mercoledì 2 ottobre 2024
Carlo Calenda attacca il Pd. E questa non è una novità. L’originalità dell’ennesima invettiva riguarda le connessioni tra il partito e lo storico quotidiano d’informazione della sinistra: la Repubblica. Soprattutto, le presunte sinergie tra i dem e John Elkann, che edita il giornale attraverso Gedi, una controllata della holding Exor. “La situazione dell’automotive – afferma il leader di Azione – narra un bollettino di guerra e non so quanto il Governo l’abbia chiaro. Non c’è solo la cessione delle attività di Stellantis, ma è tutta la filiera a essere travolta dalla doppia crisi di Stellantis e della Germania. L’ad Carlos Tavares non deve chiedere cosa dobbiamo fare noi, ma dirci cosa vuol fare lui”. Lo spiega in un’intervista al Fatto Quotidiano Calenda, che aveva chiesto un’iniziativa unitaria delle opposizioni per convocare in Parlamento i vertici dell’ex Fiat. Ieri l’ad Carlo Tavares ha accettato di essere sentito l’11 ottobre. In ogni caso, secondo Calenda, il Pd su Stellantis non si è mai sbilanciato. “Infatti credo che ci sia nella sinistra italiana un problema con gli Elkann e con i loro giornali, a partire da Repubblica. Elkann ha fatto una cosa geniale comprandola con quattro soldi, e distruggendola, così da coprirsi a sinistra. Questa però dovrebbe riconquistare il voto degli operai piuttosto che ingraziarsi Repubblica”.
In un’intervista al Messaggero Calenda spiega che quello che si chiede a Tavares è “un piano industriale, non una passerella mediatica. Vogliamo sapere quali modelli produrrà Stellantis in Italia e dove, fabbrica per fabbrica”. “Questi signori ci hanno già venduto il Colosseo più di una volta, chiedendo incentivi in cambio di investimenti e poi lamentando che siccome c’è la crisi, gli investimenti saltano. Serve un piano di settore da approvare a Bruxelles in tempi rapidi. E serve un taglio ai costi dell’energia per le fabbriche automobilistiche, che vanno assimiliate alle aziende energivore”. Ai microfoni di Rai News 24 Calenda dice la sua anche sulle divisioni tra le forze del centrosinistra dopo le dichiarazioni di Giuseppe Conte sulla fine del campo largo. “L’autocertificazione della morte del campo largo non ci riguarda perché noi non ne abbiamo fatto parte”. Calenda fa riferimento all’esempio della collaborazione di Azione nell’amministrazione dell’Emilia-Romagna. “Lì abbiamo governato bene perché lì era più facile, ma a livello nazionale il campo largo è un gioco. Il punto è se le opposizioni sono in grado di far accadere qualcosa, l’abbiamo fatto su salario minimo, ora facciamolo sull’automotive”.
di Duilio Vivanti