M5s, vince Conte ma Grillo medita vendetta

lunedì 25 novembre 2024


L’Assemblea costituente ha incoronato Giuseppe Conte nuovo padre-padrone del Movimento 5 stelle. Almeno per ora. Già, perché Beppe Grillo ha chiesto formalmente la ripetizione della votazione della Costituente pentastellata che si è chiusa ieri al Palazzo dei Congressi di Roma. È quanto scrive il corriere.it. Grillo, viene spiegato, ha comunicato formalmente al M5s la sua volontà da garante di far ripetere le votazioni, in primis quelle che mettono in discussione il suo ruolo. Era stato Danilo Toninelli a spiegare nel primo pomeriggio che il Garante avrebbe chiesto la ripetizione del voto. Infatti, all’incontro che si è tenuto sabato e domenica gli iscritti al partito hanno votato online per abolire dallo statuto la carica del “garante”, che fin dalla costituzione era stata ricoperta dal comico. Il 62,3 per cento degli iscritti ha votato per l’abolizione. Gli iscritti hanno votato inoltre per abolire la regola dei due mandati, che impediva ai politici del Movimento di candidarsi più di due volte. I papabili alleati hanno ascoltato le sue parole tirando sospiri di sollievo. “Non siamo fatti per stare in una torre d’avorio”, ha detto l’ex premier tirando le conclusioni della Costituente. “Siamo disponibili a sporcaci le mani e a confrontarci. Ma ci sarà intransigenza sulla legalità e sull’etica pubblica”. Poi, una citazione della segretaria Pd Elly Schlein – che si dice “testardamente unitaria” – anche se è servita più a sottolineare i distinguo che come tributo. “Siamo testardamente orientati a cambiare la società”, ha detto Conte. Gli iscritti hanno dato indicazioni precise: il M5s deve essere progressista indipendente, ma può fare alleanze, purché siano sulla base di un accordo programmatico preciso. “Siamo progressisti – ha detto Conte – nella misura in cui non ci appartiene la cultura della conservazione. Non ci appartiene la cultura reazionaria. Per noi essere progressisti non significa disquisire nei salotti buoni in algide conferenze, ma proteggere diritti e conquiste, e battersi per nuovi diritti”.

Intanto, un grillino doc come Danilo Toninelli, ministro delle Infrastrutture del Governo gialloverde, è uscito allo scoperto con espressioni belligeranti.  “Qui – afferma – si è perso un round, non certo la guerra. Grillo di certo chiederà la rivotazione, quindi tutto quello che si è votato si dovrà rivotare. Lui attiverà la norma che lo consente entro cinque giorni dalla pubblicazione degli esiti delle votazioni. Impugnerà”. Così Toninelli, nel collegio dei probiviri del M5s, ai microfoni di Radio Cusano Campus. E ancora: “Il proprietario del simbolo è Belle Grillo e lui quasi certamente, non credo sia così scoraggiato da non farlo, farà un’azione legale e Conte sarà costretto a fare anche nel nome il suo partito”, ha aggiunto. “Stanno pensando di calpestare il cadavere del leone, ma non hanno capito che il leone è ferito – certamente – ma ha molte altre zampate da dare”, ha aggiunto Toninelli. Qualora Grillo chiedesse di rivotare i quesiti, “il 30 per cento di quelli che ha votato contro l’eliminazione del garante non voterà e non è detto che raggiungano il quorum”, ha spiegato Toninelli che ha postato il suo intervento sui social. A suo avviso “i risultati di ieri sono stati condizionati da scelte manipolate da chi ha creato questa Assemblea costituente. Gli iscritti da 170mila sono stati ridotti a 90mila e di conseguenza si è deciso di cancellare un numero che avrebbe garantito una maggioranza diversa per raggiungere il quorum”. E poi, “hanno esultato sulla cancellazione del fondatore, di Beppe Grillo senza cui nessuno sarebbe stato in quella sala, compreso Conte, né avrebbe messo piede in Parlamento”.

