mercoledì 29 gennaio 2025
Bill Gates, in un’intervista a The Times rilasciata in occasione dell’uscita della sua autobiografia Source Code, ha trovato il tempo per parlare di molte cose e non poteva mancare il commento sulla nuova amministrazione Trump e sul ruolo di Elon Musk. Sul suo nuovo antagonista per antonomasia, ha dichiarato: “Sono molto diverso da lui. È davvero pazzesco che lui possa destabilizzare la situazione politica in diversi Paesi. Tutti noi possiamo esagerare… Se qualcuno è super-intelligente, e lui lo è, dovrebbe pensare a come può aiutare. Ma in questo caso si tratta di gesti populisti”.
Certo che la preoccupazione di quanta influenza possa avere una singola persona su delle decisioni che hanno un impatto mondiale è condivisibile. Ma… da che pulpito!
Sì, perché il miliardario fondatore di Microsoft, poco prima, in merito alla presidenza di Trump aveva sostenuto che “c’è così tanto in gioco: deporterà nove milioni o un milione di persone? Metterà dazi al 60 per cento o al 5 per cento? Finanzierà la ricerca sulle malattie infettive o la fermerà? Devo monitorare da vicino. Il lavoro interessante è entusiasmare il presidente Trump a fare le cose giuste”.
Per la serie, se è lui a monitorare ed influenzare i potenti della terra è un conto, ma come si può anche solo ipotizzare che lo faccia qualcun altro?
L’autrice dell’intervista, Alice Thomson, tessendone le lodi descrive Gates come “un bambino complicato con difficoltà nelle relazioni sociali e nel comprendere le sfumature sociali”. E sicuramente le uniche sfumature sociali che ha introiettato sono quelle economiche. Perché il programmatore genio (perché di genio si tratta) che vanta un patrimonio netto di 106,9 miliardi di dollari non è nuovo alle influenze geopolitiche: Bill Gates è il maggiore finanziatore dell’Organizzazione mondiale della Sanità; ha investito nell’agenda green; si è seduto ai tavoli di premier, Capi di Stato e leader di partito; tramite la sua fondazione ha investito più di 59 miliardi di dollari per finanziare vari vaccini (la sua influenza era così radicata da spingere, da febbraio 2017, il ministero della Salute indiano ad estromettere la fondazione dei Gates dalla guida del programma di immunizzazione contro la polio. La preoccupazione del governo indiano è stata sintetizzata dal Ministro della Salute indiano, Jagat Prakash Nadda: “Nessun consulente deve rimpiazzare in modo permanente un funzionario pubblico”.); ha persino chiamato il nostro ex primo ministro italiano Giuseppe Conte per discutere le linee guida anti Covid (e, per la cronaca, il giudice di pace di Alessandria Paolo Olezza ha stabilito tramite sentenza che alcuni comportamenti “non desiderati” imposti “in modo ricattatorio” dall’esecutivo di Conte hanno prodotto “benefici inesistenti per quanto concerne il contenimento dell’emergenza epidemica”, stabilendo un risarcimento simbolico di 10 euro a risarcimento del “danno non patrimoniale” dovuto in quanto “le norme anti Covid erano ingiuste”. Secondo il giudice Olezza, alcuni effetti della legislazione emergenziale presenterebbero “aspetti inquietanti”, come l’obbligo di inocularsi “farmaci sperimentali o comunque non approvati in via definitiva”).
Il nostro caro Bill, tra l’altro, non ci pensa per niente a cedere lo scettro del potere. Lo ha confermato lui stesso, dichiarando al quotidiano britannico: “Non mi piace molto guardare indietro perché c’è così tanto da guardare avanti — le innovazioni nei vaccini, l’intelligenza artificiale, la nutrizione, l’energia pulita…”.
Insomma, il bacino d’influenza non può far altro che espandersi. Basta che ne mantenga il totale monopolio.
di Claudia Diaconale