Borsellino, il 32° anniversario della strage di Via D’Amelio

venerdì 19 luglio 2024


Oggi Palermo ha ricordato Paolo Borsellino e gli agenti della scorta. Alle 16.58 di 32 anni fa, il 19 luglio 1992, una Fiat 126 imbottita di tritolo, parcheggiata sotto l’abitazione della madre del giudice, in Via D’Amelio, esplode uccidendo, oltre al cinquantaduenne Borsellino, anche i cinque agenti: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L’unico sopravvissuto è l’agente Antonino Vullo, scampato perché al momento della deflagrazione sta parcheggiando uno dei veicoli della scorta. Oggi alle 10, alla Caserma Lungaro della polizia, si è tenuto un omaggio alle vittime, alla presenza del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, e del capo della polizia, Vittorio Pisani. “La tremenda strage di Via D’Amelio, 57 giorni dopo l’attentato di Capaci, ha costituito l’apice della strategia terroristica condotta dalla mafia. Con atti spietati di guerra si voleva piegare lo Stato e sottomettere la società. Le istituzioni e i cittadini lo hanno impedito. Gli assassini a capo dell’organizzazione criminale sono stati assicurati alla giustizia, il sacrificio di chi ha difeso la legalità e la libertà è divenuto simbolo di probità e di riscatto. Ora il testimone è nelle mani di ciascuno di noi”. Lo dice il capo dello Stato Sergio Mattarella.

Il presidente ricorda “un giorno di memoria e di impegno per la Repubblica. Il primo pensiero – sostiene – è rivolto ai familiari dei caduti, al loro infinito dolore, alla dignità con cui, a fronte della disumana violenza mafiosa, hanno saputo trasmettere il senso del bene comune e hanno sostenuto la ricerca di una piena verità sulle circostanze e i mandanti dell’attentato. Questa ricerca è stata ostacolata da depistaggi. Il cammino della giustizia ha subito tempi lunghi e questo rappresenta una ferita per la comunità. Il bisogno di verità è insopprimibile in una democrazia e dare a esso una risposta positiva resta un dovere irrinunciabile”, esorta Mattarella. “Paolo Borsellino, e con lui Giovanni Falcone, hanno inferto con il loro lavoro colpi decisivi alla mafia. Ne hanno disvelato trame e dimostrato debolezze, lasciando un’eredità preziosa, non soltanto per indagini e processi. Hanno insegnato che la mafia si batte anche nella scuola, nella cultura, nella coerenza dei comportamenti, nel rigore delle istituzioni, nella vita sociale. Questi insegnamenti continuano a segnare il dovere della Repubblica”, conclude il capo dello Stato.

Anche Giorgia Meloni omaggia Borsellino e gli agenti della scorta. “Oggi – scrive la premier sui social – ricorre il 32° anniversario della strage di Via D’Amelio, un giorno che ha segnato profondamente la nostra nazione. Ricordiamo con rispetto e commozione il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Agostino Catalano e Claudio Traina, che hanno sacrificato la loro vita nella lotta contro la mafia”. Per la presidente del Consiglio, “il loro coraggio e il loro impegno per la giustizia e la legalità rimangono un faro di speranza e determinazione per tutti noi. È nostro dovere onorare la loro memoria continuando a combattere ogni forma di criminalità e difendere i valori di giustizia e libertà per i quali hanno dato la vita”. “Il Governo italiano è fortemente impegnato nel contrasto alla criminalità organizzata. Per noi – aggiunge la premier – la lotta alla mafia è una priorità assoluta, e non smetteremo mai di combattere per una società libera dalla paura e dall’oppressione mafiosa. La loro eredità ci spinge a rinnovare il nostro impegno nella costruzione di una società più giusta e sicura. L’Italia non dimentica”.


di Mino Tebaldi