lunedì 23 settembre 2024
Quello che ci attende si profila un autunno caldo – non solo a causa delle immancabili mobilitazioni dei sindacati, ma anche per gli appuntamenti che riempiranno il calendario politico. Tra la fine di ottobre e la fine di novembre, infatti, quasi 7 milioni di cittadini voteranno per il rinnovo dei consigli regionali di Emilia-Romagna, Liguria e Umbria. Non sbilanciamoci: è azzardato definire questa tornata elettorale come un giudizio di metà mandato sul Governo in carica. Ma sarà una cartina al tornasole per verificare gli umori degli elettori. Risponderanno a un quesito fondamentale: credete che la vostra regione (e, indirettamente, il Paese) stiano percorrendo la strada giusta?
Due delle tre regioni chiamate alle urne sceglieranno il presidente prima della scadenza naturale della legislatura. Il voto anticipato in Liguria è una conseguenza dell’accanimento giudiziario nei confronti dell’ex presidente Giovanni Toti, indagato per un presunto caso di “corruzione” e costretto a dimettersi. Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna dal 22 dicembre 2014, ha lasciato l’incarico dopo essere stato eletto europarlamentare. L’Umbria, invece, si esprimerà al termine del mandato di Donatella Tesei, esponente della Lega. Se nel cuore verde d’Italia è confermata la candidatura della presidente uscente, in Liguria e in Emilia-Romagna il centrodestra ha privilegiato il mondo civico. Da un lato, ha investito sul sindaco di Genova Marco Bucci per scongiurare l’affermazione del “fronte dei no”, capeggiato dal dem Andrea Orlando. Dall’altro, ha puntato su un profilo pragmatico e moderato per provare a espugnare l’Emilia-Romagna: Elena Ugolini, preside del liceo paritario Malpighi di Bologna e già sottosegretario al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca durante il Governo Monti.
Escludendo le sorti delle amministrazioni (più o meno apprezzate, illese o travolte dagli scandali dell’ultima ora), c’è un elemento che accomuna le protagoniste del voto: sono state governate a lungo da Pci-Pds-Ds-Pd e hanno storicamente premiato, con gradazioni variabili, le forze di sinistra. Ma l’egemonia rossa ha cominciato a incrinarsi quando i figli e i nipoti dei comunisti si sono blindati prepotentemente nelle macchine regionali, impiegandole per mantenere lo status quo e per agevolare i loro amici. Così gli elettori smarriti e confusi delle (ex) roccaforti hanno preferito orientarsi a destra. Analizzeremo le Regionali servendoci delle valutazioni in uso negli States per indicare la probabilità di vittoria: solid (vantaggio incolmabile), likely (vantaggio sostanziale), lean (vantaggio lieve) o toss-up (testa a testa).
Liguria: la magistratura è entrata a gamba tesa in campagna elettorale. Il processo al governatore Toti è strumentalizzato dai forcaioli del campo largo, che perseverano nello sciacallaggio mediatico. Forse, il calvario di Toti potrebbe indurre i liguri a sbarrare il nome di Marco Bucci in segno di solidarietà. Sta a lui scegliere se proporsi quale erede dell’esperienza totiana o se affrancarsi dalla sua immagine. Ricordiamo che cinque anni fa il movimento arancione (22,6 per cento) sbaragliò la concorrenza e fece balzare Toti oltre il 56 per cento. Che fine farà questo abbondante pacchetto di voti? Un aumento dell’astensione tra le fila del centrodestra favorirebbe Andrea Orlando ai danni del primo cittadino genovese. Too close to call. Previsione: toss-up.
Emilia-Romagna: è difficile che l’avamposto di sinistra per antonomasia crolli. Pur partendo indietro, Elena Ugolini non si perde d’animo. Vicina alle aziende e conosciuta per il suo impegno nella didattica, è la candidata ideale di chi pensa che la regione debba essere guidata come un’impresa. La sfida con il frontman del campo largo, Michele Di Pascale, sarà incentrata sul tema della disastrosa alluvione che ha colpito la provincia di Ravenna. La giunta Bonaccini non ha realizzato un piano di sicurezza per il contrasto al rischio idrogeologico e ha speso solo un terzo dei fondi erogati dal governo dopo le calamità del 2023. Un tasto dolente che Ugolini farebbe bene a puntualizzare. Il centrodestra può migliorare la performance lusinghiera di Lucia Borgonzoni, ma la soglia della maggioranza relativa rimane lontana. Previsione: likely campo largo.
Umbria: nel 2019 Donatella Tesei staccò di 20 punti il candidato di Pd-M5s Vincenzo Bianconi, decretando la fine di un’epoca. Alle elezioni politiche del 2022 e alle ultime Europee FdI, Forza Italia e Lega hanno fatto l’en plein: l’Umbria si tinge definitivamente di blu. Tesei ha risollevato l’economia locale (nel 2021 Perugia e Terni furono tra le poche province ad aver superato i livelli pre-Covid del Pil) e ha accelerato la ricostruzione post-sisma. La sindaca di Assisi, Stefania Proietti, riuscirà a coinvolgere i cattolici e i delusi? Per ora, sembra che questo duello tutto al femminile abbia già una vincitrice. Previsione: solid centrodestra.
L’attuale congiuntura politica apre uno scenario inedito. L’implosione del Terzo polo – nient’altro che una succursale del Pd – e la scomparsa dei grillini hanno rinvigorito il bipolarismo nato nel 1994 grazie a Silvio Berlusconi. La nuova democrazia dell’alternanza vede due blocchi relativamente impermeabili, distinti e contrapposti, che non riversano il proprio consenso al di fuori dei rispettivi perimetri. O di qua o di là, per farla breve. La scommessa del Governo è ambiziosa: consolidare il suo primato di maggioranza naturale degli italiani rieleggendo un’ottima incumbent come Tesei, salvando il salvabile con Bucci e tentando l’impresa in un territorio ostile con Ugolini. Se i calcoli saranno giusti, la coalizione meloniana potrebbe riservarci delle sorprese.
di Lorenzo Cianti