lunedì 10 marzo 2025
Se è vero che Dio e Marx sono morti, va detto che anche la Dea Democrazia non gode di buona salute. Questo perché i segni dell’alzheimer istituzionale delle liberal democrazie sono ormai così evidenti e irreversibili, per cui non ha più senso parlare di democrazie parlamentari, dato che sono i grandi poteri extraistituzionali globalizzati a contare davvero nelle grandi decisioni di sistema e strutturali.
Come accade nei casi ben noti delle grandi società multinazionali e dei tecno monopoli mondiali del digitale e della finanza speculativa, che vantano profitti annuali superiori al Pil di un Paese medio grande, detenendo le leve del monopolio mediatico per influenzare le opinioni pubbliche occidentali. L’altro vero e proprio ictus, che ha paralizzato il normale funzionamento delle democrazie classiche, è dovuto al perverso meccanismo di firewall istituzionale (una volta si sarebbe parlato di conventio ad escludendum) che, come le porte tagliafuoco, impedisce l’accesso degli indesiderati alle stanze del potere, malgrado questi ultimi siano stati votati democraticamente da un gran numero di elettori. Questa dinamica colpisce paradossalmente partiti del tutto legittimi, che hanno concorso ad eleggere propri rappresentati con metodo democratico (e che in esso vi si riconoscono). Tutti costoro, con i quali nessuna alleanza di governo è possibile, sono equiparati (arbitrariamente) a dei paria politici da parte un ampio schieramento parlamentare maggioritario. Di qui la domanda che ci fa J.D. Vance: “Ma, voi europei, siete ancora democratici?”.
E i partiti di destra debbono rimanere ai margini, anche a costo di ricorrere a soluzioni arlecchino (vedi Francia e Germania) che stanno in piedi con gli spilli, in spregio alla volontà degli elettori che hanno votato per il cambiamento, facendo calare di decine di punti il consenso elettorale dei partiti di governo. L’ostracismo con un firewall rafforzato vale in particolare per le formazioni delle ali estreme di destra e di sinistra, con queste ultime che privilegiano i diritti sociali, anziché quelli ultra individuali tanto cari al mainstream wokist. Così, la disgregazione dell’Unione europea è iniziata al momento stesso in cui alcuni suoi Paesi membri hanno sviluppato al loro interno partiti e assetti di potere indesiderati, facenti capo alle destre sovraniste, filorusse in particolare, destinate a divenire in un imminente futuro “democraticamente” maggioritarie, con evidenti idee di rivalsa rispetto ai loro detrattori.
Oggi, per sopravvivere da bravo erbivoro, il wokism morente si inventa la terrificante contrapposizione tra i nostri valori (quelli dei diritti sanciti dalle Costituzioni democratiche) e gli interessi dei predatori neoimperialisti di Russia, Cina e America, dimenticandosi la cosa più importante: i tuoi valori li affermi e li difendi se sei una potenza egemonica mondiale, più forte nelle armi e nel potere di coercizione politico, militare e commerciale. Ma se sei un Grillo Parlante, come oggi lo è la Ue, perché i padroni del mondo dovrebbero accordarsi con te?
Ma c’è un’altra considerazione da fare e riguarda la distinzione e il salto epocale che ha sconvolto il mondo scientifico, quando si è passati da un universo fisico newtoniano, e quindi deterministico, ad un altro relativistico e quantistico.
In politica, il mondo che fu è rappresentato dalle ideologie e dai movimenti nati con il XIX e XX secolo, in cui i sistemi sociali e i governi erano osservabili con strumenti di tipo newtoniano/deterministico, praticamente immutabili. Oggi questi ultimi sono del tutto inservibili, perché la politica e i politici debbono star dietro agli umori social, originati in un contesto virtuale in cui miliardi di persone producono quotidianamente un numero esponenziale di messaggi e di relazioni, che fa assomigliare il mondo antropico a un sistema quantistico, che non funziona più per continuità con il passato, bensì per saltum.
Occorre, quindi, affidarsi alle caratteristiche macroscopiche (temperatura, pressione, e così via) di un sistema quantizzato, sviluppando un meccanismo istituzionale molto più sofisticato per un’effettiva ridiscesa verso il basso delle grandi decisioni di struttura e di sistema, impedendo alle oligarchie di potere, interne e internazionali, di affermare i loro interessi a discapito delle istanze più genuinamente popolari.
Per contrastare i poteri forti non eletti e quelli autocratici legittimi si può pensare a un dualismo elettore/assemblea (da introdurre con una semplice modifica costituzionale), per cui la delega del primo ai parlamentari non è “in bianco”, né è data una volta per tutte. Tecnicamente, potrebbe funzionare nel modo seguente.
La rivoluzione dal basso è rappresentata da un processo trasparente e incisivo di promozione e approvazione delle proposte di legge d’iniziativa popolare, che abbiano ricevuto un numero elevato e prefissato di firme (almeno mezzo milione) per la loro presentazione, e siano state dichiarate ammissibili, in base al giudizio preventivo di costituzionalità da parte della Corte costituzionale. Il tutto, rafforzato dall’esercizio generalizzato del ricorso al referendum (operato attraverso lo strumento in remoto del digitale sicuro, organizzato come le cripto valute) di tipo consultivo, abrogativo e approvativo. Il Comitato promotore, la platea dei sottoscrittori e la Commissione parlamentare ad hoc in sede deliberante costituiscono il circuito di assenso/rigetto, che funziona nel modo seguente. Il Comitato concorda con la Commissione il testo finale di legge, entro termini tassativi e prefissati. In caso di disaccordo, la proposta viene automaticamente sottoposta a referendum approvativo. Viceversa, il testo concordato Comitato/Commissione è sottoposto per l’approvazione alla platea dei sottoscrittori. Nel caso di bocciatura, la proposta iniziale è sottoposta a referendum approvativo. Se approvata, la legge d’iniziativa popolare entra immediatamente in vigore, e il Parlamento non può modificarla nel corso della legislatura vigente. Esistono idee migliori per la post-democrazia?
di Maurizio Guaitoli