giovedì 6 marzo 2025
Il Governo dovrebbe passare al setaccio le norme, chiedendosi quali hanno senso e quali no.
Alcune settimane fa, ha fatto molto discutere una proposta di legge del deputato Gianangelo Bof, volta a semplificare le pratiche edilizie riducendo i poteri delle Soprintendenze. Dal punto di vista tecnico la proposta era senz’altro migliorabile, ma nella sostanza, se c’è una critica da fare, è che non era abbastanza radicale.
Ultimo esempio in ordine di tempo: il comune di Briosco (Mb) ha ordinato a un ottantenne la distruzione di un’edicola votiva, sita su un suo terreno all’interno del Parco del Lambro ed esistente dal 1979 (sei anni prima dell’apposizione del vincolo da cui deriva l’ordinanza). L’uomo ha ovviamente impugnato l’ordinanza, che nasce da una segnalazione dell’Ente Parco. Vedremo come andrà a finire la vicenda giudiziaria (speriamo possa avere un esito favorevole all’anziano).
Quello che interessa, qui, è sottolineare l’assurdità e, in fondo, l’ingiustizia di questa vicenda. L’edicola esiste da decenni e si trova su un terreno privato; per le sue caratteristiche e dimensioni, non può essere considerata come un intervento invasivo sul territorio, che ne altera in modo sostanziale i connotati; infine, si tratta di una struttura provvisoria, che può essere rimossa in qualunque momento. Che si tratti di un’opera a sfondo religioso e che sia oggetto della devozione (ma anche del tempo libero) non solo del proprietario ma anche di altri è questione che dovrebbe indurre a un’ulteriore cautela, ma in fondo non è neppure rilevante. Ciò che rileva, invece, è l’ovvietà che l’edicola non dà fastidio a nessuno e piace invece a qualcun altro: rimuoverla equivale a causare un danno senza beneficio alcuno, né per la collettività, né per l’ambiente, né per il paesaggio, né per l’Ente Parco, né per il Comune, né per nessun altro.
In Italia da trent’anni si parla di semplificazioni. Nonostante convegni, proposte, “ghigliottine”, articoli di fondo e quant’altro, nessuno trova davvero sorprendente una vicenda simile in cui le ragioni giuridiche del comune sono quanto meno non manifestamente infondate, leggi alla mano. Il guaio non è la condotta del comune (sappiamo bene che il buon senso è la merce distribuita in maniera più ineguale al mondo) ma le leggi sottostanti sulla cui base viene giustificata l’ordinanza. Invece ripetere senza risultati la litania delle semplificazioni, il governo dovrebbe passare al setaccio le norme chiedendosi quali hanno senso e quali no, e, tra le prime, quali hanno più benefici che costi. Finché non si prende di petto questo problema, avremo solo retorica politica e maquillage regolatorio.
di Istituto Bruno Leoni