giovedì 12 settembre 2024
Destra e sinistra estreme sono figlie dello stesso padre: Hegel
Tra il crepuscolo dell’Illuminismo e l’alba del Romanticismo apparve Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831), filosofo dall’asciutto rigore espositivo, non esente peraltro da contraddizioni, il cui pensiero rimase centrale nella riflessione filosofica a lui successiva, sia a lui favorevole che contraria. Dalla sua scuola derivò la cosiddetta Destra hegeliana (Carl Friedrich Göschel, Hermann Friedrich Hinrichs e altri), di cui in Italia il più noto esegeta fu Giovanni Gentile, che partendo dal motto “ciò che è reale, è altresì razionale”, elaborò un’impostazione di stampo conservatore. Più nota fu la Sinistra hegeliana (Karl Marx, Friedrich Engels, Ludwig Feuerbach), che elaborò delle tesi rivoluzionarie, prendendo a modello lo speculare motto, anch’esso di Hegel, per il quale “tutto ciò che è razionale, è reale”. In ordine alla teoria dello Stato, per ciò che più da vicino ci interessa, Hegel, ricusando il contrattualismo già caro all’interpretazione giusnaturalistica, sostenne che tale istituzione era “il frutto dello spirito del popolo affermatosi nel corso della Storia, con intrinseci caratteri di razionalità”.
L’uomo non doveva opporsi al movimento della storia – oggettivamente buona – nel cui corso andavano ricomprese anche le tragedie e le sofferenze dell’umanità: chi se ne lamentava, secondo l’autore, doveva addirittura essere considerato immorale, poiché seguiva una sua idea soggettiva del bene. Essendo lo Stato un valore assoluto, nessuna giurisdizione internazionale era da ritenersi ammissibile al di sopra di esso, con la conseguenza che per Hegel erano inconcepibili organismi preordinati a risolvere le controversie tra gli Stati: la guerra sarebbe stata l’unico mezzo attraverso cui avrebbe finito con il prevalere quello Stato che era giusto dovesse vincere. Le basi per l’espansionismo guerrafondaio e per lo Stato etico, che avrebbe preso drammaticamente forma sia nel nazifascismo che nel comunismo, erano tutte presenti nella gelida teoria hegeliana, antitetica a una consolidata tradizione etica, giuridica e filosofica, che fin dagli albori della civiltà greca aveva considerato lo Stato come tutore dei diritti dell’uomo, e non quest’ultimo come asservito al primo.
Non sono state casuali le somiglianze delle divise dei Vopos dell’ex Repubblica democratica tedesca, con quelle delle milizie naziste (Sant’Agostino scriveva che “anche la forma è sostanza”). In occasione del patto di non aggressione tra l’Unione Sovietica e la Germania nazista, stipulato il 23 agosto 1939, da Vjačeslav Michajlovič Molotov e Joachim von Ribbentrop a Mosca, nella capitale russa sventolavano nella Piazza rossa, numerose bandiere del medesimo colore, dove l’unico segno distintivo era che al centro di quelle naziste c’era la svastica, e in quelle comuniste la falce col martello. Tornato a Berlino, l’ambasciatore tedesco disse ad Adolf Hitler: “Mio Fuhrer, sembrava di assistere a una parata dei nostri Camerati”. Ma non si trattava di una mera consonanza cromatica, bensì della drammatica sintonia tra due ideologie liberticide, figlie del medesimo padre: Hegel.
Nel medesimo anno Benito Mussolini sostenne addirittura che il bolscevismo era una forma slava del fascismo! Palmiro Togliatti, dal canto suo, non fu da meno, nel sostenere durante l’Appello per la salvezza dell’Italia, riconciliazione del popolo italiano: “Popolo italiano, Fascisti della vecchia guardia! Fascisti! Noi comunisti facciamo nostro il programma fascista del 1919, che è un programma di pace, di libertà, di difesa degli interessi dei lavoratori, e vi diciamo: lottiamo uniti per la realizzazione di questo programma” (Lo Stato Operaio, agosto 1936). In base a quanto qui sommariamente esposto, non deve trarsi alcuna meraviglia del fatto che nelle elezioni svoltesi in alcuni Paesi europei – compreso il nostro – siano emerse delle “strane convergenze” tra le Destre e le Sinistre estreme: gli estremi si toccano! Ci riferiamo in particolare alla palesata ostilità verso un Paese che è stato vilmente aggredito dalla Russia di Vladimir Putin: l’Ucraina, oggetto di irenismi d’accatto, che ci riportano ad altri tempi in cui dei cortei in totale malafede, marciavano per la pace, confondendo scientemente aggressori ed aggrediti, e lasciandosi guidare dai pifferai di Hamelin di turno. Noi siamo seguaci di Immanuel Kant e di Ignazio di Loyola, ponendo al centro della nostra vita, del nostro agire, il Primato della coscienza, e rifiutando la statolatria di Hegel, che ha lasciato nella storia lunga scia di lacrime e sangue.
di Tito Lucrezio Rizzo