Rai, Renzi: “Noi facciamo l’opposizione e Conte la stampella del Governo”

venerdì 27 settembre 2024


Matteo Renzi rimanda al mittente le accuse ricevute dall’inizio della Legislatura. Se prima era tacciato d’intelligenza col nemico ora, dopo le nomine del Consiglio d’amministrazione Rai inveisce contro i suoi detrattori di sempre: i pentastellati. “La scelta del Pd – afferma l’ex premier – era condivisa da tutti. Poi Giuseppe Conte si è tirato indietro perché lui è così: quando vede mezza poltrona ci si butta. Noi facciamo opposizione, Conte fa la stampella. E per un posto in Cda va bene allearsi con chiunque. Del resto è la sua storia a dire questo: premier con Matteo Salvini e poi con Nicola Zingaretti, alleato del Pd ma complice di Fratelli d’Italia. I 5 stelle erano un partito contro il sistema, oggi pur di sistemare qualcuno, si alleano con chiunque”. Lo dichiara il leader di Italia viva in un’intervista alla Stampa sulla spaccatura tra le opposizioni sul voto per il Cda Rai. Quanto alla possibilità di raggiungere il quorum nei referendum osserva: “Vediamo. Intanto noi faremo una grande campagna contro la burocrazia perché questo è il tema del referendum sull’autonomia. Per la cittadinanza, per una questione di civiltà e contro l’atteggiamento dei grillini che ancora una volta fanno da stampella a Giorgia Meloni. E contro la cancellazione del Jobs Act. Sarà difficilissimo fare il quorum ma se accade, Giorgia rischia di andare a casa”. Riguardo al campo largo “non so se noi e i 5 stelle riusciremo a convivere. E non so nemmeno se i 5 stelle si divideranno due stelle a mezzo con Conte e due stelle e mezzo con Beppe Grillo. La mia impressione è che Conte non voglia fare la battaglia contro Meloni, ma contro il Pd. Quello che so è che noi siamo disponibili a creare un’alleanza per vincere. Ma non è che ce lo ha ordinato il dottore”.

Anche l’ex sodale di Renzi, Carlo Calenda, leader di Azione, attacca a testa bassa il Movimento 5 stelle e Alleanza verdi e sinistra. Il tema è sempre legato alle nomine del nuovo Cda della tivù pubblica. “Quello che avevamo deciso con tutte le opposizioni era di non partecipare al voto”, chiarisce davanti alle telecamere di Sky start. “Per onore della verità, perché la devo dire tutta, i 5 stelle non avevano esplicitato l’impegno chiaro di non partecipare al voto in commissione, come aveva fatto Avs. Poi Conte ha visto la possibilità di avere un consigliere Rai e si è buttato a pesce”. Più tardi, si microfoni della trasmissione L’attimo fuggente condotta da Luca Telese e Giuliano Guida Bardi, sulla Fm di Giornale Radio, afferma che “Avs ha preso un consigliere nel Cda Rai con 45 voti. Avevano preso una posizione pubblica. È triste che poi si siano fiondati per prendere l’opportunità di fregare un altro dell’opposizione. Se facciamo opposizione così credo che sia sbagliato”. Poi rimarca: “L’opposizione insieme aveva deciso di disertare i voti in commissione. Con Elly Schlein eravamo rimasti d’accordo che avremmo fatto la stessa cosa in Aula, poi sono entrati Avs e 5 stelle. Non sono mai d’accordo sull’Aventino come principio, tuttavia questa volta c’era un impegno a fare una riforma della Rai”.

Intanto, è convocata per martedì 1 ottobre alle 12.30 l’assemblea plenaria degli azionisti Rai, Ministero dell’Economia Ministero dell’Economia e Siae, per la nomina del nuovo Consiglio d’amministrazione, composto da Simona Agnes, Giampaolo Rossi, Alessandro Di Majo, Federica Frangi, Antonio Marano, Roberto Natale e Davide Di Pietro. Già nel primo pomeriggio, è prevista la prima seduta del nuovo Cda, chiamato a nominare Rossi amministratore delegato e Agnes presidente. La nomina del presidente, come noto, per diventare efficace deve ottenere il voto a maggioranza qualificata di due terzi in Commissione di Vigilanza. La riunione della bicamerale potrebbe tenersi entro una settimana. Durante la prima seduta del nuovo Cda, l’ad potrebbe anche procedere già alla nomina del direttore generale. E proprio in Commissione di Vigilanza, come testimoniano le stoccate di Renzi e Calenda, si consuma il dramma interno al campo largo. Con divisioni, accuse e voltafaccia. La maggioranza di centrodestra, invece, si presenta compatta all’appuntamento.


di Manlio Fusani