martedì 26 novembre 2024
Sfoglio quel gran pezzo di stampa che è Il Venerdì de la Repubblica, e devo dire che la parte culturale è ben fatta. Peccato che la prima sezione di quel settimanale sia dedita al linciaggio politico di chi non la pensa come il Re vestito piddino. Nell’ultimo numero la linea del contenuto (la forma dell’espressione è quella dell’operaio della Pirelli anni 1965-1977) è W le tasse!, e giù una serie di necrologi al Governo trumpista-muskista.
Milton Friedman ha detto che se uno spende il denaro suo per fatti suoi, starà bene attento a non sprecarlo. Idem se lo spende per un dono – interessato o meno – ad amici, parenti o a un partner desiderato. Ma se uno spende denaro non suo, non baderà agli sprechi ma a fare bella figura. Lo ricorda la Fondazione Einaudi. Luigi Einaudi fu il presidente liberale che portò l’Italia alla ricchezza del Boom economico, con una crescita annua quasi cinese, bloccata dal quasi-golpe contro i partiti laico-liberali che consegnò la Democrazia cristiana – e con essa tutta l’Italia – nella mani di un centrosinistra che aveva nel Psi di Pietro Nenni un partito estremista più del Pci (a parte il sostegno ai russi invasori dell’Ungheria). Il centrosinistra ci rese come siamo diventati: spreconi che tuttavia glorificano le infami glorie della tassazione (iniziò allora la fuga dei capitali) e dell’egualitarismo ideologico che colpì le scuole abbassando il livello didattico fino all’infimo: vedi “Il danno scolastico”, di Luca Ricolfi e Paola Mastrocola.
La nascita del centrosinistra fu forse ispirata dalla Russia: poi arrivò la fabbrica Fiat inaugurata nel 1966 a Togliattigrad, frutto di un accordo mediato dal Pci tra Breznev e Gianni Agnelli. Se oggi la stampa di un Partito democratico estremo continua ad attaccare l’America “liberista” noi, che non crediamo al dio delle ideologie, badiamo ai fatti. Diceva Gesù Cristo: “L’albero si riconosce dai frutti” (mica dalle balle raccontate). Si veda l’infografica, in cui si nota quanto funzioni l’economia nei singoli Stati degli Usa, e quanto invece siano “non magnifiche e antiprogressive” le sorti dei Paesi dell’Unione europea. I Paesi tassatori, eredi dell’iperstatalismo comunista-egualitario e sovietico-stalinista, ma anche eredi dello statalismo destrista-bismarckiano e nazionalsocialista, hanno davvero di che vantarsi? Operai o neolaureati statunitensi emigrano forse in Italia o in Venezuela, oppure capita il contrario?
Oltre agli alleluia per la tassazione italica, su Il Venerdì di questa settimana c’è la richiesta ai propri seguaci (come chiamarli altrimenti? Si veda la nota in calce su Andrea Rolando e il Superbonus 110 per cento) di uscire dall’Egitto del social X, a costo di aggirarsi per 40 anni nel deserto del Sinai prima di entrare nella Terra Promessa del Socialismo Perfetto. Come se Matteo Salvini chiedesse ai suoi seguaci di uscire da Facebook, perché è un social malato di woke pol corr e di altre diavolerie dem. Tutti lo deriderebbero. Ma nel caso del “povero” Elon Musk tanti influenzatori escono da X. Così persino Piero Pelù è uscito dall’Egitto del faraone Elon, e certo ha visto il mar Rosso aprirsi davanti ai suoi occhi. Ne parla Massimo Giannini nella sua rubrica “Circo Massimo” (titulus omen). Il giornalista si confessa: “Per un attimo ho pensato anche io di uscire, poi ci ho ripensato. Proprio per il pericolo che incombe, è forse meglio stare in mezzo a quell’onda di rancore e fango”. Poi l’ineffabile aggiunge: “Meglio stare in mezzo a quell’onda di rancore e fango. Si imparano un sacco di cose, al di là del fiele che ci vomitano dentro i volenterosi carnefici del trumpismo-leninismo e i famelici antropofagi del melonismo-salvinismo”. Trumpismo-leninismo è davvero una affermazione epocale, a livello di “eppur si muove” o di “il dado è tratto”. Mai si era arrivati a dare del leninista a un mega capitalista.
