martedì 29 ottobre 2024
Botte da orbi, direbbe Totò! Ormai lo scoramento per il parterre politico dell’opposizione ha raggiunto l’apice al punto che anche i teorici “amici” non riescono a lesinare critiche. Così capita che persino Carlo Verdone, in una lunga intervista a Daniele Priori su Libero per la conclusione della Festa del Cinema di Roma, si sia esposto politicamente.
Sul tentativo del Partito democratico a guida Elly Schlein di avvicinarsi ai giovani e accaparrarsi i loro voti, il cineasta e attore romano ha dichiarato: “Non siamo in America dove Eminem che dà la mano alla Harris può spostare qualcosa. Qua da noi la musica non ha mai cambiato nulla”. Il riferimento non è affatto casuale e lo spiega lo stesso Verdone: “Quanto alla Schlein, che vada pure sul palco di J-Ax (al Forum di Assago, ndr) ma mi piacerebbe sentirla parlare in maniera un pochino più diretta dei problemi delle persone uscendo dai soliti cliché”.
In effetti, nessuno ha ancora capito che direzione vogliano prendere Elly & Co.: sono tutti talmente tanto impegnati a non scomparire dalla scena politica che si sono dimenticati la cosa più importante, ovvero che identità dare al partito e quali azioni possono essere concretamente messe in atto per far sì che lo scollamento tra la politica e i cittadini torni a diminuire.
E sul tentativo di rilanciare i “fasti” del partito ex comunista, tirando in ballo Enrico Berlinguer, Verdone non è più tenero: “Berlinguer è un personaggio del passato, oggi non interessa più perché è passato troppo tempo, fa parte di un’altra epoca, è cambiata la società. La gente oggi vota solo chi fa pagare di meno…”.
Ma il comico non si limita a constatare la desolazione a livello nazionale, con il maggiore partito all’opposizione che ha abdicato totalmente al proprio ruolo al punto che non si è mai sentita una riflessione sui diritti dei lavoratori. Verdone ama Roma e quindi non può mancare un commento amaro sulla gestione dei lavori per il Giubileo da parte del sindaco Gualtieri: “Certo, tutti insieme… Sono molte le cose che mi farebbero scappare da Roma: su tutte il gran casino del traffico e la scarsa manutenzione… Poi, però, da un lato dico così, ma dall’altro penso che Roma è la mia città, sono nato qui e in realtà la mia unica speranza è vederla trasformata in meglio”.
E conclude: “Purtroppo è un’epoca in cui non ci sono eccellenze politiche. Non solo in Italia”.
Ancora una volta, Verdone riesce a dare voce a un sentimento diffuso nella società e questa volta lo fa non tramite uno dei suoi personaggi, ma da cittadino senziente che ha a cuore il destino della propria città e del proprio Paese.
Perché, in fondo, anche noi “avversari politici” auspichiamo una rinascita del dibattito democratico, con partiti di opposizione degni di questo nome, che abbiano una visione a lungo raggio e soprattutto che mettano al primo posto il benessere di questa disgraziata Italia. Soprattutto in un momento storico come quello che stiamo vivendo, bisognerebbe uscire dalla logica del nemico da abbattere. Perché chi ci rimette sono tutti i cittadini, i diritti e la democrazia. Che sarà pure un sistema pieno di criticità, ma rimane comunque quello più auspicabile a confronto con dittature e autocrazie di vario tipo, dove l’unica certezza è che gli esseri umani non contano niente.
di Claudia Diaconale