Rifiuti, l’oro di Roma

mercoledì 3 luglio 2024


Chi ci guadagna, chi paga e la politica in testa coda

Il Comune di Roma nelle settimane scorse ha reso noto che alla gara per la costruzione del termovalorizzatore ha partecipato una sola società: il consorzio di imprese guidato da Acea e comprendente Suez Italia, Vianini Lavori, Hitachi e Rmb. Lo stesso raggruppamento di imprese è stato anche l’unico concorrente a presentarsi alla manifestazione di interesse promossa dal Campidoglio, con il bando scritto da Invitalia, per la redazione del progetto per la gara in project financing per la costruzione del termovalorizzatore a Roma. In altre parole, la società che costruirà il termovalorizzatore, unica partecipante alla gara, è la stessa che ha scritto il progetto e il capitolato di appalto, in quanto unica partecipante alla manifestazione di interesse. Tutto regolare? Dicono di si perché così funzionerebbe il meccanismo del progetto di finanza. Sarà, ma io qualche dubbio ce l’ho.

LA CONCORRENZA SPARISCE

E la concorrenza, quella che giustamente chiediamo venga applicata a corporazioni come quelle dei balneari e dei tassisti, che fine ha fatto? Quando si tratta di poteri veri, e non più semplici corporazioni, questo principio non vale più? Mi chiedo anche che fine hanno fatto tutti i liberali e liberisti che tutti giorni sulla concorrenza spaccano il capello in quattro. Ora il Comune nominerà la commissione per esaminare l’offerta e aggiudicare la gara entro luglio, per poi procedere alla valutazione di impatto ambientale e alla Conferenza dei servizi.

IL TERMOVALORIZZATORE NEL 2027

Il Comune di Roma è il committente proprietario del sito ma l’impianto lo costruirà un privato con fondi propri che poi rientrerà dell’investimento gestendo la concessione pluriennale. Il tutto con l’obiettivo di aprire il cantiere all’inizio del 2025, con i lavori che dovrebbero terminare non prima dell’inizio del 2027. Il termovalorizzatore brucerà 600mila tonnellate di rifiuti (indifferenziato) l’anno. L’investimento è di circa 1 miliardo di euro, a carico del privato, con una concessione della durata di oltre 35 anni dal valore di circa 7,4 miliardi. Non voglio essere irriverente ma mi chiedo solo che senso ha avuto questa pantomima, potevano fare un affidamento diretto così non avremmo perso un anno di tempo, tanto il risultato è stato lo stesso. Non sono rimasto sorpreso dell’esito, sapevo che sarebbe andata così e non ho mai avuto dubbi, perché questa è la chiusura di un cerchio di una lunga storia. Ma almeno potevano salvare la forma, facendo partecipare alla gara un’altra società. Così mi pare veramente troppo e il troppo stroppia.

QUANDO IL CENTROSINISTRA ROMANO PROPONEVA UNA SOCIETÀ PUBBLICA PER TUTTO IL CICLO

Una decina di anni fa, un certo sistema di potere romano ed una parte della sinistra, che aveva governato Roma per anni, proponeva una società unica pubblica per il ciclo dei rifiuti, ritenendo che fosse grave che la parte della gestione impiantistica, dove c’è il business, stesse in amano ai privati (Manlio Cerroni, descritto come il monopolista) e lo spazzamento (costoso e in perdita) stesse in capo ad Ama-Comune.

LO SPAZZAMENTO CHE COSTA RESTA IN CAPO AL COMUNE

Dopo anni, questo disegno si concretizza, solo che il termovalorizzatore va ad Acea (la parte del business, secondo loro) e lo spazzamento resta in capo ad Ama-Comune. E l’assorbimento di Ama in Acea come veniva raccontato non è avvenuto. Come mai? Il Campidoglio lo può spiegare? Perché, a quel che si sa, una trattativa c’è stata (anche serrata). Non è che Acea ha detto no, ritenendo la municipalizzata in difficoltà e che il suo assorbimento avrebbe comportato perdite per la società che l’avrebbe assorbita? E la società unica? Niente, abbiamo solo sostituito il privato con una società a partecipazione pubblica ma la parte più costosa e in perdita, quale lo spazzamento, resta in capo al Comune.

