I vecchi maestri contro il Pd: “Meloni governerà vent’anni”

giovedì 27 febbraio 2025


Si sa, gli eredi di Antonio Gramsci conservano un vizio d’origine: dividersi su qualsiasi argomento, ergersi a paladini dell’interpretazione più autentica della dottrina marxiana e sfoderare gli artigli – non solo metaforicamente parlando – contro i compagni che deviano dalla loro traiettoria. Il dogmatismo dei post-Pci è la causa delle eterne faide tra le consorterie rosse, destinate a risolversi nell’ennesima scissione dell’atomo. Ça va sans dire, i contrasti insanabili all’interno della galassia dem non portano da nessuna parte, ma si amplificano giorno dopo giorno. Perché oggi la sinistra mette il broncio? Semplice: in assenza di una proposta programmatica che unisca le forze di opposizione, Giorgia Meloni tiene stabilmente le redini del governo e la sua leadership guadagna un crescente accreditamento internazionale.

La vaporosa Elly Schlein ama cimentarsi con le rime baciate per attaccare l’esecutivo (borsette-bollette è la sublime creazione poetica di qualche ora fa), ma la sua strategia canzonatoria non sta cambiando le carte in tavola. Anzi, bisogna osservare come il campo largo non sia ancora riuscito a scalfire il vantaggio del centrodestra nelle preferenze degli italiani: è un fenomeno piuttosto insolito, se consideriamo che una flessione dei partiti di maggioranza risulterebbe fisiologica a metà mandato. Non dobbiamo quindi sorprenderci del fatto che molti esponenti della sinistra “dura e pura” abbiano denunciato la frivolezza del Partito democratico a guida Schlein, giudicandolo non a torto un partito radicale di massa incapace di espandersi al di fuori del proprio elettorato di riferimento. Insomma, qualcuno si è reso conto che la criminalizzazione aprioristica dell’avversario e le battaglie ultra minoritarie non starebbero giovando all’immagine della coalizione progressista.

Benché si collochi agli antipodi della premier sul piano ideologico, Fausto Bertinotti ha lodato Giorgia Meloni ricordando un episodio risalente al 2006: la sua partecipazione ad un dibattito moderato dall’allora presidente di Azione Giovani durante la storica kermesse dei giovani di destra, Atreju. E proprio nell’ultima edizione del festival di Fratelli d’Italia, l’ex sindacalista e fondatore di Rifondazione Comunista ha biasimato l’assenza della segretaria del Pd: “A suo tempo c’era una politica ancora forte, anche se già iniziava la fase di declino, ma eravamo ancora lontani da oggi. Due cicli totalmente diversi. Elly Schlein fa come può la leader di un centrosinistra molto malconcio e sgangherato”. Già nel gennaio 2023 Bertinotti si era espresso in termini lusinghieri a BellaMa, il programma condotto da Pierluigi Diaco: “Ho un giudizio molto critico nei confronti di Meloni come Presidente del Consiglio: grosso modo farei quasi il contrario di quello che fa lei, se fossi al suo posto. Però devo dire che quando l’ho conosciuta l’ho molto apprezzata, perché, al di là di essere una donna capace, mostrava una passione politica autentica. La cosa che mi colpì favorevolmente era vedere una giovane di 26 anni che accedeva per la prima volta alle aule parlamentari vivendole con rispetto, ma anche con tanta voglia di fare”.

L’ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari si è lasciato andare ad apprezzamenti più espliciti per Meloni. In un’intervista a La7 dell’agosto 2023 ha affermato che la premier è “intelligente” e “capace di imparare”, evidenziando come sia stata in grado di adattarsi alle circostanze della politica estera con lungimiranza e savoir faire. Inoltre, il filosofo si è soffermato sull’abilità tutta meloniana di posizionarsi come una outsider che, pur provenendo da una tradizione politica marginale, è riuscita a costruire una leadership credibile sulla scena globale, mantenendo un certo equilibrio tra la fedeltà atlantica e la salvaguardia degli interessi nazionali. Al contrario, le critiche rivolte a Elly Schlein sono state tranchant: “Facesse politica, non le chiacchierette”.

Persino il direttore de Il Fatto Quotidiano Marco Travaglio, che si autodefinisce un “montanelliano di destra” nonostante la vicinanza all’universo grillino, ha rivelato di provare una certa simpatia per Giorgia Meloni. Ospite di Luca Telese e Marianna Aprile a InOnda, ne ha elogiato “la coerenza e la libertà” sottolineando come sia giunta a Palazzo Chigi senza ricevere il sostegno dei poteri forti. Secondo Travaglio, il lungo percorso di Meloni dall’opposizione alla guida del Paese testimonierebbe la sua tenacia. Il giornalista ha riconosciuto il pragmatismo della leader di Fratelli d’Italia in politica estera, al netto delle profonde diversità di vedute sul rapporto con gli Stati Uniti, e ha lanciato una stoccata micidiale alla sua avversaria: “È stata eletta per cambiare il Pd, ma il Pd ha cambiato lei”. Fino a quando Elly Schlein non abbandonerà il suo registro vacuo e inconsistente, Meloni potrà dormire sonni tranquilli.


di Lorenzo Cianti