Tuttavia, da un punto di vista strategico, va registrato un dato di fatto: “Cade definitivamente il no alle alleanze”, ha commentato il deputato Pd, Arturo Scotto. “Al contrario, le parole di Conte sulla necessità di sporcarsi le mani per cambiare il paese con altri mi sembrano di grande importanza. Sono un segnale positivo. A noi interessa avere interlocutori e alleati stabili, con i quali costruire percorsi comuni, alternativi a questa destra”. Grande sponsor del campo largo e dell’alleanza col M5s è anche Alleanza Verdi-Sinistra. “Sono convinto che dovremo lavorare insieme per costruire un’alternativa di fronte ad una destra che sta aggredendo diritti sociali, civili, ambientali”, ha detto il portavoce dei Verdi e deputato di Avs Angelo Bonelli. Per Nicola Fratoiann, leader di Sinistra italiana, “Giuseppe Conte ieri ha ancorato il M5s nel centrosinistra? È un’ottima conferma di quello che avevamo sperimentato nelle Amministrative e nelle iniziative parlamentari quotidiane, dopo il suicidio collettivo delle politiche del 2022. Ora, concluso questo importante passaggio del M5s, mi auguro un salto di qualità sul piano della stabilità, dell’investimento e anche dell’accelerazione verso una coalizione. Non per fare schemini geometrici, ma per rendere credibile l’alternativa, che va definita nei contenuti e fatta vivere nel Paese. Bisogna costruire alleanze nella società, con le persone in carne e ossa”. Il leader progressista parla nel corso di un’intervista al quotidiano Domani. “Ci sono almeno due elementi – prosegue – sovraordinanti: uno è la legge elettorale, fingere che non imponga una coalizione è non fare i conti con la realtà; l’altro è quello che sta facendo la destra, scelte pericolose sul diritto alla salute, all’istruzione, a un lavoro sicuro e retribuito in modo dignitoso”.

Insomma, per Fratoianni, “è molto di cui preoccuparsi, bisogna costruire un’alternativa, subito. Io faccio politica per cambiare le cose, se qualche anno fa mi avesse chiesto se era realistico che in Parlamento fosse depositata una legge sulla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario a prima firma Fratoianni, e firmata oltreché da Bonelli anche da Conte e Schlein, gli avrei dato del matto. Oggi invece è stato fatto, e così sul salario minimo, e su altre questioni. La mia filosofia è: più siamo e meglio è. Noi leader delle opposizioni ci vediamo sempre. Ma sì, ora auspico – conclude Fratoianni – un confronto più stretto, senza l’ossessione di inscatolarci in uno schema a tre anni dal voto. Garantisce più di ogni altra cosa la costruzione di una coalizione che funzioni. Nella prossima primavera c’è il referendum contro ciò che resta dello Spacca-Italia di Calderoli, e i referendum sociali promossi dalla Cgil, fra pochi giorni il 29 novembre c’è lo sciopero generale. Ci sono molte occasioni per incrociare una proposta alternativa con la mobilitazione sociale, capiremo chi c’è e chi no”.

Eppure, le distanze del Movimento 5 stelle dal resto dei possibili alleati progressisti permangono. Prima di tutto in politica estera. Lo ha confermato il dialogo fra Conte e la leader del partito tedesco Bsw, Sahra Wagenknecht: “La guerra in Ucraina – ha detto Wagenknecht – può finire solo col negoziato, invece c’è una nuova escalation e c’è il grande pericolo che scoppierà una guerra europea”. E Conte ha confermato: “L’abbiamo detto dall’inizio che questa escalation ci avrebbe portato solo sul baratro della terza guerra mondiale. Se l’obiettivo è quello di riportare una sconfitta militare sulla Russia, dobbiamo dire con chiarezza che questa è una follia. Senza per questo essere accusati di essere filoputinisti”. Intanto, Italia viva sta pagando lo scotto dei veti del M5s, come è successo in Liguria, dove i renziani sono stati tenuti fuori dalla coalizione che sosteneva il candidato alla presidenza Andrea Orlando. “È nato un altro partito, che fa del tema della coalizione e delle alleanze un elemento essenziale”, ha chiosato il capogruppo renziano al Senato Enrico Borghi. “Avendo da tempo espresso che non accettiamo veti su di noi ma non ne poniamo, il M5s partecipi a una stagione di alternativa rispetto al Governo destra-centro, tenendo conto del rispetto di tutte le altre culture e forze politiche alternative alla destra”.


di Duilio Vivanti