giovedì 23 maggio 2024
Trentadue anni fa Cosa nostra uccise in un agguato Giovanni Falcone. Nella strage di Capaci morirono anche la moglie del giudice, Francesca Morvillo, e gli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Oggi, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricorda in un messaggio la lezione del giudice. “Come sostenevano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino – afferma il capo dello Stato – la Repubblica ha dimostrato che la mafia può essere sconfitta e che è destinata a finire. L’impegno nel combatterla non viene mai meno. I tentativi di inquinamento della società civile, le intimidazioni nei confronti degli operatori economici, sono sempre in agguato. La Giornata della legalità che si celebra vuole essere il segno di una responsabilità comune”. Per Mattarella, “l’attentato di Capaci fu un attacco che la mafia volle scientemente portare alla democrazia italiana. Una strategia criminale, che dopo poche settimane replicò il medesimo, disumano, orrore in via D’Amelio. Ferma fu la reazione delle istituzioni e del popolo italiano. Ne scaturì una mobilitazione delle coscienze. La lezione di vita di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino divennero parte della migliore etica della Repubblica”.
Come sottolinea Mattarella, “a trentadue anni da quel tragico 23 maggio è doveroso ricordare anzitutto il sacrificio di chi venne barbaramente ucciso: Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani. Insieme a loro ricordiamo Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina. Testimoni di legalità, il cui nome resta segnato con caratteri indelebili nella nostra storia. I loro nomi sono affermazione di impegno per una vittoria definitiva sul cancro mafioso e il pensiero commosso va ai loro familiari che ne custodiscono memoria ed eredità morale. È necessario tenere alta la vigilanza. Gli anticorpi istituzionali, la mobilitazione sociale per impedire che le organizzazioni mafiose trovino sponde in aree grigie e compiacenti, non possono essere indeboliti. L’eredità di Falcone e Borsellino è un patrimonio vivo che appartiene all’intera comunità nazionale. Portare avanti la loro opera vuol dire lavorare per una società migliore”.
Per Maria Falcone, presidente della Fondazione Falcone e sorella del giudice ucciso da Cosa nostra, “sono trascorsi 32 anni ma è come se fosse ieri. Oggi, però, abbiamo un motivo in più per essere soddisfatti perché questo Museo rappresenta la coronazione di tutta l’attività svolta dalla Fondazione in questi trent’anni, resterà qui perenne come una lezione di legalità. Ai ragazzi voglio dire che la mafia è ancora un grosso problema, anche se non uccide continua a fare affari, perché cambia sempre e non muore se non si abbatte sino al centro del suo potere”. Come ricorda Maria Falcone, “sappiamo sicuramente che la mafia lo voleva morto perché il maxi processo era stato per i boss una grande sconfitta. Poi accanto alla mafia ci sono gli interessi convergenti che purtroppo ancora non conosciamo. Io vorrei dire che non c’è niente, che non ci sono poteri dello Stato sotto a quella strage, perché io amo lo Stato italiano e non posso pensare che alcuni nelle istituzioni hanno tramato contro Giovanni”.
Giorgia Meloni ricorda sui social l’impegno del giudice. “Ricorre oggi – scrive la premier – il 32esimo anniversario della strage di Capaci. Giovanni Falcone ci ha insegnato che gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini. Fare ogni giorno tesoro di queste parole è il modo migliore che tutti noi abbiamo per onorare il sacrificio di chi ha perso la vita a Capaci quel 23 maggio 1992. Non disperdere i loro insegnamenti, il loro coraggio, portare avanti quei valori di Libertà, Giustizia e Legalità che hanno reso immortali: più forti del tritolo e delle bombe di vigliacchi criminali senza scrupoli. Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani e tutti gli altri eroi che hanno combattuto per una società libera dall’oppressione mafiosa – aggiunge Meloni – vivono ancora e per sempre nei nostri cuori. Le loro idee camminano sulle nostre gambe e su quelle di chi verrà dopo di noi. Contro ogni mafia, sempre”.
