martedì 23 luglio 2024
“Sull’antifascismo non accetto di rispondere come una scimmietta”. Lo afferma Ignazio La Russa nel corso di un’intervista al Corriere della Sera. “Nel 1995, a Fiuggi, facemmo i conti con il fascismo e fui tra i protagonisti di quella svolta. Ma il mio atteggiamento forse troppo benevolo verso il Ventennio era già mutato da tempo, fin dai 18 anni, dopo i miei studi all’estero dove avevo avuto amici di tutte le etnie e di tutte le religioni”. Lo spiega il presidente del Senato. “Fu quando mi resi conto delle leggi razziali. Da ragazzo – prosegue – non me ne aveva parlato quasi nessuno, lo ammetto. Poi in me scattò qualcosa, che fu amplificato dalla conoscenza della comunità ebraica, dalla partecipazione alla loro vita, alle loro cerimonie”. Nella lunga intervista, La Russa ricorda la figura di Pinuccio Tatarella e di come si infuriò quando lui gli propose, nel 1990, di portare i fiori dove morì il Duce. “A suo giudizio nella nostra comune volontà di costruire una destra pluralista, moderna ed europea, non c’era più spazio non solo per il fascismo ma anche per gesti che richiamassero il passato”, spiega.
“Infatti, Tatarella aveva capito che, oltre la sostanza, bisognava cambiare anche le forme. Il primo a intuirlo in realtà era stato Giorgio Almirante, che negli anni Settanta aveva allargato l’Msi a personalità antifasciste. Ma non era bastato. Più tardi, sul finire degli anni Ottanta, Pinuccio contribuì a lanciare Gianfranco Fini alla guida del partito. E io – spiega – ero schierato con lui. Non è stato un percorso facile e indolore”. Ecco perché, secondo il presidente del Senato, “sono stati sbagliati e dannosi i gesti di cui si sono resi responsabili quei ragazzi di Gioventù nazionale che hanno purtroppo offuscato la cristallina passione politica della maggioranza dei giovani militanti”. Allora, gli viene chiesto: perché non accetta di definirsi antifascista? “Perché non accetto di rispondere come una scimmietta ammaestrata, oltre che per il ricordo degli anni Settanta. Mi riconosco nei valori della libertà, del rifiuto del razzismo e dell’antisemitismo, seguo i dettami della nostra Costituzione. Per difendere tutti i diritti garantiti dalla nostra Carta sarei pronto a dare la vita”.
di Manlio Fusani