giovedì 27 febbraio 2025
Lo sciopero per nascondere gli scandali e per continuare a tutelare privilegi e potere
Di seguito la nota dell’Unione delle Camere penali italiane.
Errata nel merito e nei modi la protesta organizzata dalla Associazione nazionale magistrati contro la riforma costituzionale della separazione delle carriere.
Separare le carriere significa infatti rendere la giustizia penale più moderna, aderente al modello processuale vigente e rendere finalmente “terzo” il giudice come vuole l’articolo 111 della stessa Costituzione. Avere due Consigli superiori, uno per i giudici ed uno per i pm, significa garantire ad entrambe le magistrature, giudicante e requirente, con piena indipendenza e autonomia, ma al tempo stesso garantire i magistrati dai condizionamenti che derivano inevitabilmente dall’avere un governo comune che ne amministra le carriere e la disciplina.
Gli scandali nella gestione delle carriere che hanno caratterizzato nel tempo – da ultimo lo scandalo Palamara – l’amministrazione correntizia del Consiglio superiore della magistratura non vengono mai citati dai vertici della Anm, come non viene mai citata la evidente politicizzazione interna del sindacato dei magistrati, che è stata oggetto di censura e di durissima critica da parte di ampi settori della magistratura stessa.
Mentre l’Anm tenta di mostrare questo sciopero come svolto in favore dei cittadini e a tutela della indipendenza della magistratura, risulta sempre più chiaro che, invece, si tratta di una iniziativa volta alla tutela di tipo corporativo di una situazione di privilegio e di potere, in quanto la riforma non solo non intacca l’indipendenza dei pubblici ministeri e dei giudici, che continua ad essere espressamente garantita dall’articolo 104 della Costituzione, ma ne rafforza l’autonomia rispetto ai condizionamenti e alle influenze interne. Si dice ancora che la giustizia avrebbe bisogno di tutt’altro per essere più efficiente e per risolvere i problemi del sovraffollamento carcerario cercando così di sviare l’attenzione dal tema centrale della riforma, che è quello della concreta, e necessaria, attuazione per l’appunto del dettato dell’articolo 111 della Costituzione che non preclude, evidentemente, anche l’adozione di misure per l’efficientamento del sistema e, soprattutto, per la soluzione del problema del sovraffollamento carcerario.
Scioperi, gadget, coccarde ed assemblee, invasione dei social network con discutibili inserti recitati da professionisti, atti giudiziari inviati dalle cancellerie utilizzati come veicolo di messaggi di tipo politico e sindacale – per avversare la legittima (ma non gradita) attività del potere legislativo – mostrano il volto di una magistratura distante da quella sobrietà ed imparzialità che i cittadini si attendono.
di Redazione