Tesla scatena uno psicodramma che neanche ai tempi della Bolognina con Occhetto in lacrime e le querce che nascevano dai seminati di falci e martelli. Io comunque non mi soffermerei sulle tempistiche legate all’acquisto (prima che Musk diventasse nazista, hanno dichiarato i due coniugi, e questo fa già ridere) e neanche sul marchio, che trasuda capitalismo da tutti i pori. Non punterei il dito neppure sul fatto che guidare un’auto elettrica possa essere una scelta etica per salvare il pianeta (se qualcuno ancora ci crede).
No, a me ha colpito una dichiarazione della Piccolotti. Questa: “L’abbiamo anche pagata poco: quarantasettemila euro”.
Ora, non discuto che per la Piccolotti quarantasettemila euro (47.000!) siano pochi (buon per lei), ma che nel dichiararlo non le sia venuto il dubbio che il poco o il tanto non lo si dovrebbe mai applicare in termini assoluti, bensì rispetto a una dimensione comparativa. Non so quanti di coloro che votano Avs (e non solo) si possano permettere auto di questa cifra e quanti, invece, vetture molto più economiche (e magari usate). E soprattutto quel “l’abbiamo pagata poco”, spalmato su un piano assoluto, mi dà l’idea della poca percezione che i “paladini” del terzo, se non del quarto, Stato hanno della condizione sociale di coloro che vorrebbero rappresentare. Da liberista, ho a cuore la libertà di scelta nel comprare e nel vendere senza applicare giudizi di alcun tipo. D’altronde, il mercato è amorale nella misura in cui è il frutto di una miriade di scambi compiuti da migliaia di persone che, seppur involontariamente, cooperano tra loro. Ma talune esternazioni fanno di colpo cadere l’altarino del politicamente corretto, oltre che dell’ideologia tout court, scoprendo così quei comportamenti dettati più da Epicuro che non da Marx.
E nello scriverlo mi ritornano in mente i versi con i quali Filippo Tommaso Marinetti (lui aveva una Isotta Fraschini) declamava le virtù delle vetture sportive. Ma non ditelo a Fratoianni.
di Luca Proietti Scorsoni