venerdì 21 giugno 2024
I colonizzatori, ovviamente bianchi, sono brutti e cattivi e questo oramai lo sanno tutti. Per questo nelle scuole ed università inglesi è stato introdotto un nuovo toolkit, appositamente pensato per risolvere il problema del razzismo intrinseco presente in ogni insegnamento. Per la cronaca, i toolkit dovrebbero essere degli strumenti teorici e pratici volti a contrastare il razzismo, le discriminazioni e l’etnocentrismo in diversi ambiti della società tra cui, ovviamente, la scuola. In questo caso specifico, uno dei creatori del sopracitato toolkit, disponibile sul sito web della Soas come piattaforma online per gli erogatori di servizi educativi, Paul Giladi ha dichiarato: “Ripensando ai miei anni all’università, ho visto che la mia formazione filosofica era stata cieca, addirittura disinteressata, alla ricchezza di saggezza proveniente dall’Africa, dall’Asia, dal Medio Oriente, dall’America Latina e dalle comunità indigene. Solo qualche tempo dopo ho potuto riconoscere che l’ambiente di apprendimento che ha modellato la mia formazione non era progettato per promuovere il pensiero critico”. Ed ha aggiunto: “L’apprendimento era orientato all’obbedienza e alla riproduzione di una tradizione filosofica già concordata che non dovevamo sfidare”.
Ieri, giovedì 20 giugno, il Daily Mail ha riportato la notizia che la Scuola di studi orientali di Londra (Soas) della University of London ha deciso di cancellare dal proprio programma lo studio di Socrate, Aristotele e Platone: l’obiettivo è “decolonizzare” la filosofia. Lo studio di questi grandi pensatori greci, che oggi definiremmo classici, per la cultura woke ed il politicamente folle, viene considerato “teorizzazione da poltrona”. Al loro posto, quindi, vengono proposti e raccomandati gli studi del filosofo nipponico Nishida Kitaro, la cui scuola di pensiero multiculturale sfida “l’eurocentrismo”, della studiosa indiana Uma Narayan, che “critica le forme riduzioniste della cultura del femminismo postcoloniale” e dei filosofi africani Kwasi Wiredu e Nkiru Nzegwu, quest’ultimo tra i principali teorici del genere del continente.
In scia con la migliore tradizione talebana, si cancellano le nostre radici in favore di un nuovo approccio: ma invece di eliminare lo studio dei “grandi classici”, non si potrebbero affiancare a questi anche nuovi corsi? L’integrazione, in qualsiasi campo, non passa mai dalla cancellazione. Ma forse, questa presunta integrazione è solo una scusa. Forse, per rimanere terra terra, si sta solo cercando di instaurare una nuova egemonia.
di Claudia Diaconale