venerdì 14 giugno 2024
Ancora una volta, questa tornata elettorale per il Parlamento europeo ha visto ergersi pallida e smunta, una grande assente dalle tematiche dei candidati dei vari schieramenti: la cultura. Quello che sarebbe dovuto essere se non il, almeno uno dei più importanti argomenti da portare a Bruxelles, da parte dei rappresentanti italici è stato, come sempre, dimenticato. Certo non sono le boutade di scambiare la Gioconda con i Bronzi di Riace come fossero le figurine delle raccolte della nostra infanzia, o altro il metodo da seguire, ma un parlamentare italiano nella sede del Parlamento europeo, potrebbe comunque fare molto per lo sviluppo e per l’incremento della nostra più alta, nobile e inesauribile ricchezza: quel patrimonio artistico e culturale che soltanto noi abbiamo e che tutto il mondo ci invidia. E invece ho visto soltanto “fantasmi”, esili, tremuli spettri aggirarsi per l’Europa in una campagna elettorale che ha preferito puntare – come sempre – su altri punti del capitolato sociopolitico.
Non un Sud, un Centro e un Nord dovevano dunque essere rappresentati in una sinergia ideale, in una visione culturale (che ancora manca, anche e soprattutto alla destra, essendo la sua controparte politica ancora ben attiva sulla realtà del nostro Paese), olistica, nella quale siano innanzitutto l’arte, la bellezza, il turismo, la cultura dell’Italia tutta insomma, il bene più prezioso da esportare, magari evitando campagne pubblicitarie in stile influencer e potenziando invece la presenza e le competenze di chi da sempre è nei settori suddetti, non come burocrate ma come creatore. Un parlamentare italiano avrebbe potuto – e dovrebbe – utilizzare i notevoli spazi e opportunità che il Parlamento europeo consente per la promozione artistica e più genericamente culturale dell’Italia, favorendone la conoscenza, gli scambi e la visibilità con un congruo ritorno anche economico per lo stesso Stato italiano.
Ma non ricordo di aver letto nulla o comunque troppo poco nei programmi e proclami elettorali, del resto già viene fatto poco a livello nazionale, immaginiamoci come l’argomento abbia per nulla sfiorato le menti dei candidati e dei loro consiglieri, nei loro staff dirigenziali e nei loro consulenti politici. Ma anche questo è un antico e annoso problema, dove i portavoce parlano senza sapere a volte cosa dicono perché non sufficientemente formati, i consulenti ubbidiscono passivamente senza realmente fare una “consulenza” dunque dare un indirizzo, un’idea o un suggerimento. Ci vuole dunque una visione, una competenza, una conoscenza delle materie per fare tutto questo, tutte cose che non possono essere improvvisate come invece troppo spesso avviene. Eppure ci sarebbe spazio a sufficienza per tutti, con i politici che fossero tali e con gli “esperti” che lo fossero altrettanto. È desolante vedere deserte o quasi le bellissime aule e gli spazi solenni e onusti d’arte e bellezza che, per esempio, possiede il Senato italiano e che vengono usate pochissimo per eventi culturali o artistici.
Basterebbe così poco in realtà, ma quel poco implica innanzitutto la volontà del fare, l’umiltà del saper chiedere, la genialità e la conoscenza di chi viene incaricato e che dovrebbe “dare”, trasmettere agli altri, comunicare al popolo sovrano, diffondendo i beni universali della bellezza e della cultura. Insomma, temo che ancora si sia persa un’occasione per mostrare al mondo e comunque all’Europa che fu già suo centro vitale, l’importanza unica e irripetibile della grandezza tutta italiana nei campi delle arti, crogiolo di sapienza mediterranea e nordica, tra la Grecia e l’Irlanda, in un sogno di pace e prosperità che soltanto l’arte può generare ed è ancora lontano dall’essere realizzato. Forse cominciare adesso, spazzando via gli inutili cascami, potrebbe essere il primo passo per evitare un futuro molto oscuro e una lunga, terribilmente gelida, notte per l’Italia.
di Dalmazio Frau