lunedì 30 settembre 2024
Un foglio bianco e una penna sono una finestra da cui possiamo affacciarci, una persiana che si alza, una gabbia che si apre, un muro che crolla, un’astronave nello spazio, un passaggio sotterraneo, una botola segreta, un faro nella notte, un veliero corsaro attraccato in rada, un galeone che salpa, un’onda in alto mare, un posto in cui rifugiarsi, un ricordo da strappare, una memoria indelebile, un tempo in cui tornare, un viaggio nel passato, la nostalgia del futuro, una chiave da girare, un prato di neve d’attraversare, un tratto di strada, un modo per ritrovarsi, uno sguardo verso l’esterno, un salto nell’oltre, una porta che si spalanca, una possibilità per essere liberi, due ali per volare, una lettera da scrivere, gli strumenti per scavalcare un cancello, un amore da vivere, una storia da rivivere, una voce di dentro. Alcuni miei amici mi chiamano “il poeta della politica”. Hanno ragione.
Ma lo vedete anche voi che la classe politica frusinate è la stessa di trent’anni fa? Le persone sono quasi sempre le stesse, i metodi sono rimasti gli stessi, i giovani a cui è concesso di emergere sono portatori del vecchio. E ci sono tantissime persone di qualità, preparate e innovative, geniali e creative, dirompenti e ragionevoli, a cui viene negato sistematicamente di cambiare questa situazione, che io definirei “il pantano”, impedendo alle idee più valide e innovative, d’incidere in maniera fattiva sulla realtà politica, attraverso le gambe di persone valide. Perché le idee camminano sulle gambe delle persone. C’è un problema generazionale in città ed è un problema politico grande come una casa. E la casa, tra l’altro, è anche pericolante. Quella di cui sto scrivendo, è una questione che si può riscontrare facilmente a livello locale come pure, purtroppo, a livello nazionale. Le due fotografie, di entrambi i livelli politici, si assomigliano molto: un mondo di figure arcaiche e superate.
Starei quasi per scrivere giurassiche. Immerse in un sistema autoreferenziale e statico. Immobile. Ovviamente, sto generalizzando, perché – per fortuna – esistono anche delle eccezioni alla norma. Ma i vecchi al potere, gli attuali politicanti sono ormai al tramonto e stanno vivendo quel periodo della loro vita politica in cui cercano di spostare sempre un po’ più in là il punto di caduta, che inesorabile condurrà al declino d’una carriera sempre vissuta all’inseguimento del potere e al mantenimento del potere. Che soddisfazione! Contenti loro, contenti tutti! Sinceramente, provo per loro un senso di compassione, mi dispiace per loro. Vederli così, consumati dal potere e dalla sete di dominio. Maschere. Che rifuggono qualsiasi specchio. Eppure, io voglio un bene immenso a questi personaggi che hanno perduto la loro personalità. A destra come a sinistra, al centro come altrove, infatti, abbiamo una classe politica ormai vecchia, logorata, che si presenta in modo vecchio, parla un linguaggio per vecchi e allontana le nuove generazioni dall’impegno civile e civico, sociale e militante.
Salvo, poi, utilizzare i ragazzi e gli studenti per i propri fini egoistici e a scopo elettorale. I giovani vengono chiamati in causa, spesso e volentieri, soltanto per strumentalizzarli meglio oppure come decorazione. Ma non è semplicemente un fatto anagrafico, visto che abbiamo la stessa classe dirigente di trent’anni fa. Sono sempre le stesse persone che, a Frosinone, detengono responsabilità politiche, istituzionali e amministrative. C’è necessità di rompere questo vecchio schema conservatore e trasversale, bisogna sparigliare le carte, dire qualcosa di vero, di eretico, capace di trasformare e umanizzare il dibattito politico. Provo a dirne una: l’amore sopra la paura. Senza amore non c’è politica. E i politicanti di oggi, non credono più nell’amore.
(*) Presidente dell’Associazione Frosinone al centro
di Pier Paolo Segneri (*)