Giorgia liberata

lunedì 8 luglio 2024


All’esito del ballottaggio alle elezioni francesi per il rinnovo dell’Assemblea nazionale, Giorgia Meloni, qualunque cosa dichiari ufficialmente, tirerà un gran respiro di sollievo. Infatti, Marine Le Pen, la quale ha perso il secondo turno arrivando solo terza, dietro il Nuovo fronte popolare ed Emmanuel Macron, è sì di destra, ma ha quella inusitata presunzione transalpina di dettare agli altri cosa debbano sempre fare.

Già nel corso della campagna elettorale che la portò al trionfo in Francia alle ultime elezioni europee, Le Pen, il cui Rassemblement National non fa parte del gruppo dei Conservatori riformisti guidato da Meloni ma dell’autoreferenziale Identità e Democrazia, ha spinto da un lato quel gruppuscolo domestico a esprimersi contro un secondo mandato, alla guida della Commissione, di Ursula von der Leyen e, dall’altro, ha invitato la Lega di Matteo Salvini, che di quel gruppo è parte, ad adeguarsi.

La presidente del Consiglio italiana, sostenuta da una maggioranza nazionale che comprende pure il Carroccio, ha dovuto glissare sulla questione, anche se con von der Leyen aveva cominciato a intendersi, ottenendo risultati rilevanti sul piano della modifica dell’atteggiamento verso l’immigrazione clandestina nel Vecchio continente, con l’appoggio del Piano Mattei per l’Africa, senza dimenticare che le sue proposte di aiuto all’Ucraina sono concrete e interessanti. Questa intesa aveva portato Ursula von der Leyen a ipotizzare l’inclusione dei Conservatori e riformisti nella maggioranza a sostegno della sua candidatura. Però, il raggelamento dovuto a quelle pressioni esterne di Marine Le Pen ha spinto la candidata a quel secondo mandato ad accettare la nomina proposta dalla riunione attorno al caminetto, dal quale è stata esclusa la presidente del Consiglio italiana e capo dei Conservatori.

Ciò ha ovviamente convinto Giorgia Meloni a rigettare, nel suo complesso, le cariche decise in quella sede, ma si è astenuta sul secondo mandato ad Ursula von der Leyen. Ciò in quanto – come capo del Governo italiano – intende trattare con lei la nomina dei membri italiani della Commissione, per ottenere posizioni e deleghe adeguate. Ed ecco, di nuovo, le ingerenze di Marine Le Pen: “Si esprima contro quel secondo mandato”. Insomma, la supponente francese, estranea al gruppo conservatore, mette lingua per ostacolare la capa di quella compagine – e del Governo nazionale più stabile nell’Italia del Dopoguerra – e a guida della nazione tra le cofondatrici del processo d’integrazione supernazionale in Europa.

Naturalmente, Giorgia Meloni non può aspettarsi nessun appoggio anche dal redivivo Emmanuel Macron, francese altezzoso all’ennesima potenza, e dal suo Governo in coabitazione con il Nuovo fronte popolare. Una cosa, tuttavia, è l’albagia di chi dovrebbe essere un’alleata, anche se fuori dal suo gruppo. Altro è l’ostilità di dichiarati oppositori politici, come i Socialisti e Radicali di sinistra, che Giorgia Meloni è attrezzata a combattere, da militante, sin da giovanissima.


di Riccardo Scarpa