venerdì 10 maggio 2024
Siamo alle prese con un nuovo scandalo con gravi accuse di corruzione. Gli italiani sembrano mazziati. Questa volta l’inchiesta è di Genova. Solo qualche settimana fa, abbiamo fatto un breve elenco delle inchieste per mafia che coinvolgono Nord, Centro e Sud senza troppe distinzioni. Per quanto riguarda la corruzione, il solo fatto che si faccia un’inchiesta può stupire. La variazione delle procedure, l’abolizione del falso in atto pubblico, l’abolizione del falso in bilancio, l’aumento delle soglie utili per l’affidamento diretto, la sostanziale cancellazione delle illiceità per il finanziamento dei partiti, la montagna di quattrini che Stato e Regioni garantiscono ai partiti rendono questi procedimenti una eco di un’epoca lontana e quasi irripetibile. Ovviamente, non perché le cose che portarono ai processi, quasi tutti finiti nel nulla, dell’epoca di Tangentopoli non si facciano più, ma perché sono nei fatti non perseguibili o non più fattispecie di reato.
Nell’ascoltare, con l’imbarazzo del pudore, per chi ancora lo ha, le conversazioni del governatore ligure Giovanni Toti, si ascolta l’esponente politico fare pressioni, senza esagerare in realtà, nei confronti di un imprenditore, per cercare sostegno economico, a fini congressuali ed elettorali. Gli ammiccamenti all’essere ospite in barca di un imprenditore possono costituire pressione concussiva? La richiesta di finanziamenti, oltre il due per mille, può rappresentare un reato? Senza una chiara definizione dei diritti e dei doveri dei politici, rischiamo di finire in un sistema dove tutto è possibile e concesso.
La politica post-Tangentopoli è riuscita a peggiorare di molto le performance delle istituzioni pubbliche. Non si fanno opere strategiche, per esempio, perché manca programmazione e strategia. Tempo fa, mi sono trovato a dare qualche piccolo contributo di idee per un esponente politico. La direttiva del suo staff consisteva nel riferirsi a quel che è previsto nei piani europei. Pubblicamente esecrati, ma ripetuti allo sfinimento nelle occasioni pubbliche. Questo non è pensiero strategico. Pensiero strategico è sapere cosa si vuol realizzare, cosa vogliamo essere da qui a cinquant’anni e disegnare un programma per arrivare ad essere quel che è stato immaginato e progettato. Tutto questo non c’è. Allora corruzione è già spendere senza sapere bene cosa fare. In assenza di un progetto, di una strategia dell’idea di futuro, a governare sulla spesa sono le imprese che vogliono portare a casa il loro affare, qui e adesso.
Opere inutili, acquisti sbagliati, spreco di risorse infinito sono segnali evidenti della corruzione dovuta alla scarsa dirittura morale, ma anche all’assenza di futuro che l’attuale politica nutre, in un nichilismo tronfio e retorico inaccettabile. Onestamente, Giovanni Toti una qualche idea di sviluppo sembra averla. Ci auguriamo tutti che nessuno possa trovare sui suoi conti correnti soldi degli imprenditori che ha come amici. Un giro in barca di per sé non è corruzione, ma è frequentazione amicale. Un giro in barca per avere soldi e programmare opere inutili o sprechi, come spesso accade in Italia, è invece corruzione della peggiore specie. E andrebbe perseguita. Ora, la domanda che tutti gli italiani si fanno è: la corruzione disegnata dai nostri codici si avvicina a questa idea di reato? Soprattutto, il complesso dei codici vigenti può consentire la persecuzione concreta e immediata del furto ai danni dello Stato, delle Regioni e dei Comuni?
Infine: siamo sicuri che indagini come quella di Genova non siano necessarie in ogni capoluogo italiano? Attenzione: la corruzione facilita il lavoro delle mafie. Corruzione e mafia vanno a braccetto. Se la fu società civile non si riscopre come organizzazione sociale solidale, rischia di evaporare nel fumo di chi pretende che tutto vada bene, mentre la ricchezza delle famiglie si riduce, i bilanci pubblici si appesantiscono, le mafie ingrassano, alcune potenze criminali del mondo preparano guerre inutili e devastanti che sono le vere regine dell’assenza di idee di futuro.
Restituiamoci un futuro e combattiamo il nichilismo corruttivo di un sistema giudiziario e politico ormai quasi del tutto inefficiente e inefficace. L’Italia non è un’idea, ma l’insieme degli italiani che devono elaborare la comprensione della necessità della collaborazione produttiva tra tutti. La politica serve a facilitarla. Oggi è scambiata con la distribuzione dei privilegi, ovvero dell’improduttività dei soldi dei cittadini. Chiamarli spesa pubblica non fa capire bene che quelli sprecati sono soldi nostri. I corrotti irridono gli onesti. Gli onesti non intendono essere i mazziati. Le cose dovranno cambiare. E cambieranno. Questo è certo.
di Claudio Mec Melchiorre