martedì 26 novembre 2024
Su, smettiamola con l’ipocrisia quando si parla di giustizia e di giudici. Del resto, non è che la percentuale degli italiani che nutrono fiducia nei confronti del sistema giustizia sia così alta, anzi.
Le motivazioni con le quali il tribunale di Brescia ha spiegato la sentenza con la quale sono stati condannati ad otto mesi di reclusione (pena sospesa) i procuratori milanesi Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro, ci raccontano che certi comportamenti fanno parte del bagaglio anche di alcuni togati perché, nella fattispecie, i due pm sopracitati erano accusati di aver nascosto (come un qualsiasi prestigiatore di festa paesana) prove a favore degli imputati al processo Eni-Nigeria. Il profano direbbe che è stato un comportamento da mascalzoni. Il processo di cui sopra è durato più o meno otto anni (ripetiamo: otto anni!) pur essendo sostanzialmente un’inchiesta senza prove e nel corso della quale non è stata neppure trovata traccia della presunta tangente (perché è di questo che si è trattato). Ha scritto Ermes Antonucci su Il Foglio: “Il processo Eni-Nigeria, su cui la procura milanese aveva puntato gran parte delle sue energie, non solo si è rivelato un disastro sul piano penale, economico e reputazionale. Secondo quanto stabilito dai giudici di Brescia, dietro il processo si sono persino celati reati da parte dei pubblici ministeri”.
Scrivendo ci sono venuti in mente, chissà perché, i processi (ben noti al dottor De Pasquale) contro Bettino Craxi e Silvio Berlusconi: sarà stata nascosta qualche carta anche in quei casi? Comunque, tanto per la cronaca, nonostante la condanna, i due pm continuano impunemente a svolgere il loro lavoro.
di Gianluca Perricone