Il baratro dell’inciviltà

giovedì 17 ottobre 2024


Gli ordinamenti sovrani nacquero per impedire agli uomini di farsi la guerra tra loro, ma poi città, Stati, nazioni imperi si sono costruiti con guerre, d’indipendenza o di conquista, nate anche da spinte ideali, di libertà o di grandezza e non solo da conflitti d’interessi materiali. Ci sono anche quelli, ma l’essere umano ha anche sentimenti dell’anima e idee dello spirito. Oggi si pensa che Troia ostacolasse i commerci degli achei, ma Omero narra di coloro i quali vollero difendere l’onore di un vecchio re tradito dalla consorte con un giovanotto. Ci è voluto molto tempo perché il genere umano s’accorgesse ch’esse generarono “infiniti lutti” non solo “agli achei”, ma a tutte le nazioni. Ci vollero le armi sempre più letali e guerre sempre più estese, fino ai due conflitti mondiali. Del resto, Immanuel Kant previde un conflitto mondiale catastrofico per convincere l’umanità a concepire l’ideale di un Foedus Amphictyon e Napoleone Bonaparte mosse guerra all’Europa con la prospettiva di federarla e vaticinò che dopo di lui, prima o poi, si sarebbe confederata.

Dalle due Guerre mondiali del XX secolo, infatti, sono state concepite: delle organizzazioni internazionali universali, prima la Società delle nazioni e poi l’Organizzazione delle Nazioni Unite, con tutta una serie di agenzie specializzate; poi delle organizzazioni intergovernative regionali, quali il Consiglio d’Europa o l’Unione africana; infine, degli organismi supernazionali d’integrazione economica e sociale e di cooperazione politica, il più complesso dei quali è l’Unione europea. Intanto, già dai primi anni del Novecento con la Corte permanente d’arbitrato, si costituirono le Corti internazionali all’Aja. L’Organizzazione delle Nazioni Unite può anche costituire contingenti a garanzia della pace: i caschi blu. Non è che nel mentre non siano mancate guerre atroci ma, quando erano lontane dai benpensanti benestanti, questi si voltavano dall’altra parte, come nel caso dei conflitti tribali in Congo.

Solo quando hanno toccato giacimenti petroliferi, come in Iraq, o hanno interessato zone delicate dell’Europa, come i Balcani, ci sono fischiate le orecchie. Con l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa è iniziata una situazione di violazione di tutto quello definibile come lo statuto complessivo della comunità internazionale che si era, via via, costruito. Si fa una guerra ma si nega la parola. Si parla di “opposizione militare speciale”. La Russia, liberatasi dal comunismo sovietico, esce dal Consiglio d’Europa, nel quale era stata accolta, per timore d’essere fortemente sanzionata dalla Corte europea dei Diritti dell’uomo per le sue fragrantissime violazioni degli stessi. La Corte penale internazionale dell’Aja emette un mandato di cattura verso il presidente Vladimir Vladimirovič Putin. Altri capi di Stato, che pure hanno ratificato lo statuto della Corte, se ritengono convenga loro, non solo non procedono all’arresto, ma lo ricevono con tutti gli onori. In Medio Oriente, da un lato un’organizzazione terroristica, giudicata tale anche dalle Nazioni Unite, e che si è macchiata di violenza, strage e sequestro di persone, è trattata come se fosse un governo legittimo con un proprio esercito regolare. Sul fronte opposto combattere la vittima del terrorismo, uno Stato rappresentativo di tipo europeo, che però è sotto assedio.

Dato che esso è continuamente attaccato da un’altra organizzazione terroristica, che agisce dal territorio del Libano, Stato legittimo e sovrano riconosciuto dalla comunità internazionale, invece che trattare un aiuto alle sue forze armate per debellare il gruppo terroristico, passa a combattere sul suo territorio e, poiché è presente un contingente dei caschi blu dell’Onu, sotto comando italiano, ed è presente anche un’altra nostra unità con compiti di addestramento delle truppe libanesi, ci spara contro. Persino pretende di comandare ai caschi blu e, quando questi eccepiscono essere le Nazioni Unite le uniche alle quali sono agli ordini, allora scrive al segretario generale dell’Organizzazione, dichiarato persona ingrata in Israele solo qualche giorno prima, pretendendo di dettargli cosa fare. Insomma, da tutte le parti si violano le norme, anche di buona creanza, che dovrebbero vigere nel quadro istituzionale dato alla comunità internazionale per superarne l’anarchica belligerante.

La presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, è in partenza per il Libano, innanzitutto per essere tra i nostri soldati, che a questo punto rischiano la vita per tenere fede alla loro missione; poi per vedere, sul campo, cosa l’Italia può fare per sostenere l’autorità sovrana e indipendente di Beirut; inoltre, per convincere il Governo di Gerusalemme a difendersi, come è giusto, ma tornando nell’alveo dell’ordinamento internazionale. Sembra una missione impossibile, ma sono quelle azioni con cui si distingue lo statista. E la militante della Garbatella fattasi capo di Governo internazionalmente rispettato e guida dei Conservatori riformisti in Europa, può farcela. Mica è una pavida democristiana.


di Riccardo Scarpa