#Albait. Francia, Italia, Foscolo emozioni e libertà

venerdì 14 giugno 2024


Il mondo occidentale ha annunciato che le transazioni in euro e dollaro non erano più possibili. In Russia il cambio effettivo della moneta russa è cambiato all’istante. Ufficialmente, il rublo vale poco meno di novantacinque rubli per euro. Allo sportello, banche russe acquistano valuta straniera dai russi a cinquanta rubli e vendono le divise occidentali a duecento rubli. La metà e il doppio del cambio ufficiale. E si sono viste file agli sportelli per cambiare valuta. Questo dimostra che i russi hanno preso consapevolezza emotiva che i valori economici di Mosca sono stracciati. Quei valori sono misura e specchio di tutte le società. Le emozioni sono il vero motore dell’economia.

Ugo Foscolo parlava del culto dei morti come misura della civiltà. Ma i valori economici consentono una lirica dei sentimenti molto più affidabile e perennemente aggiornata. Dall’amore alla rabbia, alla disperazione per fame e freddo, tutte le infinite emozioni e loro gradazioni definiscono il valore che attribuiamo ai beni disponibili, fino ad influenzare le quotazioni di oro, gas, petrolio, criptovalute e monete ufficiali di scambio.

Altra dimostrazione è arrivata dopo le elezioni europee. Emmanuel Macron ha malamente perso la consultazione europea e le borse d’Europa hanno subito un contraccolpo. È forse accaduto qualcosa alle industrie o alle banche del Vecchio continente? No. Semplicemente, gli investitori temono incertezze. Il timore emotivo ha spostato qualche miliardo di valore. Per lo più a danno dei piccoli investitori. Nessuno sa se Marine Le Pen, vincitrice della tornata elettorale, sarà davvero capace di entrare all’Eliseo, anche se stavolta appare molto probabile. Nessuno sa se la candidata premier francese garantirà la regolarità costituzionale, istituzionale, giuridica europea, se dovesse vincere. Eppure, come è accaduto per Giorgia Meloni, anche Marine Le Pen è integrata in un assetto democratico che ha resistenze specifiche. Non giuridiche, nel senso che nessun assetto istituzionale garantisce la democrazia fino in fondo, ma sociali, di rapporti internazionali, di responsabilità economica, industriale, strategica, e diciamolo, affettiva.

È vero che l’integrazione europea ha contribuito a creare cittadini pigri, irrazionali, emotivi. Gli stessi cittadini europei sono abituati a protestare e lamentarsi per tutto. Chiedono maggiore rigore ma anche flessibilità dedicata personalmente a ciascuno di loro. Gli europei si sono abituati ad avere un dialogo diretto tanto con Dio che con le istituzioni. Parimenti, chiedono rigore per gli altri, ma comprensione per la loro personale condizione.

Francia e Italia in questo senso si assomigliano. Marine Le Pen non promette stravolgimenti, nell’eventuale cambio della presidenza francese. Ecco perché gli indici delle borse hanno oscillato, ma non sono crollati. L’aspetto non secondario delle elezioni anticipate francesi è sulla postura e strategia internazionale.

Quale sarà l’atteggiamento della destra francese, se vittoriosa, nei confronti del maggior creatore di conflitti armati degli anni duemila, e grande finanziatore della disinformazione europea, cioè Vladimir Putin? Il cambio all’Eliseo non potrà avere impatti significativi. I russi aggrediscono tutta l’Europa e anche gli interessi francesi. Putin è un nazionalista russo di stampo settecentesco. È in aperta e diretta concorrenza con tutti i Paesi europei, esattamente come nei secoli moderni.

Ho incontrato alcuni amici bosniaci, a Sarajevo e Tuzla, nei giorni scorsi. Le loro analisi sono lucide e chiare. Sono consapevoli che basterebbe una miccia per trascinare il loro piccolo Paese, frontiera occidentale meridionale, nel caos di guerre inestricabili e fratricide. Nessuno vuole che quelle micce siano incendiate. Putin, alla ricerca di quella miccia, ha incontrato parecchie volte anche il Presidente della piccolissima Repubblica serba Srpska. Milorad Dodik ha accettato il gioco bellico russo. Si muove indipendentemente anche dalla Serbia. Negli ultimi anni ha incontrato Putin almeno una decina di volte. Mi ha spiegato una ragazza bosniaca con forti legami con l’Italia, che ‘è ovvio che Dodik voglia ottenere vantaggi da questa situazione. Ma nessuno di noi si può permettere una guerra che avverrebbe a venti minuti dalla capitale bosniaca, dove i segni dei proiettili della non più recente guerra sono ancora visibili, in mezzo ai cartelloni pubblicitari comuni al resto del mondo.

Le diplomazie conoscono queste situazioni e rischi. I cittadini europei meno. Però queste connessioni nemmeno sotterranee dimostrano che la continuità futura della politica estera europea e francese è garantita. La Francia sarà forte in ogni caso. La sua posizione strategica su molti temi non cambierà. Lo dicono i valori economici, morali e materiali. E Foscolo perdonerà se pensiamo che il rispetto del culto dei morti è misura della civiltà tanto quanto l’economia, perché i valori economici misurano tutto mentre accade.


di Claudio Mec Melchiorre