E adesso fuori il premierato dalla naftalina

lunedì 30 settembre 2024


Giorgia Meloni ha condotto il suo viaggio nordamericano alla grande. Dal ritiro del premio dell’Atlantic Council Global Citizen Awards, all’Assemblea generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, al convegno contro le droghe promosso dalla Casa Bianca è passata, con una concretezza non consueta ai politici italiani in trasferta, agli incontri con i maggiori imprenditori transnazionali per invitarli ad operare in Italia. La premier ha pensato, cioè, anche all’espansione del reddito e del numero di posti di lavoro. Poi, tornata in Patria, è stata obbligata, dalle scadenze, ad occuparsi dei difficili problemi di bilancio. Cerca di mettere sotto controllo un deficit dalle dimensioni colossali, accumulato da decenni di allegria spendereccia della sinistra e di acquiescenza democristiana.

In tutto questo sembra messa al momento da parte la riforma costituzionale del premierato, cioè quella forma di “consolato romano”, però a lunga scadenza, tra capo dell’Esecutivo e capo dello Stato, pensata per generare stabilità di governo. È proprio quella stabilità, però, a far prendere in considerazione, agli imprenditori esteri, l’Italia come possibile sede delle loro attività. Poi è anche indispensabile una giustizia civile più rapida. Infatti gli stessi imprenditori, in caso di controversie, devono sapere, a fine anno, se mettere certe partite all’attivo o al passivo. Carlo Nordio dovrebbe pensare anche al processo civile. Le riforme non sono meno urgenti dell’ordinaria amministrazione.


di Riccardo Scarpa