Prima di recarsi a Palazzo Jung, a Palermo, dove si ricordano Giovanni Falcone e la sua scorta, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi è andato a deporre una corona di fiori al Giardino della memoria di Capaci, nel luogo della strage. Con Piantedosi c’erano anche il ministro Carlo Nordio e il capo della polizia, Vittorio Pisani. Il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani sottolinea come la memoria di Giovanni Falcone debba “far parte della quotidianità della vita di ogni siciliano, a maggior ragione di ogni siciliano che occupa ruoli istituzionali o di responsabilità anche per essere d’esempio nella propria azione e nelle proprie decisioni. Noi siamo fieri di essere oggi qui, a un anno dalla scommessa di Palazzo Jung a Palermo, del suo funzionamento. La Regione ha fatto la sua parte, il Comune pure. È un ottimo esempio di sinergia tra istituzioni quando si tratta di dare un segnale alla memoria di Giovanni Falcone. La lotta alla mafia non conosce destra o sinistra. Deve prevedere l’unità di tutte le forze politiche e di tutte le istituzioni a tutti i livelli. Quel processo di cooperazione istituzionale tra i vari livelli prevista dalla nostra Costituzione che è sacra e immutabile”. Guido Crosetto ha pubblicato su X una citazione di Giovanni Falcone nel giorno dell’anniversario della strage di Capaci. Il ministro della Difesa, ricoverato da due giorni al San Carlo di Nancy per una pericardite, ha voluto rendere omaggio al magistrato ucciso il 23 maggio 1992, insieme alla moglie e alla scorta, con un passaggio di uno dei suoi discorsi. “Che le cose siano così non vuol dire che debbano andare così. Solo che, quando si tratta di rimboccarsi le maniche e incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare”.
Il presidente del Senato Ignazio La Russa scrive sui social: “Il 23 maggio di 32 anni fa, l’Italia fu sconvolta dalla tragica notizia dell’attentato mafioso avvenuto nei pressi di Capaci e che provocò la morte di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e dei tre uomini della scorta: Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. Giovanni Falcone, insieme a Paolo Borsellino, a tanti altri magistrati e a donne e uomini delle forze dell’ordine, rappresentano la dedizione e la professionalità di chi scelse con coraggio di stare dalla parte delle istituzioni e di non abbassare la testa di fronte alle minacce della criminalità organizzata. Esempi per le future generazioni che l’Italia non potrà mai dimenticare”. Il presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana sostiene che “il doloroso ricordo delle vittime della strage mafiosa di Capaci vive nel cuore e nella coscienza del popolo italiano. A nome mio e della Camera dei deputati, onoriamo la memoria del giudice Giovanni Falcone, di sua moglie, magistrato, Francesca Morvillo, degli agenti della scorta, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani, rinnovando le espressioni della più sentita vicinanza alle loro famiglie. L’esempio dei grandi servitori dello Stato, che trentadue anni fa hanno sacrificato la propria vita per la legalità e la giustizia, come il giudice Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina, vittime della strage mafiosa di via D’Amelio, deve continuare a ispirare tutti i giorni e in ogni sede l’opposizione più ferma e rigorosa a ogni forma di criminalità organizzata e a chiunque intenda sovvertire l’ordine democratico con la violenza e la sopraffazione”.
Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, a margine della celebrazione per il 32esimo anniversario della strage di Capaci, a Palazzo Jung afferma di essere “venuto tante volte a Palermo per commemorare i nostri eroi. In occasione del trentennale ero direttore del Tg2 e decisi di fare il telegiornale in tutte le sue edizioni da Palermo. Lo facemmo dalla stanza del sindaco proprio per rimarcare il valore del momento e di questa commemorazione, dei nostri eroi Falcone e Borsellino. La cultura è determinante perché dà consapevolezza ai cittadini, crea buoni cittadini, rafforza il libero arbitrio: più cultura hai, maggiore è la capacità di discernere il bene dal male”. Per Sangiuliano, “se diamo cultura ai giovani li allontaniamo da ogni tentazione: questo si può fare creando infrastrutture culturali. La cultura non deve essere un fatto relegato ad alcune Ztl, va diffusa su tutti i territori. Con il decreto coesione abbiamo attuato il progetto periferie; volgiamo portare cultura che significa teatri, teche biblioteche, sale multimediali e cinema soprattutto nelle periferie urbane perché è lì che dobbiamo lavorare sulle coscienze”.
Il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara scrive X: “Nel giorno del ricordo della strage di Capaci commemoriamo il sacrificio eroico di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. Le loro vite e il loro impegno sono di esempio e di monito a tutti gli italiani e in particolare a tutti i giovani. Partendo dalla scuola costruiamo insieme una società fondata sulla legalità dove sia bandita ogni mafia e ogni prepotenza”. Il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci ricorda, “dopo 32 anni, la memoria della tragica fine di Giovanni Falcone, della consorte Francesca e del personale di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro rimane ancora viva nella generazione – come la mia – che fu attonita testimone di quella strage. Dobbiamo impegnarci tutti affinché anche i giovani, pur col trascorrere del tempo, si riconoscano nell’esempio di coraggio e di tenacia con cui il magistrato siciliano volle condurre il suo impegno nella lotta alla mafia. E spesso lo fece nell’isolamento e nell’ ostracismo voluto da colleghi e istituzioni dello Stato”.
