Attenzione alle semplici sommatorie

venerdì 30 agosto 2024


In questi giorni la stampa nazionale ha dato un certo risalto al ritorno di Matteo Renzi, alias figliol prodigo, ad una manifestazione ufficiale del Partito democratico. Per la cronaca si trattava del Festival dell’Unità di Pesaro, e ad accogliere leader di Italia Viva sul palco c’era il suo vecchio amico Matteo Ricci, attualmente europarlamentare dem ed ex sindaco della città marchigiana.

Sebbene Ricci avesse fortemente sponsorizzato la presenza del politico fiorentino, il Pd regionale aveva cercato di impedire la sua presenza con parole inequivocabili: “Niente Renzi, troppo delicata la situazione.”

Tuttavia, la segretaria Elly Schlein, che da tempo manifesta l’intenzione di costruire una coalizione alternativa al centrodestra sul modello dell’armata Brancaleone, ha dato il via libera all’iniziativa attraverso un messaggio indirizzato all’ex sindaco: “È giusto parlare con tutti, il campo va allargato per vincere: vai avanti!”.

Il che conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, che l’attuale linea dell’ammucchiata espressa dal Pd si trova in totale antitesi con quella della famosa vocazione maggioritaria del suo primo segretario, Walter Veltroni.

Da questo punto di vista, ammesso e concesso che sul piano programmatico si riesca a trovare una quadra tra forze assai distanti tra loro, il problema principale riguarda una legge non scritta della politica che in Italia ha molto spesso riservato grosse delusioni a chi non l’ha tenuta nel debito conto.

Mi riferisco a tutte quelle unioni elettorali che, proprio perché formate da partiti con culture politiche e radicamenti assai diversi, alla resa dei conti il risultato elettorale è andato ben al di sotto delle peggiori aspettative, ottenendo nel complesso una quantità di voti molto al di sotto del teorico bacino di consenso delle singole forze politiche.

Ed il motivo è facilmente intuibile, immaginando una alleanza tra un partito dichiaratamente moderato e garantista come Iv e uno radicale e forcaiolo incarnato da Movimento 5 Stelle. Essendo, difatti, enorme la distanza tra i due partiti sulla questione nodale della giustizia, è assai probabile che parecchi grillini manettari e altrettanti garantisti propensi a votare per Italia Viva decidano di rivolgersi altrove, o di disertare le urne, non riconoscendosi nella medesima alleanza.

Tant’è che, per esemplificare, in politica le sommatorie di soggetti troppo diversi o addirittura incompatibili non hanno quasi mai funzionato.

Esse rappresentano una comoda scorciatoia soprattutto quando non si è in grado di costruire una alternativa politica solida, basata su una visione di un certo respiro che possa offrire una qualche prospettiva ad un elettorato spesso un po’ confuso, ma non fino al punto di affidare il timone del Paese ad una coalizione, l’attuale centrosinistra, priva di una chiara direzione.


di Claudio Romiti