Nel ricordo di Paolo Pillitteri

venerdì 6 dicembre 2024


Il decesso di Paolo Pillitteri non solo riempie di tristezza, come qualunque dipartita, ma rappresenta anche la scomparsa di una parte di storia di Milano di cui è stato sindaco, ma anche del socialismo riformista, della Milano autonomista e riformista, quel riformismo che insieme a Bettino Craxi diede linfa nuova al socialismo democratico. Oggi tutti i giornali ricorderanno la sua storia di sindaco e di socialista. Pertanto, dell’uomo Pillitteri voglio far parlare i suoi amici e compagni.

Giulio Di Donato: “Ci mancheranno la sua simpatia e la sua carica umana. Ci mancheranno anche la sua cultura e competenza cinematografica. Ci mancheranno il coraggio e la coerenza che lo portarono nel Psi, attraverso il Muis, dopo l’elezione di Craxi. Contribuì a fare di Milano una capitale europea nel campo della moda, dell’architettura, della cultura oltre che dell’economia”.

Augusto Vaselli: “Se ne va anche Paolo Pillitteri, in questo sfortunato 2024 nel quale sono scomparse molte figure che hanno fatto la storia del Partito socialista italiano, forza politica che ha contribuito in modo determinante alla crescita dei ceti meno abbienti. Alla quale tutti dovrebbero molto. Paolo è stato uno degli esponenti di quel partito che ha saputo indicare e seguire la via riformista, contrastando logiche totalitarie, che sono estranee a una autentica forza democratica e pluralista. Lo stesso ha onorato il suo impegno politico portando avanti in modo concreto gli ideali volti al progresso e alla libertà, che soventi sono stati capziosamente e subdolamente avversati. È stato non solo un politico, ma anche un uomo di cultura, docente universitario e giornalista, che ha saputo anche in questo campo onorare i suoi ideali, praticandoli senza se e senza ma, senza mai tradire i valori profondi dell’autentico socialismo, che hanno alla loro base il rispetto di tutti senza dogmatismi o sudditanze verso chicchessia, compresi soggetti totalitari, che ipocritamente hanno avversato il socialismo stesso, tentando anche di appropiarsi a parole di questa straordinaria tradizione”.

Giancarlo Lehner: “Paolo è stato un grande uomo di cultura e conoscitore del mondo del cinema, ci ha raccontato la sua conoscenza di Cinecittà, in suo bellissimo libro, dalla Cinecittà fascista che da nera diventa rossa, e di come alcuni registi famosi come Roberto Rossellini (autore di Roma città aperta) e altri sono passati da un cinema, creatura del fascismo ad una Cinecittà in luogo dove domina la cultura comunista”.

Biagio Marzo: “Paolo è stato un personaggio eclettico, non fazioso amico di Ignazio La Russa come di Gianni Cervetti e Pietro Borghini, una persona amata da destra e sinistra, un esponente del riformismo socialista che da sindaco di Milano ha dato lustro alla sua città. Avrei dovuto chiamarlo ieri alle 13, era l’orario in cui ci scambiavamo un po’ di idee ma poi ho saputo della triste notizia. Abbiamo scritto sull’Avanti e sull’Opinione. Lui si firmava Ludovico il Moro e io Dick Tracy. Erano gli anni bui di Tangentopoli dove subì gli arresti domiciliari. Lui e Arturo Diaconale erano grandi amici, entrambi grandi uomini di cultura”.

Paola Sacchi: “Non essendo stata socialista, ma giornalista dell’Unità, filo-craxiana vicina ai miglioristi del Pci, identità che non rinnego affatto, in tempi in cui molti sembrano essere tutti nati sotto un cavolo liberale, di Paolo Pillitteri ho un ricordo drammatico. Ero inviata speciale dell’Unità diretta da Peppino Caldarola nei drammatici ultimi mesi di Bettino Craxi ricoverato a Tunisi. Il suo cuore resse all’operazione per l’asportazione di un cancro al rene appena un mese. Resocontai il dolore e le lacrime di Bobo nel discorso ai funerali di Craxi a Tunisi dove disse: “Caro papà a Paolo (Pillitteri, ndr) non hanno risparmiato neppure quest’ultima cattiveria di impedirgli di venire. Però qui con te oggi c’è Rosilde (moglie di Paolo e sorella di Craxi”. Eppure Massimo D’Alema all’Unità fece sapere, in evidente polemica con la Procura generale di Milano con a capo Francesco Saverio Borrelli, che per Pillitteri il Governo aveva riservato un posto nella sua delegazione sull’aereo di stato per Tunisi”.

Beppe Scanni: “La scomparsa di Paolo è per me dolorosa e mi porta alla memoria tanti piccoli avvenimenti che hanno segnato la mia vita. Non era solo il cognato di Bettino Craxi, ma era un politico molto fine. Lo ascoltai per la prima volta nel 1972 per una intervista della rivista Iniziativa socialista. Era un esponente della cultura milanese che aveva fatto una scelta socialdemocratica. Negli anni drammatici di Tangentopoli abbiamo avuto un rapporto quotidiano quando assunsi la responsabilità dell’Avanti. Lui si firmava Paolo Diacono, nel senso di predicatore contro le ingiustizie. Voglio ricordare un evento per comprendere l’evoluzione culturale di Paolo. Era figlio di un maresciallo dei carabinieri. Durante la guerra il padre decise di chiudere la caserma e con gli altri carabinieri andarono con i fucili a raggiungere i partigiani sui monti per riscattare l’onore dell’Italia. Succede che i partigiani comunisti della brigata Garibaldi osteggiavano gli altri partigiani (monarchici, cattolici) per quanto nelle formazione Garibaldi c’erano anche i socialisti. Ma in questo evento, un gruppo di soli comunisti arrestarono il papa di Paolo. Saputa la notizia, la madre di Paolo prese i figli e andò con loro nel luogo dove risiedeva questa cellula della brigata Garibaldi e li minacciò: se non avessero liberato il marito avrebbe raccontato tutto agli abitanti di Postalesio e non sarebbero più potuti scendere dalla montagna. Perché il marito era amato nel Paese. Questa esperienza che Paolo visse, gli fu da imprinting nell’affrontare la vita. Paolo e Arturo Diaconale erano grandi amici. Entrambi nell’Opinione hanno fatto battaglie di libertà e di giustizia sociale. Pensa, all’inizio della nostra avventura del nuovo Avanti eravamo ospitati nella redazione dell’Opinione, tale era forte il loro rapporto umano e culturale”. Che dire? O meglio: ci sarebbe ancora molto da dire. Per adesso, ciao Paolo.


di Roberto Giuliano