martedì 25 giugno 2024
Il ballottaggio delle Amministrative 2024 apre un dibattito nel centrodestra. Un ragionamento che guarda alla prospettiva. Sono due le considerazioni che raccolgono più consensi: la prima riguarda l’astensione; la seconda, la possibilità di abbassare la soglia di vittoria al 40 per cento già al primo turno. Entrambe passano per un obiettivo inevitabile: abolire il secondo turno. Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega al Senato, parlando a Repubblica, ha detto che il suo partito riproporrà un emendamento taglia ballottaggi. Modello Sicilia: se al primo turno un candidato supera il 40 per cento, non ci sarà più bisogno di rivotare due settimane dopo. La cornice legislativa è già stata individuata: il Tuel, il testo unico degli enti locali, alla cui revisione sta lavorando la sottosegretaria meloniana al Ministero dell’Interno, Wanda Ferro. Ieri, Ignazio La Russa, attraverso una nota, ha affermato che, “al di là dei risultati del secondo turno, di chi ha vinto e di chi ha perso, emerge un dato che deve far riflettere: il doppio turno non è salvifico e anzi incrementa l’astensione. Dal 62,83 per cento del primo turno, si è scesi molto sotto il 50 per cento e cioè al 47,71 per cento. In qualche caso, si viene eletti con solo il 20 per cento dei voti degli aventi diritto. A volte, viene addirittura eletto chi ha meno voti assoluti di quanti ne ha avuti l’avversario al primo turno. Inaccettabile”.
Secondo il presidente del Senato, “occorre ripensare a una legge elettorale per le Amministrative”. Bisognerebbe, ha aggiunto La Russa, pensare a una legge elettorale “magari seguendo l’esempio del doppio turno siciliano o inserendo idonei correttivi per evitare storture come queste e incrementare la partecipazione”. La replica dell’opposizione è arrivata il giorno dopo, nel corso della conferenza stampa della segretaria Pd al Nazareno. “Non è che, quando si perde – ha polemizzato Elly Schlein – si aboliscono le elezioni. Non si scappa con il pallone in mano, a differenza di quello che ha detto” La Russa. “Non è colpa degli elettori se la destra ha perso, è colpa loro. Noi non ci stiamo, e troviamo grave e sconveniente che la seconda carica dello stato parli di cambiare le regole a pochi minuti dalla sconfitta, manca il senso delle istituzioni”.
Per quanto riguarda la stretta attualità, si registrano posizioni opposte da Fratelli d’Italia e dai dem. “Abbiamo strappato 4 capoluoghi di provincia alla sinistra, contro i tre ottenuti dalla parte avversa”. A dirlo, intervistato dalla Stampa, il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, che ha aggiunto: “I ballottaggi non sono mai stati terreno fertile per noi. Quindi nessuna preoccupazione”. “Al centrodestra – ha detto –vanno 24 dei 37 Comuni al voto sopra i 15mila abitanti. A me sembra che non si potesse auspicare molto di più. E poi nelle comunità locali più contenute restiamo dominanti, sono le dimensioni ideali per vedere sviluppati i nostri valori più essenziali”. Per Rampelli, “sarebbe stato bello vincere ovunque, ma si sa benissimo che alle amministrative non siamo mai stati favoriti. È un campo su cui dobbiamo crescere ancora molto, particolarmente nelle città più grandi dove il centrodestra non ha ancora trovato la chiave giusta per emergere e governare bene”. Poi sottolinea: “Le elezioni europee ci sono state poche settimane fa, le abbiamo stravinte. Quello è lo specchio dell’Italia, a Roma si dice: ‘a chi tocca non s’ingrugna’. Se qualcuno pensa di scambiare un sostanziale pareggio alle comunali con una specie di sgangherata rivincita è patetico”.
Il parere opposto a quello di Francesco Boccia. Ancora sulla Stampa. Secondo il capogruppo del Pd al Senato, “il risultato dei ballottaggi e, più in generale, delle Amministrative 2024, è stata una scoppola” alla destra. Per Boccia, “c’è poco da discutere: hanno perso 6-0 i capoluoghi di Regione, tre li amministravano loro e glieli abbiamo strappati. Il dato politico mi pare chiaro”. Secondo Boccia, Elly Schlien “ha fatto una grande campagna elettorale e ha portato avanti il suo percorso di rigenerazione politica del Pd, dando al partito un’identità chiara, spostando l’asse a sinistra su temi che erano stati sottovalutati. Questo è stato il primo vero derby tra Schlein e Meloni e lo ha vinto Elly, punto”. Quanto al centrosinistra unito afferma: “Mi auguro che sentano tutti questa responsabilità, in particolare per i prossimi voti regionali, dove non c’è il secondo turno e bisogna unirsi fin dall’inizio, altrimenti vince la destra. Servono generosità e lungimiranza, non cercare di distinguersi per uno zero virgola. Altrimenti poi tocca a noi del Pd fare gli straordinari e vincere anche per loro, com’è successo a Bari e a Firenze”.
di Manlio Fusani