Ex Ilva, scontro sindacati-Governo

martedì 30 aprile 2024


I sindacati dicono “No” al Governo. Non accettano il piano industriale dell’Esecutivo sull’Ex Ilva di Taranto. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha presentato ieri ai metalmeccanici a Palazzo Chigi un piano industriale e finanziario da 6 milioni di tonnellate come obiettivo massimo al 2026. Presenti anche la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in video-collegamento, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano e i commissari straordinari di Acciaierie d’Italia (Adi). Nel primo semestre del 2025 sarà avviata la realizzazione di due forni elettrici, che entreranno in attività nel corso del 2027 per sostituire due altiforni e che dovranno garantire almeno 4 milioni di tonnellate più due da produzione di altoforno, hanno spiegato i sindacati dopo l’incontro. Al momento a Taranto è in funzione solo Afo 4, che sarà mantenuto fino al 2030, mentre Afo 1 e Afo 2 sono fermi per manutenzione. Entro fine maggio, ha detto il ministro ai sindacati, sono in programma delle visite agli stabilimento ex Ilva da parte di società che hanno manifestato un interesse nell’azienda.

Dal punto di vista finanziario il Governo farà “un’altra norma per spostare altri 150 milioni da Ex Ilva in amministrazione straordinaria ad Acciaierie d’Italia (Adi) e poi arriveranno i 320 milioni del prestito ponte”, ha informato il rappresentante dell’Usb, Francesco Rizzo, all’uscita da Palazzo Chigi, spiegando quindi che in totale i fondi erogati per l’azienda saranno 620 milioni, considerando i 150 milioni già concessi. E la norma dovrebbe arrivare a breve perché la situazione “è critica”, ha aggiunto Rizzo. Il piano viene, però, bocciato dalla Fiom e dalla Uilm. “Non siamo più disponibili a discutere di piani di lungo periodo, noi abbiamo un piano che deve essere applicato ed è quello del 2018 e per poterlo realizzare servono le risorse”, afferma il segretario generale della Fiom Cgil, Michele De Palma. “Il tempo che è passato finora è stato fin troppo, i 320 milioni servivano subito. Queste risorse non bastano, le nozze con i fichi secchi non si fanno”, ha dichiarato il leader sindacale. “Abbiamo voluto capire qual è il loro piano, data la genericità dei loro approfondimenti, ci siamo limitati a dire che non condividiamo né il metodo né la sostanza”, ha rincarato la dose il segretario della Uilm, Rocco Palombella, ribadendo che “per noi rimangono confermate le intese sottoscritte, soprattutto l’accordo del 2018”.

Per il segretario generale della Fim, Ferdinando Uliano, il piano presentato dal Governo “è funzionale a restituire il prestito ponte” da 320 milioni che deve avere il via libera dall’Ue. Ma “rispetto ad un piano industriale che si occupa di arrivare ad un obiettivo di 6 milioni di tonnellate e che dia prospettive, abbiamo chiesto un ulteriore approfondimento”, ha spiegato il leader della Fim. Un piano che mette a rischio migliaia di posti di lavoro, ha avvertito Rizzo. “I forni elettrici hanno un impatto occupazionale molto minore rispetto agli altiforni, e quindi rischiamo che vengano esclusi dal mondo del lavoro 4.500 lavoratori”, ha sottolineato il sindacalista dell’Usb.


di Michele Perseni