Il diktat di Conte: “O il M5s resta progressista o avrà un altro leader”

giovedì 21 novembre 2024


Giuseppe Conte detta le condizioni per restare alla guida del Movimento 5 stelle. Il presidente dell’universo pentastellato, in maniera inusuale, lancia, intervistato da Repubblica, un vero e proprio diktat. “Se dalla Costituente – afferma – dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora dalla mia leadership, mi farei da parte. Si chiama coerenza. Se questa scelta di campo progressista venisse messa in discussione, il Movimento dovrà trovarsi un altro leader”. Parole, in apparenza, inequivocabili. Eppure l’atteggiamento ondivago, l’ambiguità politica dell’ex premier, portano, in fase di analisi, a una qualche forma di cautela. “Da oggi a domenica i nostri iscritti potranno votare online e decidere quel che saremo. Abbiamo un obiettivo ambizioso, che culminerà con l’assemblea costituente di sabato e domenica: rigenerarci, scuoterci, dare nuove idee al Movimento. Nessuno lo ha fatto con coraggio e umiltà, come stiamo facendo noi”.

Anche sull’alleanza col Pd, Conte non vuole essere frainteso. “La mia linea – dice – è stata molto chiara. Non ho mai parlato di alleanza organica o strutturata col Pd. Nessun iscritto al M5s aspira a lasciarsi fagocitare, ma la denuncia di questo rischio non può costituire di per sé un programma politico”.

Secondo Conte, “gli iscritti sono chiamati a decidere e hanno la possibilità di cambiare tante cose. Anche i quesiti sul garante (Beppe Grillo, ndr) sono stati decisi dalla base. Io non ho mai inteso alimentare questo scontro. Sono sinceramente dispiaciuto che in questi mesi abbia attaccato il Movimento. Se dovesse venire, potrà partecipare liberamente all’assemblea. Forse la sensazione di isolamento l’avverte chi pontifica dal divano vagheggiando un illusorio ritorno alle origini mentre ha rinunciato da tempo a votare e portare avanti il progetto del Movimento. L’ultimo giapponese rischia di essere lui, ponendosi in contrasto con la comunità”. Sui risultati elettorali “in un contesto di forte astensionismo, sicuramente è il voto di opinione sui territori, non collegato a strutture di potere e logiche clientelari, ad essere maggiormente penalizzato. Dobbiamo tornare ad ascoltare i bisogni delle comunità locali. E poi c’è la formazione delle liste: dobbiamo sperimentare nuove modalità di reclutamento, senza cadere nelle logiche clientelari che aborriamo”.

Come scrive il quotidiano diretto da Mario Orfeo, l’ex premier si barcamena tra spinte diverse: Beppe Grillo che cannoneggia il quartier generale da mesi, e ha cripticamente dato dell’ultimo giapponese a Conte su WhatsApp; un pezzo di base, capitanata da Danilo Toninelli in chiaro (“si è scavato la fossa da solo”, spiega l’ex ministro riferendosi al leader) e Virginia Raggi dietro le quinte, giudica semi-defunto il M5s. Poi ci sono diversità di vedute tra i contiani: Roberto Fico, Alessandra Todde e Stefano Patuanelli sono per collocare definitivamente i 5 stelle nel centrosinistra, Chiara Appendino è per le mani libere o quasi. “La mancanza di un’identità forte – sostiene l’ex sindaca di Torino – sta facendo disperdere il nostro vento nelle vele del Pd. In questo sciagurato schema ci stanno fagocitando”. Linea che ricalca quella di un consigliere privilegiato del Movimento come il direttore del Fatto quotidiano Marco Travaglio.


di Duilio Vivanti