venerdì 17 gennaio 2025
Nei riguardi dell’ordine pubblico e del comportamento che le forze dell’ordine devono tenere quando vengono insultate e assalite da bande di teppisti di ogni genere, la sinistra conferma una ambiguità che evolve verso l’inconsistenza. In ogni intervista o intervento nei talk show, lo stile espressivo che viene adottato è sempre lo stesso e si presenta in due parti: “Noi condanniamo senza se e senza ma” subito seguito da “tuttavia…”. È evidente la contraddizione poiché nella seconda parte torna palesemente sulla scena proprio quel ‘ma’ che, nella prima, si diceva di non volere assecondare.
Si tratta di una specie di trappola logica difficile da evitare quando, al fondo del proprio pensiero, c’è ancora oggi l’istinto contestatore e, in alcune forze politiche, persino un sentimento tardo-rivoluzionario che, nello scontro fra forze dell’ordine e manifestanti, risveglia ricordi ideologici ed eventi storici non del tutto sopiti. Quando a generare disordine e violenza sono i centri sociali, i cosiddetti ‘antagonisti’ e studenti indottrinati a senso unico, la sinistra si sente immediatamente motivata nel proprio intimo a difendere i manifestanti e a porre al centro le possibili colpe della polizia o dei carabinieri, per non parlare del Governo repressivo e liberticida. Ovviamente tutto questo crolla davanti ai numerosi fatti che si stanno rilevando, e allora, anche per non perdere del tutto la simpatia degli elettori moderati, ecco pronta la formula sopra ricordata.
Chiunque può constatare, ascoltando parlamentari o rappresentanti dei partiti di sinistra, la totale inconsistenza delle loro posizioni. In effetti, gli argomenti che vengono usati, sono semplicemente tre, nessuno dei quali vuole essere, però, una proposta risolutiva. Il primo, adorato da chi vuol fare sociologismo, riguarda le cause sociali del dilagare della violenza. Un tema antico che dovrebbe essere discusso in un convegno e non certo nelle stanze del Ministero degli Interni che deve decidere cosa fare ora e non fra qualche generazione. Il secondo, assai più schiettamente politico, si concretizza nella richiesta che il Governo non”strumentalizzi” gli eventi. Come dire: siate oggettivi, pazienti e formali, senza fare dell’ordine pubblico una scusa per introdurre norme e modalità di azione degne di regimi autoritari. Un invito che introduce una brillante strategia di contenimento che, peraltro, non viene dettagliata con suggerimenti da utilizzare domani mattina. Il terzo, infine, è l’argomento più grottesco e implicitamente offensivo: poliziotti e carabinieri devo essere pagati meglio. In altre parole, una sorta di “indennità” – mai parola fu più paradossale – che segnali l’attenzione dello Stato, pronto a sostenere psicologicamente l’agente di polizia assegnandogli un incremento dello stipendio per le botte che subisce.
In definitiva ciò che manca completamente è la proposta su cosa dovrebbero fare le forze dell’ordine, per così dire, in tempo reale ossia quando devono fronteggiare i gruppi violenti: leggere ad alta voce un testo sociologico? Chiedere che il Governo non dia loro l’ordine di intervenire con la forza bensì invii sul campo squadre di psicologi per avviare il dialogo con i violenti? Alzare cartelli per chiedere aumenti di stipendio? O cos’altro? Da sinistra niente di chiaro, solo colpi al cerchio e colpi alla botte. E il vino è sempre quello.
di Massimo Negrotti