DAL PROCESSO CERRONI IN POI SI È COMPIUTA LA RIVOLUZIONE

Nel frattempo, in questi anni sono successe un po’ di cose. Un processo sui rifiuti nel Lazio che ha tolto dal campo di gioco l’avvocato Cerroni, nonostante sia stato assolto, e Malagrotta abbiamo visto – e letto – che fine abbia fatto. Quaranta anni per costruire una moderna cittadella industriale con una discarica chiusa, due Tmb e un gassificatore distrutti per incendi avvenuti negli ultimi cinque anni con l’amministrazione giudiziaria. Ad Albano doveva essere costruito un gassificatore da un consorzio Colari-Ama autorizzato dalla Regione Lazio e previsto nel Piano regionale rifiuti e nel decreto sblocca impianti di Matteo Renzi-Paolo Gentiloni, ma l’Amministrazione di Nicola Zingaretti con un artificio ha fatto decadere l’autorizzazione e poi lo ha cancellato dal Piano. Per non parlare del termovalorizzatore di Colleferro sul quale ho molto scritto negli anni, denunciando in solitudine un vero e proprio scempio compiuto dalla classe politica regionale e locale. Il termovalorizzatore era inizialmente di proprietà di un consorzio di Comuni: grazie al prestito concesso dalla Cassa depositi e prestiti, aveva programmato e costruito l’impianto. Verso il 2005, il consorzio entra in crisi perché non paga le rate di ammortamento del mutuo e la cassa chiede il rientro prima di attivare la mora per la procedura fallimentare. In quegli anni facevo parte del Cda della Cassa depositi e prestiti, in rappresentanza delle Regioni. Nel Cda riesco a bloccare la procedura di fallimento e mi faccio delegare per trattare con le istituzioni locali e con i diversi gestori nel campo rifiuti. Il Campidoglio spinge Acea a farsi avanti e si apre un tavolo di trattativa. Ricordo ancora la riunione che avvenne alla presenza del direttore generale del Tesoro, che era anche nel Cda di Cdp, dei rappresentanti istituzionali e i vertici di Acea. La proposta della società era quella di avere il termovalorizzatore, che aveva un valore di 200 milioni con l’insofferenza dovuta solo al fatto che i Comuni che ricevevano il servizio non pagavano il servizio, al costo di 1 euro e poi di avere un prestito di circa 20 milioni di euro per assicurare un minimo di investimenti. Ovviamente, la richiesta era irricevibile e la trattativa finì li. Ci fu una interlocuzione attiva tra vertici del consorzio, Cdp ed Enti locali per attivare la legge Prodi e cercare di salvare l’impianto. La giunta di Renata Polverini, con il sostegno dell’opposizione, costituì una società regionale che prese in carico l’impianto e lo ha gestito per anni.

Il vice di Gualtieri ha fatto chiudere l'impianto di Colleferro

L’impianto aveva bisogno di un revamping. La giunta di Nicola Zingaretti finanzia e acquista le caldaie per ammodernare l’impianto. Solo che l’attuale sindaco del Comune, oggi vice di Roberto Gualtieri in Città metropolitana, si oppone, si sdraia per strada per evitare l’arrivo delle caldaie nel sito del termovalorizzatore e, di fatto, impone alla giunta la chiusura dell’impianto. La giunta regionale, alla fine, oltre a chiudere il termovalorizzatore “serra” anche la discarica capiente per oltre metà della sua intera capienza. Del gassificatore di Malagrotta ho già scritto.

I DUBBI SULLA TECNOLOGIA DEL TMV DI ROMA

Dunque, il cerchio si chiude e io che sono sempre stato d’accordo sul Tmv a Roma, spesso in solitudine ed in compagnia del solo compianto Mario Di Carlo, ho dubbi sulla tecnologia scelta, perché non capisco come oggi si debba costruire un impianto che brucia di fatto il tal quale, quando oggi abbiamo tecnologie moderne, come i gassificatori, in cui il processo avviene senza combustione producendo non energia termica ma gas: etanolo, metanolo, idrogeno. Per non parlare della questione della Co2 prodotta da questi impianti di vecchia tecnologia, che è veramente tanta e che tra un paio di anni bisognerà pagare. Non a caso, il Comune è corso subito ai ripari facendo inserire nel progetto un sistema di separazione della Co2 definito sperimentale. E che pone molti dubbi. Nel piano rifiuti di Gualtieri è scomparsa quella discarica di servizio che nella scorsa legislatura ogni mattina l’allora assessore Massimiliano Valeriani chiedeva a Virginia Raggi. Il Campidoglio dice che i residui verranno recuperati e trasformati e non ci sarà bisogno della discarica di servizio. Io ho tutti i miei dubbi e vorrò vedere prima di credere. Infine, bruciare 600mila tonnellate l’anno di rifiuti indifferenziati significa fare arrivare ogni anno a Santa Palomba centinaia di camion che, quotidianamente, andranno su e giù per l’Ardeatina.

LA REGIONE LAZIO FA SOLO LA SPETTATRICE

Per questo, chiedo alla Regione Lazio di smettere di fare da spettatrice e di occuparsi di questa problematica, perché l’Ente di via Cristoforo Colombo dovrà alla fine fare la valutazione di impatto ambientale, in quanto non basterà quello del Comune, perché l’impianto sarà costruito sul territorio anche di altri Comuni e quindi avrà impatto anche sui territori limitrofi. Inoltre, la Regione ha sempre in mano la competenza del controllo e poi deve inserire il Piano dei rifiuti di Gualtieri, con il Tmv, all’interno del piano regionale che prima viene fatto e meglio è. Non solo, ma sarebbe il caso che l’assessore ai Rifiuti, oltre alle delibere di programmazione, portasse in giunta il prima possibile la delibera sul fabbisogno, quella vecchia è del 2019, che sarà la base del Piano dei rifiuti e sulla scorta della quale si capirà di che impianti il Lazio avrà bisogno e di che dimensioni.

LE VERIFICHE PROMESSE DA FRANCESCO ROCCA

Subito dopo la sua proclamazione, il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, aveva detto di nutrire dei dubbi sulla grandezza dell’impianto e che sarebbe stata sua premura verificare la fattibilità della costruzione dell’impianto, tenendo conto della viabilità e del valore impattante sul territorio. È arrivato il momento di mantenere questo impegno e di verificare la qualità tecnica dell’impianto, valutando l’impatto ambientale e quello del trasporto. Nella scorsa legislatura alla Pisana si teneva almeno una volta al mese un Consiglio regionale straordinario sui rifiuti, e così in Campidoglio. In questa nuova legislatura non una volta credo si sia discusso di rifiuti, come se la materia riguardasse altri e non la politica.

ANCHE SUI RIFIUTI L’EFFETTO DELLA PAX GIUBILARE

Capisco la pax giubilare che vedo tra Governo, Campidoglio e Pisana, ma il tempo di non vedere quello che sta succedendo credo sia finito.

(*) Tratto da affaritaliani.it


di Donato Robilotta (*)