Il maresciallo Masini è un emblema e va difeso

lunedì 13 gennaio 2025


Nel corso dell’annuale conferenza stampa di inizio anno, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha risposto a molteplici domande che le sono state rivolte da giornalisti italiani e stranieri. In particolare, ci soffermiamo sulla risposta circa la vicenda che riguarda il maresciallo dell’Arma dei carabinieri Luciano Masini, che la notte di Capodanno, a Villa Verucchio, in provincia di Rimini, ha sparato e ucciso un uomo che lo stava aggredendo dopo aver ferito a coltellate quattro persone, e che è iscritto nel registro degli indagati per eccesso di legittima difesa. La procura, dopo l’accaduto, ha aperto un fascicolo nel quale il comandante della stazione Luciano Masini, che viene raccontato come un militare esperto nonché istruttore di tiro, è indagato per eccesso di difesa: “Un atto dovuto ‒ aveva spiegato il procuratore capo, Elisabetta Melotti ‒ per dare anche la possibilità al comandante di nominare un difensore e un perito per seguire l’autopsia”.

Quello che però è da evidenziare è la presa di posizione netta del presidente del Consiglio (quindi del Governo) a difesa di un uomo che non solo ha fatto il suo dovere ma ha, anche, salvato altre vite umane oltre la sua. E la mente, almeno quella dei più anziani, torna indietro nel tempo, alla figura emblematica di quei marescialli dei carabinieri, comandanti di stazione, ultimo baluardo della nostra sicurezza, piccoli eroi quotidiani che ci difendono, anche al costo di rischiare la propria incolumità. Ci piace citare il cinema, come metafora della vita reale, che ha raccontato con il maresciallo Rocca (interpretato dal compianto Gigi Proietti) un uomo semplice e risolutivo, il comandante di stazione che tutti vorrebbero nel loro paese, capace di gesti di umanità senza trascurare dedizione ed impegno verso le istituzioni. Per gli appartenenti all’Arma, la presa di posizione del premier sembra quella del “buon padre di famiglia” che difende i propri figli proprio nel momento più delicato.

L’Arma non lascerà solo l’esperto maresciallo Masini e si occuperà di sostenere le spese legali della sua difesa perché quel suo uomo è un emblema ed in gioco c’è la credibilità di un’istituzione tra le più importanti e radicate sul territorio del nostro Paese. La medaglia al “valore civile” o quella al “valore militare”, probabilmente, il maresciallo Masini la baratterebbe con la vita del ventitreenne, perché nessun uomo di buon senso, nessun carabiniere, resta indifferente alla morte di un essere umano. Ma il senso delle parole della Meloni è forte ed intende difendere “l’Arma buona degli italiani” che ogni giorno, per strada, difende la nostra incolumità anche a costo della propria vita. In un’epoca di crisi internazionali, di incertezze e disgregazione di valori, il maresciallo Luciano Masini con il suo coraggio e dedizione al dovere è un emblema che va preservato. D’altronde, in un Paese civile, gli uomini che fanno il loro dovere rischiando la propria vita vanno difesi. A questo comandante di stazione, in un certo qual modo, è doveroso riconoscere concreta gratitudine ed indirettamente a tutti i carabinieri d’Italia, donne e uomini che non cercano i riflettori della notorietà ma garantiscono, sempre e ad ogni costo, la nostra libertà e sicurezza. Concetto in cui crede fortemente il presidente del Consiglio e, certamente, la grande maggioranza degli italiani.


di Alessandro Cucciolla