#Albait: Sesso, sovranismo e Cina

venerdì 15 novembre 2024


Il titolo è già una trappola. Il sesso è una delle parole più retoriche che si possano conoscere. Si usa per richiamare l’attenzione. Come il sovranismo. Chi parla di orgoglio italiano, tra gli esponenti dei partiti italiani, lo fa sistematicamente con le mani alzate. Che si tratti di Xi Jinping, Vladimir Putin, Donald Trump, Elon Musk e persino Emmanuel Macron e Olaf Scholz o i dittatori africani, niente schiena dritta e mani sempre in alto. Inutile domandarsi se la ragione sia una paghetta o una solenne minaccia. L’impressione è che il coraggio sia assente e la tasca talvolta affamata.

I nostri sovranisti parlano di orgoglio come il pescatore che giura di aver preso l’orata da tre chili a mani nude, dello sfigato che racconta di aver fatto sesso con la star internazionale, del pacifista che aggredisce ebrei durante pogrom di cento contro uno.

Il nostro sovranista giustifica l’espansionismo russo, critica la Nato, l’Occidente, la liberaldemocrazia, cerca diamanti a Mosca o benefici in Africa o Asia, fino a delegare a Elon Musk la critica demolitoria del proprio Paese.

Solo Sergio Mattarella ha, in assenza di posizioni del governo, protestato per la vile definizione di ‘autocrazia’ rivolta alla nostra magistratura da parte di Elon Musk, conoscitore di costituzioni italiane come un idraulico di Tallinn.

Ora, non c’è dubbio che abbiamo un problema con la giustizia in Italia, ma la critica interna è dibattito necessario, la critica straniera è aggressione. Nelle parole del futuro ministro dell’efficienza statunitense, nessun sovranista italiano ha difeso l’Italia. Il nostro è un sovranismo a mani alzate.

E poi c’è la costante voglia dei sovranisti o dei populisti di tradire gli interessi nazionali. Nella poco seguita visita di Stato che ha condotto Sergio Mattarella ad incontrare Xi Jinping, ad esempio.

Non si tratta di un riposizionamento dell’Italia dopo la vittoria elettorale di Trump negli Usa. Iniziative di questo tipo richiedono lunga gestazione. Sappiamo bene che la Cina è benevola nei confronti della Russia. Sappiamo che la Russia disprezza noi italiani e noi europei e vuole ‘rieducarci’. La Russia è anche alleata con l’asse del male iraniano ma anche di tutte le peggiori mafie africane, protagoniste della tratta umana attraverso il Mediterraneo. Eppure, noi abbiamo organizzato una visita di Stato per ‘un nuovo capitolo della cooperazione Cina-Italia’. Bilancia commerciale alla mano, una riedizione del principio di esportazione di tecnologia italiana contro beni di consumo cinesi.

La Cina è un Paese con mezzo miliardo di persone agiate o ricche, che ha colonizzato l’Africa e drenato tecnologie dall’Occidente, spesso ha rubato brevetti. Cinesi sono molte basi commerciali e logistiche a sovranità limitata per i Paesi ospitanti. Quando la Cina investe, smantella le linee produttive dell’ospite, acquisisce le tecnologie e del know how, rilocalizza in Cina.

La Cina ha copiato le tecniche del capitalismo occidentale e si è arricchita molto, ma non è un Paese liberale. Istituzionalmente sono comunisti. I principi che lo Stato segue sono tassativi. Nessuno può disubbidire ai desiderata della nomenclatura statale o di partito. Un difficile equilibrio che coniuga la ricchezza più sconfinata e politiche coloniali ferree.

Per i cinesi la sovranità è un paradigma, come per Putin. A Hong Kong come a Taiwan, nell’Asia continentale, dal Tibet fino a Vladivostok e dal Polo Nord fino al Pacifico, i cinesi pretendono di comandare, non di governare. La Cina, tanto quanto Putin, pretende dominio di territorio, menti e corpi.

Il progetto cinese della Via della Seta era un modo per stabilire il controllo cinese, anche giuridico, su buona parte del commercio mondiale. L’Occidente ha contrastato questa ambizione di Pechino. Abbiamo sedotto l’India con il progetto alternativo della via del cotone. L’alternativa proposta era giuridica e culturale, basata su principi e usi condivisi da tutti.

Mattarella che stringe la mano a Xi Jinping mette in crisi questa prospettiva. Tale è la sproporzione tra Italia e Cina che le nuove partnership commerciali e industriali, non cambiano la strategia commerciale italiana, ma promettono cessione di sovranità.

Ne vale la pena? Le partnership con Cina e Russia, quando sproporzionate, hanno prodotto povertà, in Europa come in Africa. La Cina ha una strategia collaudata e vincente. Ha capacità produttive e commerciali che i russi non hanno. Penetra nel mondo senza armi tonanti, anche se le costruisce e un giorno le userà. Ancora oggi vuole portare a casa tecnologia e influenza. Per conquistare l’Europa e l’Africa usa le stesse cannoniere del capitalismo, vale a dire i ‘tenui prezzi delle merci’. Per tenere bassi quei prezzi, usa la leva ‘dell’esercito industriale di riserva’ dei lavoratori poveri cinesi. Usa l’analisi marxista al capitalismo per puntarla contro l’Occidente e sbaragliarlo, per cancellare un giorno libertà e democrazia. I russi, non più solo comunisti, sono più diretti e violenti, usano le armi, l’unica cosa che hanno. Perdono più uomini ogni giorno di quanti se ne perdessero durante la Prima Guerra Mondiale, ma proseguono la loro guerra inutile, se non si comprende che la loro cultura pretende il dominio.

Un Occidente che canta sesso e samba, parla di sovranità e svende tutto, perde la propria anima, si sottomette.

L’alleanza tra Cina e Russia non è tattica, ma strategica. Puntano a demolire le liberaldemocrazie. Cedere alle cannoniere dei ‘tenui prezzi delle merci’ basati su sfruttamento e schiavitù, sulla mafia e sul sovvertimento dei principi di competizione e libertà è un grave errore. Cedere la libertà lo vediamo a cosa porta: la Russia, senza libertà e con un’informazione parziale e propagandistica conta quasi un milione di morti in battaglia.

La diplomazia del sovranista bugiardo ci aggrega alla compagnia del terrore. E non c’è sesso senza amore e libertà. Cinesi e russi lavorano per produrre una gerarchia di comando dove l’Italia senza spina dorsale non sarà citata. Recuperiamo la dignità. Ne va della nostra esistenza come popolo arruffone ma libero. Anche se l’amore non vuole pensieri, qualcuno siamo costretti a esprimerlo.


di Claudio Mec Melchiorre