venerdì 20 settembre 2024
In via di approvazione in Parlamento
le disposizioni per accelerare gli sgomberi
e punire chi viola la legge
Con l’articolo 10 del decreto legge sicurezza, attualmente in discussione in Parlamento, è prevista l’introduzione di una serie di misure particolarmente stringenti in merito all’occupazione abusiva di case. In particolare, è stabilito l’inserimento di modifiche al Codice penale e alla normativa vigente, con l’obiettivo di garantire tempi rapidi di intervento e un rafforzamento delle pene per chi occupa abusivamente immobili privati o pubblici.
Le nuove disposizioni prevedono pene fino a sette anni di reclusione per chi s’impossessa illegalmente di case o immobili, e introducono nello stesso tempo variazioni significative al Codice di procedura penale per accelerare gli sgomberi, ristabilendo così l’ordine e il rispetto della legge in una materia dove l’anarchia ha prevalso troppo a lungo. Le norme di cui trattasi, una volta in vigore, cambieranno drasticamente le regole del gioco, inasprendo le pene per chi si rende colpevole di simili atti e anche per chi organizza o incoraggia l’occupazione abusiva: sono persino previste sanzioni specifiche per chi promuove o facilita l’occupazione arbitraria con modalità organizzate o attraverso gruppi strutturati, nonché la repressione degli “accampamenti” abusivi su terreni pubblici o privati, una situazione che si è verificata frequentemente nelle periferie urbane.
È innegabile che così operando l’Italia stia compiendo un passo decisivo verso la riaffermazione della proprietà privata come pilastro della libertà individuale. Essa, infatti, in una società aperta e libera, basata sull’economia di mercato, è il perno su cui si reggono la libertà e il progresso. Senza la sua protezione, l’individuo perde la sua indipendenza e diventa vulnerabile all’arbitrio altrui: “Laddove non c’è sicurezza per la proprietà – ha scritto Richard Cobden, il politico ed economista britannico – non vi può essere libertà”. Detta affermazione può ritenersi perfettamente espressiva della logica alla base della riforma: senza protezione della proprietà, ogni altro diritto diventa fragile, e la libertà si trasforma in un concetto vuoto. Come, del resto, è stato per anni nel nostro Paese: l’occupazione abusiva è stata tollerata, giustificata e, a volte, persino romanticizzata come una forma di resistenza. Tutto ciò senza però considerare che, in realtà, chi occupa una casa illegalmente non è un paladino dei deboli, bensì un violatore dei diritti altrui. Commette chiaramente un sopruso per il quale ora, finalmente, lo Stato ha deciso di intervenire, schierandosi dalla parte dei legittimi proprietari.
Questi, non è affatto superfluo ricordate, sono stati spesso costretti a subire impotenti di fronte all’occupazione dei loro immobili, a volte anche per anni. In passato, infatti, gli sgomberi sono stati un processo incerto, soprattutto lungo e farraginoso, mentre con le norme adesso congetturate dovrebbero diventare una procedura rapida ed efficiente, oltre che risolutiva. Le autorità potranno intervenire tempestivamente, riportando l’immobile alla disponibilità del proprietario in tempi ragionevoli, evitando così che l’occupazione si cristallizzi come una situazione di fatto difficile da invertire.
Ma vi è di più. Per lungo tempo, anche sulla spinta di una diffusa mentalità anti-proprietaria, ostile al mercato e alla responsabilità individuale, l’occupazione abusiva è stata vista come una reazione legittima a problemi sociali. Ciò ha però finito per innescare una pericolosa mistificazione, aggravando contestualmente la sfiducia nelle istituzioni. La povertà e la disoccupazione sono sfide serie, da non sottovalutare. Nondimeno non possono giustificare la commissione di illeciti e la violazione dei diritti di proprietà. Esistono, infatti, strumenti di welfare per assistere chi è in difficoltà e non può ammettersi in alcun caso che il diritto alla casa possa trasformarsi nel diritto di appropriarsi della proprietà altrui. Permettere un simile atteggiamento significherebbe distruggere il tessuto sociale, alimentare l’anarchia e minare i principi su cui si fonda una società civile e ordinata.
È chiaro, pertanto, che la vera giustizia non si può realizzare e non si realizza sottraendo la proprietà a chi l’ha guadagnata con il proprio lavoro, bensì assicurando la sua protezione e il rispetto delle regole di uno stato di diritto nonché creando un ambiente in cui ogni individuo abbia l’opportunità di migliorare la sua condizione economica attraverso il proprio impegno.
Il diritto di proprietà – non bisogna mai dimenticarlo – è ciò che incentiva le persone a lavorare, risparmiare e investire. Senza la certezza che ciò che si possiede non venga sottratto illegalmente, l’incentivo a migliorare e a contribuire alla crescita economica e sociale viene meno. Quando la proprietà è protetta e rispettata, si favorisce un clima di fiducia che stimola l’innovazione, l’intraprendenza e il progresso economico. In sintesi, la protezione della proprietà è la chiave per creare una società prospera e libera.
Com’era facile prevedere, non sono mancate e non mancano critiche da parte di chi accusa le disposizioni in via di emanazione di essere troppo severe o di penalizzare le fasce più deboli. Tuttavia, le stesse non colgono il punto centrale: la protezione della proprietà privata non è una questione di classe, ma di giustizia. Molti piccoli proprietari si trovano spesso a essere le vere vittime dell’occupazione abusiva, costretti a vedere il frutto del proprio lavoro sottratto senza alcuna possibilità di recuperarlo. La nuova legge restituirà loro dignità e sicurezza, offrendo una tutela concreta e non più meramente teorica.
In definitiva, la riforma di cui trattasi rappresenta un ritorno ai valori fondanti della convivenza civile: il rispetto dei diritti individuali, la difesa della proprietà e la centralità della libertà economica come condizione per una società giusta e prospera. Con pene più severe, sgomberi rapidi e misure preventive efficaci, il potere pubblico ritornerà altresì a svolgere una funzione di servizio nei confronti della libera cooperazione sociale e a produrre sicurezza, riaffermando la sua funzione di garante della proprietà e della libertà.
In un momento storico in cui la confusione tra giustizia sociale e tolleranza verso l’illegalità ha alimentato l’instabilità, è senz’altro un segnale di cambiamento: la libertà individuale non può esistere senza il rispetto della proprietà privata, ed ora sarà finalmente sancito con chiarezza.
Come ha ricordato lo statista e filosofo tedesco Wilhelm von Humboldt: “La libertà è l’unico principio autentico che può guidare uno Stato”, e con detta legge l’Italia si avvicinerà di più a quel principio, proteggendo i cittadini da chi pensa di poter agire nell’illegalità.
di Sandro Scoppa