Il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini ricorda il giudice assassinato. “A trentadue anni dalla strage di Capaci – scrive sui social – il ricordo mai svanito e la commossa preghiera per Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Eroi italiani, il cui coraggio e sacrificio vanno tenuti vivi nella lotta quotidiana contro tutte le mafie. #23maggio”. Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari, in una nota, scrive che “Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro si sono sacrificati per la giustizia e la libertà degli altri. Il modo migliore per onorarne la memoria è raccogliere la loro testimonianza e combattere, al loro fianco, la stessa battaglia. Anche se costa fatica, anche se comporta dei rischi. L’impegno per sradicare i fenomeni mafiosi e il terrorismo deve unirci tutti: istituzioni, forze dell’ordine, magistratura e cittadini. Distinguo e passi indietro non sono ammessi. Ogni strumento che la legge mette a disposizione, compreso il 41 bis, deve essere utilizzato per contrastare chi vuole sovvertire l’ordine democratico”.
Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, scrive su X: “Dopo 32 anni dalla strage di Capaci rendiamo onore a chi si schierò dalla parte della giustizia. È nel solco dell’esempio di Giovanni Falcone, della moglie e della scorta che conduciamo la nostra azione politica contro le mafie. Non dimenticheremo mai il loro sacrificio”. Per la senatrice di Forza Italia e vice presidente del Senato, Licia Ronzulli, “trentadue anni fa, a Capaci, l’Italia perse non solo un uomo simbolo nella lotta alla mafia, ma colui che ne conosceva fin nel profondo, segreti, responsabilità e diramazioni. L’attentato in cui venne ucciso Giovanni Falcone, insieme con la moglie Francesca Morvillo, e gli uomini della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, voleva essere il disperato tentativo di Cosa nostra di disarmare lo Stato, eliminando con una violenza senza pari il suo più acerrimo nemico. Successe esattamente il contrario. Lo Stato si riscosse, la guerra contro la criminalità organizzata si fece ancora più dura, i risultati ancora più efficaci. Altri uomini valorosi, altri eroici servitori del Paese, sono caduti. Ma grazie a loro, la mafia è stata decapitata, messa in ginocchio, piegata. Non del tutto sconfitta, perché è ancora fra noi, pericolosa come una pianta infestante, quasi invisibile, perché al tritolo ha sostituito i più anonimi colletti bianchi, ma viva. Per questo non dobbiamo mai abbassare la guardia e continuare a ringraziare, ricordare e ad onorare magistrati–simbolo come Giovanni Falcone”.
Secondo la segretaria generale del Consiglio d’Europa Marija Pejcinovic, “Giovanni Falcone ha difeso con fermezza i nostri valori, lottando per la giustizia e lo stato di diritto, e desidero rendere omaggio al suo notevole coraggio e al suo incrollabile impegno”. Pejcinovic scrive su X che “Falcone ha stabilito un modello di riferimento per la cooperazione giudiziaria internazionale e l’applicazione della legge contro i crimini organizzati, concentrandosi con determinazione sulle attività mafiose transnazionali”. Frattanto, un minuto di silenzio nell’aula magna del Palazzo di Giustizia durante un convegno. Così, su invito del presidente della Corte d’Appello, Edoardo Barelli Innocenti, Torino ha cominciato a commemorare l’anniversario della strage di Capaci. L’occasione è stata l’apertura di un incontro dedicato alla ‘Condizione della donna nel diritto e nella società’, promosso dall’Anm del Piemonte e della Valle d’Aosta nell’ambito di un progetto che coinvolge gli studenti delle scuole superiori. Barelli Innocenti ha auspicato che il 23 maggio diventi “giornata della legalità”. Mario Bendoni, presidente della giunta distrettuale dell’Anm, si è rivolto ai giovani presenti nell’aula magna leggendo la frase di Giovanni Falcone scelta dall’associazione per ricordarne la figura: “L’importante non è stabilire se uno ha paura o meno, l’importante è convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa; ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza”. “Una frase molto attuale”, ha commentato Bendoni.
di Mino Tebaldi