Garantisti per caso

lunedì 29 luglio 2024


“Con il caso Giovanni Toti la democrazia ha perso” ha sostenuto il Guardasigilli Carlo Nordio. Ma è un concetto, quello espresso dal ministro, che certa sinistra ha dimostrato di non capire (facendo finta?). È quella stessa sinistra che ha gioito al momento delle dimissioni del governatore ligure, soprattutto per il presunto riottenimento della libertà per la Regione prigioniera, a loro dire, insieme a Toti. Un falso, perché l’Ente ha continuato a funzionare regolarmente in questi mesi mentre, oltre che alla patetica manifestazione di piazza rigorosamente “all’ombra”, quei signori ben poco hanno fatto di politicamente rilevante per far dimettere l’ex Mediaset: ha fatto tutto la magistratura, le cui scelte sono state poi maldestramente cavalcate dalla destra. La quale, anziché ricordarsi che ogni tanto plaude strumentalmente e tenuemente al garantismo, è stata costretta stavolta a battere le mani alla graduale sconfitta della democrazia.

È giusto rammentare per l’ennesima volta che Giovanni Toti si è ritrovato agli arresti domiciliari prima ancora di essere processato, e dopo un’inchiesta durata quattro anni, durante la quale si è tenuta “sotto scopa” qualsiasi mossa del presidente. Ed è anche giusto ricordare che lo stesso, più o meno chiaramente, è stato messo di fronte ad una scelta da chi sta indagando: se vuoi uscire dai domiciliari ti devi dimettere dall’incarico. I “garantisti per caso” hanno vilmente taciuto: d’altronde, se per due volte consecutive non sono riusciti a battere il governatore uscente alle urne – contro Raffaella Paita prima e il fattaiolo Adriano Sansa poi – non approfittare della situazione alla quale si sono loro malgrado trovati di fronte, sarebbe stato da stolti. E così facendo, hanno buttato alle ortiche quel poco che era loro rimasto di impalpabile garantismo, pur di arrivare alle elezioni anticipate (dai pm) in terra ligure.


di Gianluca Perricone