martedì 10 settembre 2024
È igienico, disintossicante, “distaccarsi” dal quotidiano fru-fru, miao-miao, bau-bau, pio-pio, bla-bla che ormai è la dominante di quanto si legge sui giornali o si vede nei notiziari televisivi. Igienico e disintossicante, lo stacco; consente di osservare e valutare persone e cose con la loro giusta (e quasi sempre inconsistente, irrilevante), misura. Where’s the beef?, la domanda che ci si dovrebbe porre più spesso, trova più facilmente la sua risposta.
Alle spalle si lascia una torrida estate (ma analoghi, uguali-uguali erano i titoli dei giornali dell’estate 2023); ancora più si annuncia l’autunno, a prescindere dalle mutazioni climatiche. Altro che le cronache più o meno pruriginose di questo o quel ministro. Per citare solo alcuni “dolori” prossimi venturi.
Al tradizionale Forum The European House-Ambrosetti appena concluso, senza troppi arabeschi: finora dall’Unione europea l’Italia ha incassato 113,3 miliardi di euro dei 194,4 che possono essere concessi. Ha raggiunto 269 traguardi previsti. Ne restano altri 349, da conseguire in un anno e mezzo. Per il 2024 si prevede una spesa di 43 miliardi di euro, a metà anno solo il 22 per cento (10 miliardi) è stato impegnato; di questo passo, a fine anno si arriverà appena a 18,6 miliardi, con immaginabili conseguenze.
L’ex presidente del Consiglio e già presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, anticipa il contenuto del rapporto sulla competitività: “capitoli” che affrontano il calo di produttività dell’industria europea, la dipendenza e l’approvvigionamento di materie prime critiche, la questione climatica, i macro-settori economici cruciali (alta tecnologia, difesa, farmaceutica). Con linguaggio diretto, senza panegirici, Draghi avverte che “se non si fanno le riforme illustrate nel report, se non si interviene seguendo questa direzione, l’Europa è finita. Questo è il mio incubo più frequente... Serve grande corresponsabilità, cooperazione, riforme rapide e senza precedenti... Il Parlamento europeo dovrà essere il punto focale... Questa non sarà una legislatura ordinaria”.
Ancora: Eurostat fa sapere che tra il 2008 e il 2013 il reddito reale lordo degli italiani è sceso del 6,26 per cento. Peggio di noi, solo la Grecia. Per Eurostat mentre i nostri redditi perdono terreno, la media europea tocca il più 10 per cento e anche oltre. Prima del rapporto e delle tabelle di Eurostat la situazione era comunque toccata con mano da chiunque ha l’occasione di approvvigionarsi quando fa la spesa al mercato.
Ci si dice molto preoccupati per le ondate migratorie da Paesi africani e asiatici fuori controllo che procurano una quantità di problemi e difficoltà. Molto meno ci si preoccupa della non episodica fuga di giovani verso l’estero. Nel 2022-23 i giovani tra i 18 e i 34 anni che sono emigrati sono circa centomila, la metà da regioni del Nord-Est. Cosa buona andare per qualche anno a maturare esperienza all’estero. Peccato solo che ne siano tornati meno di 40mila.
Ci sono poi ritardi che costituiscono vere e proprie palle al piombo del nostro Paese e il suo sviluppo. Si investe poco, e comunque in modo non sufficiente, in ricerca scientifica e in particolare in tutto quel settore che viene riassunto come Intelligenza artificiale e le innovazioni che vi sono connesse. È un terreno vergine tutto da arare: occorre allargare la base di quanti sanno usare queste nuove tecnologie, investire e incentivare questo sarà il settore chiave e dominante.
Se l’Italia vuole essere all’altezza delle dichiarate ambizioni e aspirazioni, deve invertire urgentemente la rotta. Occorre investire fin da subito nella scuola, massicci investimenti sugli insegnanti, concepire e realizzare i corsi di formazione. Sforzi e investimenti da fare senza indugi e tentennamenti. Queste le sfide, le scadenze.
Di tutto ciò, purtroppo, si discute e ragiona poco per non dire nulla.
di Valter Vecellio