Poi l’alfiere de la Repubblica si aggiunge alla solfa del “viva le tasse!”, additando Musk come esente dalle tasse, perché si farebbe dare delle stock option dalle sue fabbriche e con quelle prenderebbe denaro in prestito dalle banche. Beh, però per un anno almeno – ammette Giannini – Musk ha pagato le tasse: 11 miliardi. Con quegli undici miliardi forse tanti poveracci, incluso qualche Massimo Giannini yankee, hanno ottenuto social housing o del cibo. L’invidia sociale è fantastica. Dimentica che i 25 miliardari americani che hanno fatto più donazioni hanno versato oltre 170 miliardi di dollari. Forse han fatto più loro negli Usa del sindacalista che guida la Cgil in Italia? Se si scorre la pagina google italiana dedicata alle tasse dei supermiliardari americani, c’è tutto un florilegio sul “pagano troppo poco”. Mica pensano al fatto che incentivare chi produce ricchezza per sé fa bene anche a chi di quella ricchezza gode, a partire dai dipendenti. Pensiamo a quanto guadagnano i dipendenti e i dirigenti dei big player della Silicon Valley oggi allargata a Texas, Florida e Utah. Forse guadagnano di più gli operai della Fiat a Pomigliano d’Arco? Ah, saperlo!
A noi che pensiamo al sodo non ci frega nulla di Elon Musk o della pensione di Massimo Giannini (io, che non ho pensione, essendo stato un “non garantito” nel lavoro intellettuale) penso con un sorriso storto alla chiosa finale di questa epifania dell’odio universale, che certo colpisce anche persone della destra estrema. Ma chi poteva pensare che anche la sinistra superiore e perfetta crollasse sull’odio e la denigrazione di chi la pensa diversamente? E come possono unire il loro culto per la non-violenza con una violenza verbale indicativa di ciò che le persone possono essere sotto la coltre di candide vesti. Per non parlare dei comportamenti sociali di chi, in conseguenza di parole politicamente “razzistiche” o denigratorie, ha agito con le armi (Brigate rosse) o coi sassi e i bastoni (in questi giorni).
LA PAROLA DIVIDE E SOGGIOGA
Scriveva Immanuel Kant nel suo pamphlet Che cos’è l’illuminismo?: “Minorità è l’incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro. (…) La pigrizia e la viltà sono le cause per cui tanta parte degli uomini (…) rimangono volentieri minorenni per l’intera vita; e per cui riesce tanto facile agli altri ergersi a loro tutori. È tanto comodo essere minorenni! A far sì che la stragrande maggioranza degli uomini (…) ritenga il passaggio allo stato di maggiorità, oltreché difficile, anche molto pericoloso provvedono già quei tutori che si sono assunti con tanta benevolenza l’alta sorveglianza sopra costoro. Dopo averli in un primo tempo istupiditi come fossero animali domestici”.
L’ORLANDO FURIOSO DEL PD E IL 110 PER CENTO
Scrive Luciano Capone su X: “Solo 3,4 miliardi su 160 miliardi spesi col Superbonus sono andati all’edilizia residenziale pubblica: il 2 per cento. L’Italia poteva fare la prima casa a tanti poveri, ha preferito rifare la seconda casa a pochi ricchi”. L’orrore del 110 per cento per le finanze statali non va ascritto soltanto al M5s di Giuseppe Conte, ma anche al Pd massimalista, si leggano due pagine del libro di Capone e Carlo Stagnaro. Adesso Andrea Orlando, pur sconfitto come candidato alla presidenza di Regione Liguria, potrà scegliere se essere consigliere ligure, oppure prendere un importante incarico romano che gli sarà conferito da Elly Schlein. Il problema non è Andrea Orlando. È un vezzo della nomenklatura piddina, esclusi i troppo pochi politici riformisti meritevoli, ma accuratamente liofilizzati e siberizzati. Leggere le pagine del libro Superbonus, come fallisce una Nazione (Rubettino, 2024) di Luciano Capone e Carlo Stagnaro, per rendersi conto di quanto potenzialmente letali siano le idee del Pd neo-massimalista, iper-pop alla Achille Lauro e populista in salsa mista ungaro-venezuelana.
SULL’INVIDIA SOCIALE
Nota dai social per chi detesta Jannik Sinner perché risiede nel principato di Monaco: Solo per l’ultima sua vittoria Sinner verserà circa un milione di euro di tasse allo stato italiano. Però i rosiconi falsamente rivestiti del saio e dei digiuni di Francesco d’Assisi ripetono il mantra “Ma non dà neanche un euro allo Stato italiano”. Invece un milione di euro è molto di più di quanto gli odiatori pagheranno in tutta la loro vita. Senza dimenticare che una ampia fetta dei ricavi di Sinner e dei suoi colleghi in prima fila nel rainking mondiale, va al preparatore atletico e al suo team. Quella di Sinner è un’azienda.
di Paolo Della Sala