Il propositivo rapporto tra Cisl e Governo

martedì 18 febbraio 2025


In più occasioni, molte testate giornalistiche hanno messo in risalto il rapporto sempre più collaborativo tra il Governo Meloni e la Cisl. Questa sintonia non è dovuta solo all’attenzione riservata dallo stesso Esecutivo alla recente proposta di legge di iniziativa popolare presentata dal sindacato di via Po per dare attuazione, finalmente, all’articolo 46 della Costituzione, riguardante il diritto dei lavoratori a partecipare alla gestione, ai risultati e ai profitti delle imprese (ostacolata per decenni sia dalla sinistra che dagli imprenditori più conservatori), ma anche alle diverse scelte politiche e sociali fatte sin dall’esordio da questa legislatura. Le manovre di bilancio ne sono un esempio. La maggioranza di governo (in primis Forza Italia) ha privilegiato la condizione fiscale dei lavoratori medio-bassi, con interventi apprezzabili, quali il taglio del cuneo fiscale e la detassazione dei premi di risultato dal 10 al 5 per cento. Interventi che hanno riscosso il plauso del sindacato guidato dalla neosegretaria Daniela Fumarola.

Un altro terreno di convergenza è stato il salario minimo per legge. Mentre le forze di opposizione (con il sostegno della Cgil) hanno presentato nel 2023 una proposta finalizzata alla sua introduzione, la Cisl ha sempre manifestato una posizione critica e contraria a questa misura, ritenendola uno stratagemma per indebolire la contrattazione collettiva, già fortemente diffusa in Italia con un tasso di copertura superiore all’80 per cento (e in linea con quanto previsto dall’articolo 25 della direttiva Ue 2022/2041 del 19 ottobre 2022 sui salari minimi adeguati), e rivendicando da sempre il principio irrinunciabile della centralità del ruolo della contrattazione sindacale. Il Governo ha condiviso questa impostazione, opponendosi fermamente all’introduzione di un salario minimo legale e attribuendo maggiore peso alle parti sociali nella regolamentazione delle condizioni salariali. Come già accaduto con i precedenti governi a guidati da Silvio Berlusconi, non sono mancate le solite convinzioni fantasiose di esponenti della sinistra politica e sindacale, che hanno dipinto questa sintonia tra il Governo Meloni e la Cisl come il preludio a misteriosi accordi politici. Nulla di tutto questo è reale.

Le speculazioni maliziose servono solo a distogliere l’attenzione da un dato evidente: mentre la Cisl mantiene la propria autonomia e dialoga con ogni esecutivo, la Cgil di Maurizio Landini assume una posizione ideologica, continuando a essere fortemente integrata nelle strategie della sinistra: fare un’opposizione non propositiva e conservatrice, dimenticandosi a volte delle vere esigenze dei lavoratori. Mai come in questo momento storico, delicato, c’è bisogno di un sindacalismo pragmatico e riformatore che non guardi esclusivamente al colore politico di un governo e che non riduca il confronto sociale ad uno scontro politico permanente. La credibilità del sindacato si misura sulla sua capacità di mediare e di proporre ricette economiche e sociali concrete, di buon senso e innovative, finalizzate al raggiungimento di tutele e garanzie per i lavoratori, accantonando la necessità di trasformarsi in una cinghia di trasmissione di partiti o ideologie.

(*) Presidente di Ripensiamo Roma


di Donato Bonanni (*)