Il pelo e il vizio

venerdì 10 gennaio 2025


La sinistra italiana, almeno in una sua parte, ossia il Partito Democratico, ha perso il pelo del vecchio Pci ma non il vizio, comune al Pci ma anche al vetusto Psi. Il pelo perduto è l’anticapitalismo radicale che ha caratterizzato l’intera storia del partito comunista in Italia e ovunque esistesse, ma il vizio, che è rimasto, è la malcelata insofferenza per tutto ciò che è impresa privata, piccola o grande che sia.

Per descrivere il livello intellettuale di questa contrarietà basterà citare il segretario del Psi, Francesco De Martino, il quale diceva  che, fosse stato per lui, avrebbe concesso libera iniziativa solo alle botteghe dei barbieri. Sembra che chi è di sinistra abbia nella propria mente una sorta di misurino che genera sospetto e allarme non appena si abbia a che fare, per qualche ragione, con imprese e dunque imprenditori superiori ad una certa soglia. Si tratta ovviamente di una soglia psicologica e arbitraria perché i pericoli, potenziali, che possono derivare da una dimensione aziendale ragguardevole e magari in ulteriore crescita, sono essenzialmente due: l’avvio di qualche attività illecita o il perseguimento di una posizione monopolistica.

Da un lato va osservato che la seconda possibilità appartiene ad una dimensione strettamente giuridico-economica che trova regolazione da quasi trent’anni grazie alla legge 287, a sua volta debitrice del pensiero liberale di Luigi Einaudi. Dall’altro, chi detesta, giustamente, le possibili posizioni monopolistiche private, non si capisce bene perché, quando il monopolio è pubblico, come è in Italia per tanti settori, si senta tranquillo e rassicurato. Chi la pensa in questo modo dichiara implicitamente adesione all’idea dello Stato etico, incapace di fare del male e, anzi, tutto proteso al perseguimento del bene pubblico. Un’idea che ha radici lontane nella filosofia greca ma che si è anche riproposta nella visione hegeliana della società ideale e, ovviamente, nell’apparato ideologico della sinistra europea.

È in questo quadro che la sinistra italiana, per esempio, ha preteso e ottenuto negli anni Settanta la nazionalizzazione delle aziende produttrici di energia elettrica, un’operazione, costosissima e pagata da tutti noi, che non sembra però aver dato luogo ad appariscenti vantaggi per i consumatori al punto che, piano piano, si è nuovamente arrivati, quanto meno, ad un quasi libera commercializzazione.

Ma il caso di Elon Musk e della sua Starlink evoca, a sinistra, ansie che riguardano anche, se non soprattutto, il primo rischio sopra ricordato, l’avvio di operazioni illecite o comunque inopportune che il monopolista potrebbe decidere: manipolazioni, intrusioni, trattamenti differenziali arbitrari e così via. Poiché la “merce” che tratta Starlink non è di beni agricoli bensì legata all’informazione (non quella della stampa ma quella dei bit  che danno vita ai computer e a Internet) la reazione della sinistra non può che impressionare, come se si fosse di fronte ad una potenziale Spectre, minacciosamente intenzionata a dominare il mondo. Ma è anche una reazione assai ingenua e caratterizzata da uno spirito tutt’altro che “progressista”, dato che, a fronte di contratti ben precisi, oltre settanta Paesi del mondo fra cui l’Italia sono già ben felici di utilizzare Starlink e anche perché la globalizzazione in atto non può certo fermarsi davanti a preoccupazioni che, come è stato sottolineato da più parti, stranamente non si sono viste in riferimento al dominio tellurico di Microsoft, di Whatsapp o di altre aziende come quelle farmaceutiche, battezzate “big pharma” con l’idea di insinuare, anche qui, possibili finalità indicibili.

È certamente augurabile che Musk, presto o tardi, sia messo di fronte alla concorrenza, magari europea anche se occorrerà del tempo, perché genererebbe facilitazioni economiche e indurrebbe nuovi sviluppi tecnologici. Tuttavia, per il momento, non si vede perché l’Italia debba rimanere estranea ad un incremento della sua efficienza complessiva, anche istituzionale, che dipenderà sempre di più dalla potenza e dalla sicurezza dell’informazione circolante. Il fatto che Musk faccia dichiarazioni audaci e collabori con Trump pare essere la vera causa delle apprensioni della nostra sinistra ma, se è così, si tratta della posizione decisamente triste e dannosa di chi non sa mai proporre alternative ma solo criticare quelle altrui, in merito all’informazione oggi come al nucleare ieri, parlando fino alla noia di “cambiamento” aggrappandosi però, ostinatamente, al presente e ad un’idea di progresso senza visibili contorni.

Gente, insomma, che ha perso il pelo ma proprio non riesce a disfarsi del vizio.


di Massimo Negrotti