sabato 16 novembre 2024
Federica Tartara, avvocato del foro di Genova, è finita al centro della cronaca (in qualche modo giudiziaria) per una vicenda accadutale di fronte alla dottoressa Ilaria Sichirollo, giudice del Tribunale di Venezia.
Essendo al nono mese di gravidanza, l’avvocato Tartara ha chiesto il rinvio dell’udienza per legittimo impedimento così come del resto previsto anche dal Codice di procedura penale all’articolo 420 ter comma 5-bis. E del resto, aggiungiamo noi, compiere un viaggio tra il capoluogo ligure e la città lagunare non è proprio la cosa più indicata per chi è, appunto, al nono mese di gravidanza.
Il Cpp prevede, altresì, che “il difensore che abbia comunicato prontamente lo stato di gravidanza si ritiene legittimamente impedito a comparire nei due mesi precedenti la data presunta del parto e nei tre mesi successivi ad esso”.
Tutto risolto? Manco per niente, perché il giudice ha respinto la richiesta dell’avvocato Tartara, ha svolto ugualmente l’udienza e ha anche condannato a due anni di reclusione i suoi due clienti.
“Oggi ‒ ha scritto sui social l’avvocatessa genovese ‒ è successa una cosa che ritengo gravissima per la mia professione: avevo udienza penale a Venezia e avendo il parto previsto tra circa 3 settimane ho chiesto il rinvio per legittimo impedimento, così come prescritto espressamente dal nostro Cpp per le donne in gravidanza. Il giudice (donna) ‒ stigmatizza la legale genovese ‒ non me lo ha concesso obbligando il collega che avevo delegato a discutere un processo di cui non conosceva gli atti e condannando gli imputati. Se un giudice non è più sottoposto neppure al Codice, dove finiremo? Una donna avvocato non ha neppure il diritto di evitarsi una gravosa trasferta alla trentaseiesima settimana di gravidanza?”.
di Gianluca Perricone