venerdì 21 febbraio 2025
Il dono di polarizzare l’opinione pubblica in maniera estrema è una caratteristica comune di tutti quei leader che tanto piacciono ai giornali e la ragione è semplice da capire: riempiono pagine con innumerevoli ed infiniti commenti. Il che equivale a prendere due piccioni con una fava: fare il proprio lavoro con poco sforzo e attirare più click del pubblico. Quello che si scatena è il tifo da stadio. I pro Tizio sono pronti a condannare i pro Caio, e viceversa. Il casino perfetto per inscenare uno spettacolo, intrattenere gli spettatori e non affrontare mai le vere questioni in gioco.
L’ultimo casus belli, neanche a dirlo, lo ha scatenato Trump definendo “un dittatore” il presidente ucraino Zelensky. Apriti cielo e giù fiumi d’inchiostro! Che, tutto sommato, questa volta sono anche comprensibili data la complessità del tavolo da gioco. La guerra tra Russia ed Ucraina racchiude praticamente tutti gli scenari geopolitici in atto e capaci di influenzare il mondo nel quale non vivremo domani, ma che stiamo già vivendo oggi.
Ci si concentra su Donald Trump, Volodymyr Zelensky, Vladimir Putin perché sono i capi politici. E, diciamolo anche se forse non si può, tutti e tre sono abbastanza inquietanti. Per ragioni diverse e con modalità diverse. Ma, se non rappresentassero legalmente e politicamente delle nazioni (e anche parecchio “pesanti” per importanza economica e strategica), li definiremmo semplicemente grotteschi, farebbero quasi ridere. Sono personaggi, perfetti per polarizzare emozioni. Positive o negative che siano. Se solo non avessero tra le mani il potere di influenzare la vita di persone vere.
Ma il punto è che le persone vere non sono personaggi e quindi non possono mai solamente essere buone o cattive, intelligenti o stupide, capaci o incapaci. La persona migliore potrà vantare infiniti errori. E la persona peggiore potrà fregiarsi di aver fatto almeno una volta qualcosa di buono. Ma chi può davvero ergersi a detentore della verità assoluta stabilendo chi è il buono e chi il cattivo?
Le analisi storiche e geopolitiche le dovrebbero fare solo coloro i quali possiedono una reale competenza in merito. Ma la stessa competenza pone davanti ad un dubbio: vale più quella teorica o pratica? Entrambe sono soggette ai condizionamenti propri della singola soggettività. Nessun essere umano può davvero essere oggettivo. Ed anche i meri fatti sono comunque soggetti alle interpretazioni e alle sensibilità di ognuno di noi. E per questo che su un unico fatto ci possono essere milioni di interpretazioni diverse. È per questo che anche le intenzioni contano.
Da tre anni ucraini e russi muoiono. Quale dei due popoli ha torto? Per me, nessuno dei due. Ma come nazione, quindi come decisione presa a livello politico, una ha aggredito platealmente l’altra. Per questo Zelensky è riuscito ad avere tutti gli aiuti che ha avuto. Ed aver sostenuto con forza questa decisione non può essere e non è una ragione sufficientemente valida per evitare di chiedersi: ma perché, ad un certo punto, non ha valutato un approccio meno estremo per far finire prima la guerra? Prima che un terzo soggetto si intromettesse? E perché i paesi più vicini, questa tanto decantata Europa di cui dovremmo finalmente occuparci, non hanno fatto sentire la propria in voce in modo da produrre davvero effetti pratici per concretizzare la fine dello scontro armato?
In tutte le questioni geopolitiche, strategiche, esistenziali e fondamentali, per qualche ragione tutte queste premesse non vengono mai considerata e si mettono sempre da parte i cosiddetti popoli, le persone. Noi insomma. Che crediamo di non avere nessun potere se non su noi stessi. Niente di più falso. Perché sono le persone, siamo noi che abbiamo eletto Zelensky, Putin e Trump. Siamo noi che consentiamo a questi personaggi di decidere, o non decidere, dove far andare questo mondo. Siamo sempre noi che, comprensibilmente esausti, ce ne freghiamo dell’Europa e dell’Occidente, dei nostri valori fondanti. Il nostro problema è la sopravvivenza, per questo ogni intrattenimento – anche il più macabro – è vissuto come momento di sollievo da quella quotidianità che ci ha imprigionato e ci rende incapaci di “elevarci” dal livello basico istintuale a quello di consapevolezza critica.
Se davvero Trump riuscirà a far cessare la guerra in Ucraina sarà riuscito ad avere, dal mio punto di vista, almeno un motivo di plauso. Sul perché Trump sia riuscito ad essere nuovamente scelto dai Repubblicani per guidarli e sia riuscito a farsi rieleggere, bisognerebbe interrogarsi. Esattamente come sul perché Putin sia stato tanto tollerato e vezzeggiato, anche durante questi tre anni. O perché un comico sia stato eletto presidente per poi guidare ad oltranza la mattanza dei suoi soldati. E più ancora dovremmo chiederci dove vogliamo che vada questa Europa. E, se vogliamo che esista, come la vogliamo. E chi vogliamo che la rappresenti.
Davanti alla guerra ad oltranza, si possono e si devono trovare dei compromessi per raggiungere la pace. Quello che non dovremmo fare è continuare a svendere i nostri valori in nome dell’economia e del potere.
di Claudia Diaconale