Landini, un generale segretario

venerdì 8 novembre 2024


Da segretario generale della Cgil a un “irresponsabile demolitore della rappresentanza sindacale”. In pochi giorni, ecco che la figura di Maurizio Landini è passata sotto la lente d’ingrandimento per il suo inneggiare a una rivolta sociale. “Non è così che si promuovono e difendono le istanze dei lavoratori. La funzione del sindacato non può ridursi all’utilizzo di una forma di demagogia strumentale e pericolosa, che apre solo alla disgregazione, impoverendo il ruolo strategico delle rappresentanze sindacali”, ha dichiarato la vicesegretaria di Forza Italia Deborah Bergamini. Che poi inizia a ragionare: “O non ci sono idee né programmi o Landini cerca scompostamente ai danni del sindacato di occupare spazio politico nella sinistra radicale, usando spregiudicatamente persino i suoi tesserati”, ha aggiunto la vice capogruppo del partito alla Camera.

“Non possiamo più accettare il livello di diseguaglianze sociali, quindi non ho proprio nulla da rettificare, anzi voglio rilanciare con forza la necessità di una rivolta sociale”, ha ribadito il giornata il segretario generale – anzi, per via dei suoi toni belligeranti è più corretto dire il generale segretario – Maurizio Landini, durante la manifestazione del trasporto pubblico locale a Porta Pia. “Io penso che più che il rischio di rivolta sociale, come dice Landini, ci sia un’altra fase che vive il Paese che è una fase molto pericolosa, che è peggio di una rivolta sociale, che è una fase si scollamento, di rassegnazione”, ha ragionato Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, provando a interpretare le parole del sindacalista. “Lo vediamo con la gente che non va a votare, che dimostra che non crede più nella politica, che sia la soluzione. La fase della rassegnazione è peggiore della rivolta, perché i lavoratori si rinchiudono nella loro condizione, provando a difendersi da soli. Se si difenderanno da soli i lavoratori non riusciranno a emergere”, ha chiosato Palombella. “Le parole incendiare del segretario della Cgil Maurizio Landini che incita alla rivolta sociale sono gravissime e irresponsabili. Tutti siamo impegnati a migliorare le condizioni dei lavoratori, anche e soprattutto il Centrodestra ed il consistente taglio del cuneo fiscale reso strutturale in Legge di Bilancio, apprezzato anche dalla Cisl, lo dimostra. Landini pesi le parole e ripassi la storia: non c’è bisogno di cattivi maestri”, ha affermato il presidente di Noi Moderati, Maurizio Lupi.

Anche Carlo Calenda ha detto la sua, provando a smascherare la militanza di stagione del segretario della Cgil. “Ero al Ministero quando la produzione di vetture passava da 400mila a 750mila senza che Sergio Marchionne chiedesse incentivi e mentre tu inveivi contro Fca. Più che altro dov’eri tu mentre la produzione crollava e tu rilasciavi interviste a La Repubblica su ogni argomento dello scibile umano senza mai, dicasi mai, nominare John Elkann. Aspetto la querela. Oramai è più di un anno”, ha scritto in una nota il leader di Azione.

E ancora Antonella Zedda, senatrice di Fratelli d’Italia, ha paragonato Maurizio Landini a un “cattivo maestro, figura che speravamo appartenesse soltanto al passato crudele e violento degli anni Settanta”. Ma le critiche piovute sul capo del segretario negli ultimi giorni sono tutt’altro che finite. Al senatore Salvo Sallemi “fa rabbrividire che il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, si auguri una rivolta sociale. Pesare le parole è una responsabilità necessaria, soprattutto in un periodo storico in cui i facinorosi dei centri sociali hanno ritrovato nelle strade italiane una preoccupante intraprendenza. Landini, nel bene supremo del dibattito civile, dovrebbe chiedere scusa per il termine inopportuno”, ha dichiarato il vice capogruppo di Fratelli d’Italia.

“Questo governo sta guidando con impegno e fermezza il nostro Paese in una fase complessa, creando le condizioni per nuove assunzioni e un clima di fiducia per gli investitori e i mercati. A chi giova alimentare tensioni e mettere l’uno contro l’altro? A nessuno, men che meno ai lavoratori, che infatti sono sempre più lontani da un sindacato lontano dai loro bisogni concreti. Certe affermazioni non meritano di passare sotto traccia perché in questo delicato frangente storico non c’è affatto bisogno di caos o di destabilizzazione, ma sono convinta che i lavoratori italiani non cederanno a certe pulsioni distruttive e autodistruttive. C’è invece bisogno di un dialogo tra politica e parti sindacali, purché sulla base di una reciproca legittimazione”. Questa la nota dell’onorevole Erica Mazzetti, deputata di Forza Italia.

E infine, anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso è intervenuto sulla questione: “Questo governo rende strutturale il più significativo taglio del cuneo fiscale mai nemmeno immaginato. Si allarga la base occupazionale del Paese, in questi due anni quasi 900mila posti di lavoro in più. Noi parliamo con i fatti e non voglio nemmeno giudicare le parole, anche qualche parola di troppo. I fatti già di per sé contano”, ha dichiarato al margine del Salone della Giustizia il titolare del dicastero.


di Eugenio Vittorio