Meloni: “Difesa non è solo riarmo”

venerdì 7 marzo 2025


Garanzie e niente truppe in Ucraina. Si potrebbe riassumere brutalmente in questo modo il punto fatto dalla premier Giorgia Meloni con la stampa a margine del Consiglio straordinario europeo di ieri. “Non c’è alcun impegno per un percorso prestabilito”, ha spiegato, sottolineando che la priorità resta quella di estendere l’articolo 5 della Nato anche all’Ucraina. Nessuna apertura, invece, all’uso dei fondi di coesione per l’acquisto di armi. Al centro della discussione c’è anche la necessità di rafforzare l’asse tra Europa e Stati Uniti. La presidente del Consiglio ha rilanciato l’idea di un vertice Usa-Ue, anche se per ora resta solo una proposta. Poi la stoccata a Vladimir Putin, che aveva ironizzato su Emmanuel Macron paragonandolo a Napoleone. “Putin che chiama Napoleone Macron? In questo momento non serve rispondere, mi sembrano manifestazioni verso il proprio pubblico”, ha detto la premier, preferendo evitare polemiche inutili. Nel frattempo, Bruxelles ha accolto una proposta italiana destinata a pesare sulle prossime decisioni economiche dell’Ue: “Scorporare le spese difesa dal deficit-Pil”. Una mossa che potrebbe dare ai governi più margine di manovra senza rischiare di violare i vincoli di bilancio.

La questione della difesa comune ha anche creato un po’ di tensioni all’interno del governo. Da una parte c’è il vicepremier Antonio Tajani, convinto che “è assolutamente impossibile pensare di garantire la sicurezza dell’Ucraina e dell’Europa senza un solido rapporto transatlantico e senza la Nato”. Dall’altra, Giancarlo Giorgetti, che ha criticato il piano della Commissione europea, definendolo “fatto in fretta e furia senza una logica”. Il titolare della Farnesina ha replicato senza mezzi termini: “Bene, quella è l’opinione di Giorgetti. A me invece pare essere un buon piano che dovremmo applicare e studiare, io certamente lo sostengo”. Meloni, intanto, cerca di mediare, consapevole che lo scontro tra Lega e Forza Italia non giova alla compattezza della maggioranza. L’Italia sta anche lavorando a una proposta per garantire gli investimenti in difesa attraverso uno schema simile a InvestEU, il programma che sostiene la crescita economica nell’Unione. Un’iniziativa che Giancarlo Giorgetti presenterà al prossimo Ecofin.

Per ora, la premier ha deciso di non sbilanciarsi troppo, visto che le decisioni più importanti si prenderanno al prossimo Consiglio europeo del 20 marzo. La presidente del Consiglio ha comunque ribadito – in linea con il ministro degli Esteri – che “non c’è difesa europea senza un pieno coinvolgimento della Nato”. Una posizione che la mette su un binario diverso rispetto a Emmanuel Macron, che sogna un’Europa militarmente più autonoma, fino a ipotizzare un “ombrello atomico europeo”. Made in France, ça va sans dire. Roma, invece, insiste affinché tutti i fondi per la sicurezza siano destinati a spese riconosciute anche nell’ambito Nato. E chiede un meccanismo di rendicontazione chiaro, per evitare che alcuni Paesi possano eludere gli impegni comuni. Meloni sa bene che parlare di “riarmo” non aiuta a livello politico. Per questo insiste su una narrazione diversa: sicurezza, cybersicurezza, infrastrutture strategiche, ricerca e sviluppo. “Il piano europeo andrebbe legato a valori positivi”, è il messaggio che filtra da Palazzo Chigi.

L’Italia ha infine accolto con favore la proposta della Germania di rivedere il Patto di stabilità, ampliando il raggio dazione oltre la difesa, per includere settori strategici come la competitività industriale. Un passo che potrebbe rendere più flessibile la gestione dei conti pubblici, senza compromettere la sostenibilità del debito. Giancarlo Giorgetti sta lavorando a un iter che potrebbe convincere Bruxelles, compreso di un meccanismo di garanzie sugli investimenti in difesa, sul modello di InvestEu. Un compromesso che potrebbe mettere d’accordo chi spinge per un’Europa militarmente più indipendente e chi invece vuole mantenere saldo il legame con il Patto atlantico.


di Eugenio Vittorio